Un messaggio di distensione dopo giorni di polemica: è questo che emerge dalle parole del primario Giuseppe De Donno. La sua sperimentazione del plasma iperimmune per malati di coronavirus era finita nel mirino di polemiche aspre sui social.
Giuseppe De Donno, primario presso il Reparto di Pneumologia dell’Ospedale Carlo Poma di Mantova, ha lanciato un vero appello alla calma, soprattutto sui social.
La sua sperimentazione del plasma iperimmune per la cura di pazienti affetti da coronavirus è finita in un vortice di polemiche online e non solo, con un teso botta e risposta anche con il virologo Burioni.
In un momento così delicato per l’Italia, che cautamente sta affrontando la Fase 2 nella speranza di assistere a una definitiva discesa della curva di contagi e decessi, le parole del primario vogliono diffondere distensione. E anche speranza, da un punto di vista medico.
Giuseppe De Donno, nello specifico, ha voluto spiegare perché si è trovato costretto a chiudere le pagine social personali.
Cosa ha detto De Donno sulla polemica del plasma iperimmune
La pressione mediatica alla quale è stato sottoposto De Donno nei giorni scorsi lo hanno costretto a chiudere gli account social personali, al fine di lavorare con la dovuta tranquillità alla sperimentazione del protocollo implementato insieme ai colleghi di Pavia.
Così il primario di Pneumologia ha spiegato in un video le ragioni che lo hanno spinto a disattivare Instagram, Facebook e Twitter. Prudenza, calma, rasserenamento: su queste tre parole si fonda la decisione di De Donno.
Lui stesso ha ribadito che la divulgazione dei risultati raggiunti dalla cura di pazienti tramite il plasma iperimmune (di persone guarite dal coronavirus) è stata fatta con l’intenzione di informare il pubblico. Non, quindi, di innescare polemiche mediatiche e risse tra colleghi.
La sua sperimentazione, però, aveva suscitato le perplessità di alcuni altri esperti, in primis Burioni, il quale si era espresso con scetticismo, affermando che fosse più sicuro un farmaco sintetico che il sangue nella cura. Quindi, era partita una polemica sulla validità di cure e trattamenti contro la COVID-19, chiamando in causa anche un sarcastico Matteo Salvini.
La condivisione mediatica della sperimentazione, ha ricordato De Donno, voleva solo essere divulgativa, non motivo di scontro con colleghi di diversa opinione.
Il protocollo da lui seguito, ha aggiunto il primario, “oggettivamente ottiene risultati lusinghieri, incoraggianti, oggetto di ulteriori approfondimenti scientifici. Il protocollo è invidiato e preso da esempio in molti altri Stati”.
Da sottolineare, che il metodo del plasma di persone guarite dal coronavirus è stato usato con successo su una donna incinta, proprio nell’Ospedale di Mantova e sotto la supervisione di De Donno.
De Donno: unità, non guerra dei medici contro COVID-19
Non vuole essere strumentalizzato De Donno nel suo lavoro. Per questo, non si sottoporrà a interviste ed esposizioni mediatiche.
Piuttosto, il primario ha lanciato un appello all’unità dei medici per sconfiggere il virus che sta sconvolgendo il mondo. Non guerra tra esperti, ma collaborazione: questo vuole essere il messaggio.
A sostegno della sua sperimentazione e della convinzione del suo potenziale, De Donno ha ricordato che un’importante rivista scientifica sottoporrà la cura al plasma ad analisi.
I risultati dell’ospedale di Mantova sono osservati e presi in considerazione anche in altri ospedali italiani: un fatto importante a detta del primario, proprio come espressione di unità scientifica per la sperimentazione.
De Donno ha voluto lanciare un messaggio distensivo su un tema delicato, complesso e di grande valore: la sperimentazione medica per nuove cure. Da ricordare, che il trattamento con plasma è finito nel mirino dei Nas nei giorni scorsi per controlli approfonditi.
Non è mancato anche un monito ai social: perché siano oculati, soprattutto in questioni così sensibili.
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