Agenda Digitale e PNRR: raggiunti 30 obiettivi su 173

Niccolò Ellena

31 Gennaio 2023 - 19:00

L’Italia ha l’occasione per digitalizzarsi grazie al PNRR, ma è necessario accelerare sui temi più delicati, come confermato da una ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale del PoliMi.

Agenda Digitale e PNRR: raggiunti 30 obiettivi su 173

Il percorso italiano verso la digitalizzazione è lungo e tortuoso, ma non impossibile. Grazie ai fondi del PNRR, il Paese ha la possibilità di recuperare negli ambiti che lo vedono più arretrato rispetto agli altri Stati europei.

Trascorso più di un anno dall’entrata in vigore del Piano, l’Osservatorio Agenda Digitale della School of management del Politecnico di Milano ha deciso di fare un punto della situazione per capire a che punto siamo con la digitalizzazione del Paese, facendo emergere delle indicazioni interessanti.

Agenda Digitale: raggiunti il 17% degli obiettivi stabiliti

L’Italia ha in programma di spendere complessivamente 48 miliardi di euro nella digitalizzazione del Paese e della Pubblica Amministrazione grazie al PNRR, una cifra importante (rappresenta il 37% di tutte le risorse europee per il digitale nel Next Generation EU) e finora anche ben gestita.

L’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, ha già completato il 17% degli obiettivi della sua Agenda Digitale, vale a dire 30 su 173, a seguire si trovano Francia e Spagna con 10%, mentre molti altri sono ancora a zero. In quest’ambito, la Pubblica Amministrazione gioca un ruolo di spicco, in quanto l’Italia prevede di investire almeno il 60% dei fondi per la digitalizzazione degli enti pubblici e per le risorse gestite e rendicontate da PA.

Per il 2023 le sfide nel settore della Pubblica Amministrazione sono molte: sono ben 13 le milestone e 27 gli obiettivi da raggiungere quest’anno, è quindi necessario cercare di essere efficienti. Il principale ambito che interesserà la PA quest’anno sarà il procurement, con, ad esempio, la digitalizzazione completa di tutto il ciclo di vita dei contratti pubblici. Questo aspetto è di importanza fondamentale, poiché sarà necessario per abilitare le riforme strutturali.

L’Italia punta sulle piattaforme online per digitalizzarsi

Secondo il modello «Governament as a Platform», l’Italia sta cercando di adottare un modello per lo sviluppo e l’erogazione di servizi pubblici digitali basato su alcune piattaforme chiave. Il modello dovrebbe essere composto da:

  • dataset e componenti condivisi;
  • piattaforme per accentrare l’offerta di servizi pubblici;
  • modelli di interoperabilità applicativa basati su API e standard aperti;
  • soluzioni cloud per garantire scalabilità, controllo della sicurezza ed efficienza.

Nel 2022, sono stati fatti numerosi progressi per riuscire a concretizzare questo obiettivo, ecco quali:

  • per la fornitura dei dataset, l’Italia si è servita dell’ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente) per raccogliere i dati necessari, in particolare: tutti i Comuni italiani; il Fascicolo Sanitario Elettronico che attualmente dispone di oltre 417 milioni di referti digitalizzati; e quasi 60mila open data presenti sul portale dati.gov.it.
  • Per quanto riguarda le piattaforme, pagoPA conta oltre 19mila Pubbliche Amministrazioni aderenti, oltre 400 prestatori di servizi di pagamento coinvolti nella piattaforma e circa 650 milioni di transazioni effettuate, per un valore di oltre 126 miliardi di euro. SPID è nelle mani di circa il 50% degli italiani maggiorenni, con oltre un miliardo di accessi nel 2022, mentre la CIE (Carta d’Identità Elettronica) è stata usata 21 milioni di volte per accedere a servizi digitali. L’App IO lo scorso anno è stata scaricata da oltre 32 milioni di cittadini italiani e dispone di oltre 12mila Pubbliche Amministrazioni presenti nell’App che offrono più di 170mila servizi; è stato finalizzato, infine, un Proof of Concept della Piattaforma Notifiche Digitali, che permetterà l’invio di notifiche legalmente valide.
  • Per l’interoperabilità, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), abiliterà lo scambio automatico di dati tra Pubbliche Amministrazioni e favorirà l’interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi dati pubbliche, mentre il Progetto MaaS (Mobility as a Service for Italy) prevede di dedicare 57 milioni di euro del PNRR all’integrazione e all’interoperabilità di servizi di trasporto pubblico e privato.
  • Per l’infrastruttura cloud, infine, ora che il Polo Strategico Nazionale è pronto per ospitare i dati e i servizi critici delle Pubbliche Amministrazioni italiane, è iniziata la migrazione al cloud di dati e servizi pubblici tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare prima di riuscire a raggiungere la dismissione e razionalizzazione degli oltre 11mila data center attualmente presenti nelle Pubbliche Amministrazioni italiane.

Agenda Digitale: Il DESI boccia parzialmente l’Italia

L’Italia sta gestendo bene i fondi destinati alla digitalizzazione, ma secondo il DESI (Digital Economy and Society Index) pubblicato il 28 luglio 2022, è ancora indietro rispetto agli altri Paesi europei.

Nonostante abbia guadagnato due posizioni rispetto all’anno precedente, l’Italia si trova solo al 18esimo posto su 27 Paesi, una posizione troppo bassa per un Paese con la sua tradizione di innovazione.

In particolare, l’Italia è al 25esimo posto per la diffusione di competenze digitali, al settimo posto per la connettività, all’ottavo posto per la digitalizzazione delle imprese e al 19esimo posto per la digitalizzazione della PA.

Per approfondire gli input forniti dal DESI, l’Osservatorio ha calcolato sia un DMI (Digital Maturity Index), sia un DESI regionale, per evidenziare le differenze tra centro-nord e Mezzogiorno.

Il DMI, composto da 109 indicatori, analizza con maggiore precisione e completezza il livello di digitalizzazione di un Paese. I risultati sono comunque essenzialmente gli stessi: l’Italia è chiamata a fare meglio.

Secondo il DMI, il Paese è 22esimo su 27 Paesi europei per sforzi compiuti nell’attuazione dell’Agenda Digitale (fattori abilitanti) e 20esimi per risultati ottenuti. Grazie all’analisi di una serie di indicatori (copertura a 5G, diffusione del cloud, fatturazione elettronica), è emerso che l’Italia è a un buon livello dal punto di vista della connettività e dell’integrazione delle tecnologie digitali.

DESI (Digital Economy and Society Index) DESI (Digital Economy and Society Index) Fonte: sito della Commissione europea

Dall’analisi dei DESI regionali emerge che i settori in cui l’Italia è maggiormente in difficoltà, vale a dire capitale umano e servizi pubblici digitali, sono gli stessi in cui anche le regioni del Mezzogiorno fanno più fatica. Questo dimostra quanto sia importante per l’Italia diminuire il divario digitale tra regioni del nord e del sud per arrivare ai livelli delle altre nazioni europee.

Da questi dati emerge che l’Italia sta sfruttando bene le finanze di cui dispone, occorre tuttavia cercare di accelerare i processi di digitalizzazione nelle zone più in difficoltà e definire una governance che preveda un forte presidio e coordinamento sui temi dell’Agenda Digitale, secondo il rapporto il rapporto emanato dal PoliMI.

Iscriviti a Money.it