Polizia morale Iran, cos’è e cosa cambia con l’abolizione

Luna Luciano

4 Dicembre 2022 - 19:27

L’Iran ha sospeso le attività della polizia morale. Simbolo di repressione del regime, ecco cos’è la polizia morale e cosa cambierebbe con la sua abolizione.

Polizia morale Iran, cos’è e cosa cambia con l’abolizione

La polizia morale, uno dei simboli della repressione del regime degli ayatollah in Iran, sembra ormai essere caduta. Il governo iraniano ha infatti deciso di sospendere le attività di questo organo, come annunciato questo sabato - 3 dicembre - dal procuratore generale del Paese, Mohamad Jafar Montazeri.

Dopo quasi tre mesi ininterrotti di proteste, scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la giovane 22enne arrestata proprio dagli agenti della polizia morale per aver indossato male l’hijab (il velo) e morta sotto loro custodia, sembra che la Repubblica Islamica dell’Iran stia mostrando i primi segnali di cedimento. Tanto che il procuratore generale Montazeri avrebbe dichiarato che:

La polizia morale non ha niente a che fare con la magistratura, ed è stata abolita da chi l’ha creata

Intanto i legislatori iraniani sarebbero all’opera per rivedere, entro due settimane, le leggi del codice di abbigliamento. Una notizia questa che viene interpretata dagli esperti sia come un successo delle manifestazioni che come decisione limitata e presa troppo tardi, dopo oltre 400 morti. Per tale motivo è quanto mai opportuno capire quale sia il ruolo della polizia morale, e cosa cambi con la sua abolizione. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Iran, cos’è la polizia morale e qual è il suo compito?

Istituita nel 2005, la polizia morale (Gasht-e Ershad) è un settore delle forze dell’ordine iraniano che ha il preciso compito di far rispettare il codice di abbigliamento per le donne, introdotto all’indomani della rivoluzione islamica iraniana del 1979.

Rivoluzione che pose fine all’era della dinastia Pahlavi, trasformando la monarchia in una repubblica islamica sciita, la cui costituzione e leggi si basano su una rigida interpretazione della Sharia,

La polizia morale ha quindi il compito di arrestare le persone che violano il codice di abbigliamento, secondo il quale le donne devono indossare obbligatoriamente l’hijab (il velo) oltre che abiti lunghi e larghi per nascondere la propria figura.

Una volte arrestate, la polizia conduce le donne in “strutture di correzione” o in stazioni di polizia dove si insegna loro come vestirsi. Sono poi rilasciate ai loro parenti (rigorosamente uomini), una volta che quelli avranno assicurato un rispetto rigoroso delle norme e - solo in alcuni casi - dopo il pagamento di una multa (non prevista però dalla legge).

Le donne che non rispettano il codice e che non coprono i loro capelli in pubblico, stando alla legge introdotta dal parlamento iraniano nel 1983, possono essere punite con 74 frustate, e secondo l’ultimo emendamento, possono avere una condanna fino a 60 giorni di carcere.

Iran, cosa cambia con l’abolizione della polizia morale?

L’abolizione della polizia morale può essere considerato un evento storico e in molti sperano che questo sia solo il primo segnale di una possibile svolta democratica, ma non è così. L’abolizione della Gasht-e Ershad non è sufficiente per poter parlare di vittoria e successo delle proteste, esplose dopo la morta di Mahsa Amini.

Se da un lato, lo stesso presidente conservatore Ebrahim Raisi avrebbe parlato di una “costituzione flessibile”, aprendo a una possibile rivoluzione culturale, dall’altro lato lo stesso Raisi è legato a filo doppio ai voti dei conservatori più intransigenti che lo hanno eletto.

Inoltre se è vero che l’attività della polizia morale è stata sospesa, questa non cancella quelle leggi che rendono obbligatorio un certo tipo di abbigliamento e l’hijab. È importante capire che non è il velo il problema, quanto l’obbligatorietà e la costrizione a cui sono sottoposte le donne.

Basti pensare che il 15 agosto 2022 il presidente Raisi ha firmato un decreto secondo il quale le donne che pubblicano le proprie foto sui social network senza l’hijab sono private di alcuni diritti sociali (ingresso in uffici, banche e trasporti pubblici) per un periodo compreso tra sei mesi e un anno.

Inoltre come considerano alcuni esperti, anche se tale decisione potrebbe tradire una certa stanchezza e debolezza del governo dopo 3 mesi di potreste e centinaia di morti nelle piazze, non ci si può aspettare una piena svolta democratica.

Infatti mentre il procuratore Montazeri annunciava degli allentamenti in materia di codice di abbigliamento, è stata demolita la casa della scalatrice Elnaz Rekabi, la quale ha gareggiato ai Campionati asiatici della Federazione internazionale di arrampicata sportiva a Seul senza velo. La Rekabi rimane agli arresti domiciliari.

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