La polvere radioattiva del Sahara raggiunge l’Europa

Luna Luciano

9 Febbraio 2025 - 12:57

La Sabbia radioattiva del Sahara ha raggiunto l’Europa nel 2022, lo conferma uno studio dei campioni raccolti. Nonostante questo, gli scienziati rassicurano che è innocua per le persone: ecco perché.

La polvere radioattiva del Sahara raggiunge l’Europa

La sabbia arrivata in Europa dal Sahara è radioattiva, lo conferma uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Parigi-Scalay.

Tuttavia, non bisogna allarmarsi: le analisi hanno dimostrato che il livello di radiazioni presente nella polvere sahariana è estremamente basso e non rappresenta un pericolo per la salute umana. Infatti, la dose di radiazione misurata corrisponde a meno del 2% del limite considerato dannoso per l’uomo, secondo quanto riportato da Sciencealert.

Questo fenomeno si verifica occasionalmente quando le tempeste di sabbia sollevano particelle fini dal deserto del Sahara e le trasportano fino in Europa attraverso le correnti atmosferiche. Nonostante la presenza di tracce di isotopi radioattivi, la concentrazione è così ridotta da non costituire un rischio significativo per la popolazione. Scopriamo insieme cosa ha svelato la ricerca riguardo le polveri provenienti dal deserto africano. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

Sabbia radioattiva dal Sahara: cosa ha svelato la ricerca

Uno studio approfondito condotto nel marzo 2022 ha analizzato la polvere sahariana giunta in Europa, raccogliendo 110 campioni provenienti da sei Paesi. La ricerca è stata resa possibile grazie alla partecipazione dei cittadini, che hanno contribuito alla raccolta dei campioni di polvere depositatasi su superfici esposte all’aria aperta. Gli scienziati hanno poi esaminato la composizione chimica e minerale di questi campioni, incrociando i dati con le correnti atmosferiche per risalire all’origine delle particelle.

L’obiettivo principale dello studio era verificare se la radioattività presente nella sabbia potesse essere collegata ai test atomici francesi effettuati negli anni ’60 nel sud dell’Algeria.

Tuttavia, i risultati hanno rivelato una sorpresa: la firma isotopica del plutonio presente nella polvere sahariana non corrispondeva a quella dei test nucleari francesi, bensì a quella delle bombe atomiche sovietiche e americane. Queste tracce radioattive risalgono agli esperimenti nucleari condotti negli anni ’50 e ’60, il cui fallout si è diffuso in tutto il pianeta e si è depositato anche sulle sabbie del Sahara. Con il tempo, il vento ha sollevato queste particelle e le ha trasportate fino all’Europa.

La ricerca ha dimostrato che, nonostante la presenza di isotopi radioattivi, la concentrazione è estremamente bassa e difficilmente potrebbe rappresentare un pericolo per la salute umana. Tuttavia, gli scienziati continueranno a monitorare questo fenomeno per comprendere meglio la sua evoluzione nel tempo.

Sabbia radioattiva del Sahara: è innocua per la maggior parte delle persone

Anche se la scoperta della radioattività nella polvere sahariana potrebbe sembrare preoccupante, gli esperti assicurano che non c’è motivo di allarme. I livelli di radiazione misurati sono molto bassi e non superano il 2% del limite considerato pericoloso per la salute umana. Inoltre, diversi studi hanno confermato che la polvere sahariana è generalmente meno nociva rispetto alle polveri sottili che si trovano abitualmente nelle grandi città.

Tuttavia, per alcune categorie di persone, la polvere sahariana potrebbe causare disagi. Chi soffre di allergie, asma o problemi respiratori potrebbe risentire della presenza di queste particelle nell’aria, poiché potrebbero contenere tracce di batteri e funghi. In generale, l’inalazione di grandi quantità di polvere, indipendentemente dalla sua origine, può causare irritazioni alla gola, agli occhi e alle vie respiratorie.

Infine, è importante ricordare che la polvere sahariana continuerà a essere radioattiva per molto tempo, poiché il plutonio-239, uno degli isotopi presenti, ha un’emivita di 24.110 anni. Questo significa che le particelle radioattive possono persistere nell’ambiente per millenni, sebbene la loro concentrazione rimanga estremamente bassa. Gli scienziati continueranno a studiare il fenomeno per valutarne le implicazioni a lungo termine, ma per ora la polvere del Sahara rimane più un fenomeno curioso che una reale minaccia per la salute pubblica.

Argomenti

# Africa

Iscriviti a Money.it