Le quote del Tesoro non saranno cedute in blocco ad uno o più Fondi di investimento, ma in piccole quote ai piccoli risparmiatori. L’analisi.
L’annunciata cessione da parte del Governo di ulteriori quote azionarie di Poste Italiane, probabilmente l’intera quota in mano al Tesoro che ammonta al 29,26% mentre la CdP continuerebbe a detenere il 35%, si colloca in una strategia volta a limare, per quanto possibile, l’impatto sul deficit dei bonus concessi negli anni scorsi per diverse finalità, principalmente per le ristrutturazioni in campo edilizio.
Venti miliardi di euro di privatizzazioni in tre anni, tanti ne sono previsti, sono una goccia nel mare del debito pubblico ma una somma molto consistente se si tratta di vendere le quote rimaste ancora in mano pubblica di imprese strategiche come le Poste, oppure l’Eni.
Non si tratta infatti di imprese che fabbricano panettoni, oppure gelati, prodotti che si trovano facilmente sul mercato, beni fungibili e sostituibili, ma di veri e propri strumenti di politica economica e sociale.
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