L’Agenzia del farmaco rivela che, in Italia, una volta su tre gli antibiotici si usano in maniera sbagliata
Nel nostro Paese, per ogni tre prescrizioni di antibiotici una è inappropriata. È quanto denuncia l’ultimo rapporto dell’Agenzia del farmaco (Aifa) su “L’uso degli antibiotici in Italia - Rapporto Nazionale Anno 2018”. Il rischio maggiore di un uso errato di tali farmaci, spiega l’Aifa, è lo sviluppo di una resistenza nell’organismo che li rende inefficienti quando sono davvero necessari.
I rischi dell’antibiotico-resistenza
“L’antibiotico-resistenza, esordisce l’Agenzia nel rapporto, rappresenta una delle principali problematiche di salute pubblica a livello globale”. E il fenomeno è molto diffuso in Italia, e particolarmente al Sud.
L’Aifa ha registrato un enorme aumento delle prescrizioni nei periodi invernali, con picchi a Gennaio. La spiegazione che dà l’Agenzia è che gli antibiotici vengono utilizzati per combattere i sintomi influenzali, sebbene siano completamente inutili contro le malattie virali.
L’anno passato il consumo di antibiotici registrato è stato di 21,4 dosi medie giornaliere per mille abitanti, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente. Nel periodo quinquennale il consumo risulta in riduzione, negli ospedali (-10,1%) come presso le farmacie (-12%), tuttavia rimane significativo lo squilibrio fra le Regioni della Penisola.
Con una spesa pro capite di 18 euro, i cittadini della Campania, ad esempio, hanno speso tre volte quanto speso dalla provincia autonoma di Bolzano (5 euro). Le Regioni meridionali sono anche quelle dove si concentrano il numero di dosi. Sul podio, oltre alla Campania (23,4 dosi per mille abitanti), ci sono Calabria (20,6) e Puglia (20,5). Nelle ultime due Regioni, però, si registra anche il maggior calo di prescrizioni.
I territori più virtuosi sono la già citata provincia di Bolzano, la Liguria (11,3) e il Veneto (11,7).
Una prescrizione di antibiotici su tre è sbagliata
Come già detto, le prescrizioni e il consumo di antibiotici variano a seconda del clima, aumentando man mano che fa più freddo. Si passa infatti dal minimo estivo di 11,4 dosi ad Agosto alle 24 dosi di Gennaio. Tale pratica, però, si basa su un’idea sbagliata.
Ad eccezione di complicanze batteriche, “le sindromi influenzali non richiedono [...] l’impiego di antibiotici poiché sono di natura virale”. E perciò “l’aumento così significativo delle prescrizioni di antibiotici in coincidenza con i picchi influenzali è una spia di una inappropriatezza nei consumi”.
Non è un caso che l’Aifa abbia diffuso il rapporto proprio all’inizio della stagione dell’influenza, quest’anno arrivata in anticipo.
Da sottolineare il fatto, che il maggior consumo di antibiotici si registra nei primi 6 anni di vita e dopo i 75 anni di età. I soggetti in cui è più probabile che si sviluppi la resistenza da antibiotici sono anche coloro che potrebbero averne più bisogno.
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