La Consulta ha decretato l’incostituzionalità del decreto legge 73 del 2021. La sentenza permetterà ai consumatori di richiedere un rimborso in caso di estinzione anticipata dei prestiti.
Chi restituisce prima del termine un prestito ha diritto a un rimborso. A confermarlo è la Corte Costituzionale che ha decretato, lo scorso 22 dicembre, che è in diritto di tutti i consumatori ottenere parte dei soldi spesi per accendere un prestito se viene restituito prima del termine.
La decisione riallinea l’Italia al resto dell’Europa, dove dopo la sentenza della Corte di Giustizia del 2019, in caso di estinzione prima della scadenza del prestito il consumatore ha diritto alla restituzione della quota a suo carico (costi recurring e rimborso dei costi up front) nel periodo di tempo nel quale non ha goduto del finanziamento.
Era stato il decreto legge varato dal governo Draghi nel 2021 a cambiare la decisione europea e salvaguardare le banche. Infatti la decisione della consulta ha un costo ingente per le banche che dovranno restituire a migliaia di persone cifre anche superiori ai 1000 euro. Il comunicato della Corte Costituzionale dichiara esplicitamente che spetterà ai consumatori il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i contratti prima dell’entrata in vigore della legge 106 del 2021.
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Prestiti restituiti prima del termine: la decisine della Corte Costituzionale
È già stata definita una vittoria per i consumatori e una sconfitta per le banche e le finanziarie. Si tratta della sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato “incostituzionale” la messa in discussione del rimborso ai clienti che estinguono prima del termine un prestito.
Era stato il decreto legge 73 del 2021 a limitare ad alcune tipologie di costi il diritto alla riduzione, come per esempio per chi avesse acceso un finanziamento dall’entrata in vigore della legge in poi. La Consulta però dichiarato incostituzionale questa divisione tra risparmiatori di serie A e risparmiatori di serie B, allineando nuovamente la normativa italiana a quella comunitaria.
Caso Lexitor: la decisione europea sui rimborsi ai prestiti estinti in anticipo
La sentenza della Corte Costituzionale del 22 dicembre 2022 riallinea l’Italia alla sentenza della Corte di Giustizia europea. Il caso Lexitor (sentenza n. 383 dell’11 settembre 2019) ha infatti stabilito che in caso di estinzione prima della scadenza dei prestiti il consumatore ha diritto alla restituzione di una quota dei costi a suo carico.
Chi ha stipulato un finanziamento e lo estingue anticipatamente ha quindi diritto alla restituzione dei costi connessi alla durata del contratto e all’erogazione del finanziamento stesso. Sono i cosiddetti costi di recurring, come i costi assicurativi e gli interessi e i costi up front, come le spese di istruttorie e commissioni per intermediari.
La sentenza della Corte Costituzionale del 22 dicembre 2022 ha dichiarato incostituzionale l’art. 11 del decreto legge n. 73 del 2021 che limitava le tipologie di costi rimborsabili al consumatore che riusciva a restituire prima del termine un prestito.
Chi può richiedere il rimborso?
Il diritto al rimborso è valido sia in caso di contratti con cessione del quinto dello stipendio o della pensione, in caso di prestiti personali o finalizzati all’acquisto di beni e servizi e delegazione di pagamento.
Secondo la sentenza Lexitor tale diritto è valido per tutti i casi di estinzione anticipata del finanziamento successiva al maggio 2010. La sentenza di incostituzionalità della Consulta ha confermato il diritto alla riduzione proporzionale di tutti i costi sostenuti in relazione al contratto di credito, anche qualora abbiano concluso i loro contratti prima dell’entrata in vigore della legge 106 del 2021.
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