Previsioni riunione BCE 12 dicembre, altro taglio tassi in arrivo. Cosa aspettarsi da Lagarde?

Laura Naka Antonelli

09/12/2024

Previsioni su cosa annuncerà la BCE nella riunione del prossimo 12 dicembre, mentre si fa più accesa la battaglia tra i falchi e le colombe della BCE.

Previsioni riunione BCE 12 dicembre, altro taglio tassi in arrivo. Cosa aspettarsi da Lagarde?

Tutto pronto per l’ultima riunione della BCE del 2024: la Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde è pronta a emettere l’ultimo verdetto dell’anno tra tre giorni, giovedì 12 dicembre, al termine della riunione del Consiglio direttivo che, secondo alcune previsioni, sarà decisamente di fuoco.

La battaglia tra le colombe e i falchi sembra essersi fatta, infatti, più accesa: a confermarlo le ultime dichiarazioni arrivate dai vari esponenti della Commissione che si sta per riunire per decidere il da farsi, mentre gli esperti snocciolano le loro stime guardando non solo al 2025, ma anche al 2026 e al 2027.

Basta ricordare l’appello lanciato dal governatore di Bankitalia Fabio Panetta e l’altolà arrivato qualche giorno dopo dal falco austriaco Robert Holzmann; così come anche i continui attenti della tedesca Isabel Schnaebel, che ha lanciato un messaggio non tanto implicito all’Italia e ad altri Paesi indebitati; e il messaggio invece dovish del governatore della Banca di Francia François Villeroy de Galhau che, in una intervista rilasciata alla Reuters, ha ribadito che l’Eurotower è aperta all’opzione di tagliare i tassi anche fino a 50 punti base.

Peccato che sempre l’austriaco Holzmann abbia messo i puntini di nuovo sulle “i”: è possibile un taglio di 25 punti base, non di più.

Ultimo atto BCE del 2024: in arrivo il quarto taglio dei tassi

L’impressione è che il compito di Christine Lagarde, in primis sia quello innanzitutto di assumere il ruolo di paciere tra i falchi e le colombe.

La platea degli economisti si è messa già l’anima in pace: le previsioni sono di un nuovo e quarto taglio dei tassi di interesse dell’area euro di 25 punti base, dunque di un tasso sui depositi che dovrebbe essere abbassato dal 3,25% attuale al 3%.

Come al solito il taglio dovrebbe essere così una via di mezzo tra la paura di un’inflazione che secondo i dovish rischia piuttosto di diventare deflazione e il rischio che l’Eurozona precipiti in una condizione di recessione. Rischio che, almeno fino all’ultima riunione del 17 novembre scorso, Lagarde ha smentito.

Ma cosa dicono gli esperti? Michael Field, strategist della divisione dedicata all’azionario europeo di Morningstar ha affermato che, “nonostante la ripresa, nel corso degli ultimi mesi, dei dati relativi all’inflazione, nessuno crede che la BCE farà una pausa, o farà dietrofront, nel percorso dei tagli dei tassi”.

Di fatto, ciascun economista che è stato interpellato dalla Reuters ha detto di stimare una riduzione dei tassi di almeno 25 punti base nella riunione di dicembre.

L’inflazione dell’Eurozona viaggia al 2,3% , lievemente al di sopra del target a cui punta la BCE, pari al 2%. La percezione tuttavia è che l’inflazione sia per lo più sotto controllo”, ha continuato Field, facendo notare che, di strada, l’inflazione del blocco ne ha fatta parecchia.

Vero che “i salari si devono ancora adeguare” al processo disinflazionistico in atto, ma è anche vero che “il recente scatto dell’inflazione dei servizi probabilmente è temporaneo”. Così sperano soprattutto i cittadini e diversi politici dell’Eurozona, che da tempo chiedono a Lagarde di muoversi più velocemente, magari con una sforbiciata di 50 punti base che tuttavia, anche stavolta, non sembra essere all’orizzonte.

Taglio tassi fino a che livello? Il fattore Trump

Dalla loro parte le colombe hanno sicuramente la minaccia rappresentata dai dazi sulle importazioni degli Stati Uniti di prodotti UE che il presidente eletto in USA Donald Trump è pronto a imporre, a danno delle esportazioni, e dunque della crescita del PIL, dell’area euro, tanto che alcuni economisti hanno rivisto ulteriormente al ribasso il livello del tasso terminale della Banca centrale europea, ovvero del livello ultimo a cui l’Eurotower dovrebbe far scendere i tassi, con il suo ultimo taglio di questo ciclo.

Qualche analista interpellato da Reuters ha per esempio già detto di credere che il costo del denaro dell’Eurozona potrebbe scivolare fino all’1,5% entro la fine del 2025.

Occhio anche all’opinione di Carsten Roemheld, responsabile strategist dei mercati dei capitali di Fidelity, che ha detto di stimare che la BCE continuerà a tagliare i tassi di 25 punti base in ciascuna riunione del Consiglio direttivo del 2025, fino a portarli all’1,5%, al di sotto del 2%, che altri considerano livello neutrale dei tassi.

Ma i falchi sono sempre in agguato: qualcuno ritiene per esempio che i tassi non dovrebbero essere portati al di sotto della soglia del 2%, in quanto la minaccia dell’inflazione potrebbe tornare a riaccendersi in qualsiasi momento, soprattutto a fronte di uno scenario geopolitico in continua evoluzione.

Detto questo, lo stesso Panetta di Bankitalia ha lanciato un avvertimento alla BCE, affermando che, in caso di necessità, Francoforte dovrebbe essere pronta a portare i tassi anche in territorio espansivo, dunque a un livello inferiore a quello considerato neutrale.

Ci sono poi altri fattori che la Banca centrale potrebbe decidere di considerare, nella imminente riunione, come il caos istituzionale che ha travolto le due principali economie del blocco, Germania e Francia, entrambe rimaste senza un governo.

Non poche critiche sono arrivate al riguardo da chi ha fatto notare che la BCE potrebbe decidere di non intervenire per blindare Parigi, diversamente da quanto avrebbe fatto invece con l’Italia. Altri sostengono che la Francia non versa alla fine in condizioni tanto disperate da richiedere l’intervento salvifico della Banca centrale europea. In generale, qualcuno sostiene che la BCE che ha salvato l’Italia non farà niente per dare una mano alla Francia.

Detto questo l’Italia in primis, qualche giorno dopo l’ultima riunione del 2024 della BCE si ritroverà - insieme alla Francia e a tutti gli altri Paesi del blocco - anch’essa orfana, non di un governo, ma di quello strumento considerato una sorta di salva-BTP.

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