Prezzi petrolio sotto $80 al barile. Il calo durerà?

Violetta Silvestri

17/11/2023

I prezzi del petrolio sono in calo, sotto la soglia di 80 dollari al barile. Perché il greggio sta scendendo e cosa aspettarsi su domanda e offerta in futuro.

Prezzi petrolio sotto $80 al barile. Il calo durerà?

I prezzi del petrolio sono scesi fino al 5% in un solo giorno, con il tonfo nella notte di giovedì 16 novembre.

I timori di una contrazione dell’offerta si sono attenuati e hanno lasciato spazio all’aumento delle scorte e alle maggiori preoccupazioni per un rallentamento dell’economia globale, spingendo le quotazioni in calo.

Il greggio si avvia così alla quarta settimana consecutiva di perdite. Nella mattinata di oggi, venerdì 17 novembre, i futures sul Brent scambiano a 77,92 dollari al barile, con un lieve aumento dello 0,52%. Anche il WTI sale a 73,30 dollari al barile (+0,55%). Le quotazioni sono comunque ben al di sotto degli 80 dollari al barile, soglia registrata l’ultima volta nei primi giorni di novembre.

Nell’ultimo mese, il petrolio greggio WTI è sceso di oltre il 16%, mentre il prezzo del greggio Brent è diminuito di oltre il 14%.

Gli attuali prezzi del petrolio sono inferiori di circa il 22% rispetto ai massimi del 2023 raggiunti a fine settembre. Il segnale evidente è che le preoccupazioni sulla domanda sono in aumento, alimentate dai timori di una recessione in Eurozona e di un indebolimento globale dell’economia.

Il greggio in calo è una buona notizia per l’inflazione, visto che i costi energetici pesano molto sui prezzi al consumo. Tuttavia, gli analisti si chiedono se questo ribasso dei prezzi del petrolio può durare.

Perché i prezzi del petrolio sono in calo

I prezzi di petrolio in diminuzione hanno diverse spiegazioni. Ormai è chiaro che, con la guerra Israele-Hamas confinata a Gaza, il greggio non abbia subito scosse. Solo un coinvolgimento diretto dell’Iran potrebbe innescare un’impennata delle quotazioni, nel caso venisse chiuso lo stretto di Hormuz oppure se gli Usa decidessero di sanzionare le esportazioni petrolifere iraniane. Questo scenario estremo, che potrebbe portare il greggio a 157 dollari al barile, è al momento scongiurato.

Le oscillazioni di Brent e WTI nelle ultime settimane sono legate piuttosto alle dinamiche domanda/offerta e alla valutazione delle condizioni economiche delle potenze mondiali.

Dal lato Usa, il calo del petrolio questa settimana è stato provocato principalmente da un forte aumento delle scorte di greggio e da una produzione sostenuta, che ha toccato livelli record. Gli analisti hanno quindi sollevato preoccupazioni per una domanda debole nel più grande consumatore di petrolio del mondo in un contesto di produzione elevata.

Nella sua ricerca sulle materie prime, JPMorgan ha mostrato venerdì che il suo tracker della domanda globale di petrolio ha segnalato una media di 101,6 milioni di barili al giorno (bpd) nella prima metà di novembre, ovvero 200.000 bpd in meno rispetto alla proiezione del mese.

Non solo, i dati provenienti dalla Cina, il più grande importatore mondiale di greggio, hanno evidenziato che le raffinerie hanno tagliato i tassi di lavorazione giornalieri in ottobre, poiché la domanda di petrolio è diminuita rispetto al mese precedente. Nel frattempo, i sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono saliti al livello più alto in quasi due anni a indicare un rallentamento del più grande consumatore di greggio al mondo.

“La serie di dati macroeconomici deboli, unita all’aumento delle scorte di greggio statunitensi, ha innescato la svendita del petrolio”, ha spiegato Han Zhong Liang, stratega degli investimenti presso Standard Chartered.

Greggio in ribasso, ma fino a quando? Le previsioni

Le aspettative di un deficit di offerta di petrolio profondo per il 2024 cominciano a indebolirsi.

Gli analisti hanno affermato che il recente calo dei prezzi probabilmente spingerà anche l’Arabia Saudita a estendere il suo ulteriore taglio volontario alla produzione di petrolio di 1 milione di barili al giorno fino al 2024, “ma è ormai chiaro che il bilancio petrolifero per il resto dell’anno non è così rigido come inizialmente previsto”, hanno affermato in una nota gli analisti di ING.

Allo stato attuale, si prevede che il mercato ritornerà in surplus nel primo trimestre dell’anno prossimo. Il prolungamento di ulteriori tagli alle forniture saudite all’inizio del 2024 dovrebbe contribuire a cancellare il surplus previsto e fornire un certo sostegno al mercato, hanno aggiunto gli esperti.

L’Agenzia internazionale per l’energia ha dichiarato all’inizio di questa settimana che la crescita della produzione significa che il mercato globale non sarà così rigido come ci si aspettava in questo trimestre, aggiungendo pressione sull’OPEC+ in vista di un incontro sulla sua politica di approvvigionamento il 26 novembre.

“Crediamo che l’OPEC garantirà che i prezzi del petrolio Brent finiscano in un range compreso tra 80 e 100 dollari nel 2024, garantendo un deficit moderato e sfruttando il suo potere di determinazione dei prezzi”, hanno affermato in una nota gli analisti di Goldman Sachs.

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