L’invasione russa dell’Ucraina ha avuto conseguenze anche sui raccolti e sull’esportazione di molti prodotti: ecco come cambiano i prezzi di grano, mais e fertilizzanti con il conflitto.
Niente grano e cereali, carenze di olio di girasole e prezzi record per i fertilizzanti. La guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio con l’invasione russa, colpisce il settore alimentare e, soprattutto, i Paesi che già erano in difficoltà dopo la pandemia di Covid.
L’indice dei prezzi alimentari della Fao già prima dell’invasione russa dell’Ucraina faceva registrare il massimo storico, con ben 800 milioni di persone ritenute insicure dal punto di vista alimentare: un dato che non si vedeva da più di 10 anni.
Poi è arrivato il blocco navale della marina militare russa che ha fermato tutti i collegamenti dei porti ucraini con città come Il Cairo, Beirut e tante altre. Dal 23 febbraio i porti ucraini sono paralizzati e Kiev non importa né esporta da quella data, come spiega al Sole 24 Ore Roman Morgenstern, direttore marketing di una compagnia di traghetti che opera nel Mar Nero.
L’85% dell’export ucraino passa per i porti del Mar Nero ed è quindi inevitabile pensare alle conseguenze per la sicurezza alimentare. Pensiamo a Paesi come l’Egitto, che nel 2020 ha importato l’80% del grano da Ucraina e Russia. O il Libano, che sfiora l’80% solamente dall’Ucraina.
Cosa succede ai raccolti in Ucraina con la guerra
Le conseguenze della guerra sul settore alimentare non riguardano solo ciò che sta avvenendo ora a livello di esportazioni, ma bisogna valutare anche l’impatto del conflitto sulla semina e sui raccolti. Il ministro dell’Agricoltura di Kiev ha avvertito che a causa dell’invasione russa la superficie di semina primaverile nel territorio ucraino potrebbe essere meno della metà rispetto al 2021, ovvero 7 milioni di ettari. Altro elementi che porta a pensare a un’inevitabile crescita dei prezzi ovunque, anche in Italia.
La produzione e l’export di grano, mais e olio
Dall’Ucraina e dalla Russia arriva circa il 30% delle esportazioni globali di grano: la Russia è il primo esportatore e l’Ucraina il quinto. Il 20% del mais arriva da questi due Paesi e l’Ucraina è tra i primi tre esportatori al mondo. Per l’olio di girasole, molto usato soprattutto in Cina e India, due terzi della produzione mondiale si concentrano tra Mosca e ancor di più Kiev.
A metà marzo le quotazioni di grano tenero e mais per la prima volta hanno superato quota 400 euro a tonnellata. Per il grano, però, la speranza è che il raccolto si fa ad agosto per poi esportare in autunno.
Per il mais e l’olio di girasole la situazione è più complessa. Le spedizioni solitamente sono tra la primavera e l’inizio dell’estate e se la guerra si prolungasse per l’Ucraina l’export sarebbe quasi del tutto precluso. Inoltre il danno si registrerebbe anche sui raccolti futuri: il rischio riguarda tutte le semine primaverili. Anche perché oltre al terribile impatto del conflitto va tenuto conto della mancanza di manodopera, con l’impegno di tante persone in guerra.
Quanto sono cresciuti i prezzi a tavola con la crisi ucraina
L’invasione russa è arrivata dopo due anni di pandemia, con i raccolti già ridotti e tutti i problemi legati alle catene di approvvigionamento. Il che ha comportato una riduzione delle scorte globali rispetto agli standard degli anni pre-pandemia.
È quindi inevitabile che crescano le quotazioni del grano, che sono salite del 30% solamente dal 24 febbraio a metà marzo. Prezzi più che raddoppiati, rispetto ai giorni precedenti alla guerra, anche per i fertilizzanti, con un ulteriore aumento ritenuto probabile. Crescono i prezzi, quindi, e senza la fine del conflitto una discesa sembra al momento improbabile.
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