Il prezzo del petrolio è crollato di oltre il 30%. I motivi dello sconvolgente tonfo che ha interessato sia la quotazione del WTI che quella del Brent
Il prezzo del petrolio ha imboccato la via del ribasso, ma questa volta i rossi che hanno interessato sia la quotazione del WTI che quella del Brent hanno lasciato senza parole.
Nell’arco di qualche minuto il greggio ha bruciato più del 30% e si è letteralmente inabissato intorno ai $30 al barile; il tutto dai $41-$45 di venerdì.
In realtà il tracollo del prezzo del petrolio era stato in qualche modo previsto dato quanto accaduto sul finire della scorsa settimana durante la riunione OPEC. A pesare sulla quotazione del WTI e su quella del Brent, però, non è stato tanto il fallimento del meeting, quanto le decisioni prese poco dopo dall’Arabia Saudita.
Prezzo del petrolio tracolla: il fallimento OPEC
Tutto è iniziato nella giornata di giovedì 5 marzo, quando i membri dell’OPEC, l’organizzazione dei Paesi esportatori di greggio, hanno dato il via all’attesa riunione di Vienna, nella quale hanno proposto di ridurre ulteriormente la produzione di 1,5 milioni di barili.
La palla, poi, è passata ai produttori esterni al Cartello (il cosiddetto OPEC+) che tuttavia hanno complicato il quadro. La Russia, una delle maggiori esponenti di questo gruppo di outsider si è scagliata contro il taglio cosa che ha allontanato le prospettive di accordo e che ha fatto crollare il prezzo del petrolio già nella giornata di venerdì. Ma non è tutto.
La decisione dell’Arabia Saudita
Nel corso del weekend le cose sono peggiorate ancora. L’Arabia Saudita, il maggior esportatore di greggio a livello mondiale, ha deciso di reagire al mancato raggiungimento di un’intesa. Come? Tagliando il prezzo del petrolio e confermando, contro ogni aspettativa, la sua intenzione di aumentare la produzione di 10 milioni di barili al giorno a partire da aprile.
Una mossa, questa, che ha lasciato senza fiato l’intero mercato e che ha imposto alla quotazione del WTI e a quella del Brent di crollare senza sosta. Il tonfo del 30% oggi osservato ha trovato ragion d’essere proprio in questo inatteso sviluppo.
Pressoché immediata la reazione degli analisti, che hanno iniziato a rivedere al ribasso le proprie stime sul greggio, già peggiorate con l’arrivo del 2020 a causa del coronavirus.
Per Ali Khedery, ex advisor di Exxon e ora CEO di Dragoman Ventures, l’oro nero tornerà a scambiare sui $20 al barile nel corso dell’anno con ovvie, imponenti implicazioni dal punto di vista geopolitico e anche da quello dei consumatori.
Per il momento, e per i motivi sopra citati (OPEC e Arabia Saudita), il prezzo del petrolio Brent sta lasciando sul campo più del 26% e sta scambiando intorno ai $33. La quotazione del WTI invece sta perdendo il 28% su quota $29,5.
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