Il prezzo del petrolio è affondato ancora: cosa sta accadendo alle quotazioni di WTI e Brent?
Il prezzo del petrolio è crollato sui minimi di febbraio e ha cancellato gran parte dei guadagni registrati con l’arrivo della primavera.
In poco più di un mese, la sola quotazione del WTI ha lasciato sul campo oltre 20 punti percentuali. Non è andata tanto meglio al Brent, che dai massimi del 25 aprile ha perso più del 18%.
Nelle ultime ore il tonfo del prezzo del petrolio è diventato ancor più evidente. Il greggio texano ha toccato minimi di $52,6, mentre quello del Mare del Nord ha nuovamente messo in discussione i $60,7. Entrambe le quotazioni hanno rispolverato i minimi di febbraio scorso.
La quotazione del WTI dall’inizio dell’anno ad oggi: alla destra del grafico il tonfo sui minimi di febbraio
Perché il prezzo del petrolio sta crollando
Nelle prime ore del mattino le quotazioni di WTI e Brent hanno bruciato un altro punto percentuale estendendo i rossi già registrati venerdì (-3%) quando il petrolio ha registrato le sue perdite mensili peggiori dell’ultimo semestre.
Ancora una volta, a spingere al ribasso i corsi dell’oro nero sono stati sia la crescente debolezza della domanda, sia le preoccupazioni legate alla guerra commerciale e, di conseguenza, al rallentamento economico globale.
Le cose sono precipitate sul finire della settimana, quando Donald Trump ha minacciato l’introduzione di nuovi dazi contro il Messico, uno dei più grandi partner commerciali degli USA oltre che uno dei maggiori fornitori di crude oil.
Per Edward Moya, senior market analyst di OANDA, l’outlook per il prezzo del petrolio potrebbe continuare a rivelarsi debole. I rischi geopolitici e l’andamento della domanda non faranno che pesare negativamente.
“La faida tra USA e Cina è oggi la più critica nei confronti dell’outlook di crescita globale, ma l’aggiunta di nuove tensioni tra gli Stati Uniti e il Messico ha reso più probabile un outlook di domanda rallentata”.
Una view, questa, confermata anche dai recenti dati di Barclays, secondo cui il consumo statunitense di greggio rilevato a marzo è diminuito significativamente per la prima volta da settembre 2017.
Secondo Goldman Sachs, la velocità con cui il prezzo del petrolio ha perso terreno è stata esacerbata dalle preoccupazioni relative alle capacità produttive USA e all’aumento delle scorte.
La scorsa settimana, infatti, le imprese energetiche americane hanno incrementato ancora il numero di impianti attivi per la prima volta in 4 settimane cosa che ha inevitabilmente portato ad un aumento delle giacenze (+8,4% dall’inizio dell’anno).
Al momento in cui si scrive, frenato da innumerevoli preoccupazioni, il prezzo del petrolio Brent sta scambiando sulla soglia dei $61,29 (-1,1%), mentre la quotazione del WTI sta viaggiando sui $53 (-0,7%).
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