La vittoria di Joe Biden alle prossime elezioni USA non piace al mercato petrolifero: cosa aspettarsi sul prezzo del greggio con il dem alla Casa Bianca?
Il petrolio sotto stress in queste ultime settimane, alle prese con le incertezze sulla ripresa economica, i movimenti nella regione libica, le previsioni sulla pandemia.
Il greggio in ribasso al di sotto dei 40 dollari al barile dopo la sorpresa del contagio di Trump, potrebbe subire ulteriori scossoni con le elezioni USA.
Il voto presidenziale del 3 novembre incombe. Nella grande incertezza sugli eventi, il mercato petrolifero azzarda previsioni. Uno degli scenari più analizzati è quello della vittoria di Biden: cosa aspettarsi sul prezzo del petrolio in caso di una presidenza democratica?
L’industria del petrolio e le elezioni USA
L’industria petrolifera guarda a Joe Biden con sospetto e paura.
Dopo la positività del presidente Donald Trump al coronavirus si sono riaccesi i riflettori sul destino USA, con il mercato dell’oro nero in agitazione. Se i sondaggi hanno ragione, infatti, Biden sarà il prossimo presidente statunitense e questo non è un segnale incoraggiante per il settore.
Dopo una guerra di approvvigionamento saudita-russa, il crollo della domanda globale di greggio indotto dal virus, i prezzi al collasso, dozzine di fallimenti aziendali e perdite di posti di lavoro di massa, il comparto petrolifero teme il peggio.
E la politica energetica di Biden è vista come ostile, o almeno poco chiara. Di certo, a detta di esperti e analisti, una vittoria democratica potrebbe avere impatti significativi sull’industria del petrolio, invertendo la rotta di Trump e accelerando sulla transizione energetica.
Non solo, da tenere sotto osservazione c’è anche l’agenda geopolitica del democratico. Una strategia più morbida verso l’Iran non sarebbe di poco conto per le esportazioni di petrolio. E andrebbe ad innescare nuovi meccanismi tra i diversi produttori.
Effetto Biden sul petrolio con la politica green?
Il primo elemento in esame è l’approccio di Biden verso la transizione energetica, tema non affatto prioritario per Trump.
Lo scenario ipotizzato dagli investitori (con effetti devastanti sull’oro nero) è il seguente: Biden si impegna a rientrare nell’accordo sul clima di Parigi, a spendere 2.000 miliardi di dollari in energia pulita, a de-carbonizzare l’elettricità americana ed elettrificare aree del settore dei trasporti del Paese.
In sintesi, un’elezione del democratico potrebbe segnare il momento in cui il più grande produttore mondiale di petrolio e gas rientrerà ufficialmente nella transizione energetica globale.
Gli sforzi dell’amministrazione Trump per sostenere i combustibili fossili - con la cancellazione delle regole sull’inquinamento e sulle emissioni e la nomina degli scettici del clima a posizioni di potere - sarebbero invertiti. L’energia rinnovabile troverebbe un’accelerazione.
Con un’agenda orientata alla sostenibilità, potrebbero svanire anche gli accordi raggiunti in sede OPEC per la riduzione della produzione del greggio. Trup si è impegnato in tal senso, minacciando l’Arabia Saudita di togliere il sostegno militare USA se non avesse tagliato la produzione.
Gli analisti si chiedono, però, che fine farebbe tale intesa con Biden, poco interessato all’argomento e focalizzato sull’energia green.
Biden, l’Iran e l’eccesso di greggio
Biden potrebbe influenzare - in negativo - le quotazioni del greggio anche a causa delle sue scelte in Medio Oriente. Nello specifico, delle intenzioni nei confronti dell’Iran.
L’atteggiamento intransigente di Trump e la sua ostinata difesa delle sanzioni contro le esportazioni di greggio di Teheran non saranno sostenute da Biden.
Piuttosto, il candidato dem vorrebbe rientrare nel patto nucleare internazionale con l’Iran, a condizione che il Paese rispetti nuovamente i suoi termini. In teoria, potrebbe porre fine alle misure statunitensi sulle esportazioni di petrolio iraniane.
Le conseguenze per i mercati petroliferi sarebbero di vasta portata. Kevin Book della Clearview Energy Partners, una società di consulenza di Washington, ha dichiarato a Financial Times che un accordo con l’Iran si tradurrebbe nell’aumento vertiginoso della produzione di petrolio persiano, inondando il mercato già in eccesso di offerta.
Senza la pressione degli Stati Uniti per mantenere i tagli alla produzione, è difficile immaginare l’Arabia Saudita trattenere il suo greggio mentre l’Iran, il suo nemico geopolitico, riconquista una parte del mercato petrolifero.
La Russia, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iraq e altri non vedono l’ora di espandere nuovamente l’offerta di petrolio e lo seguiranno. L’eccesso di greggio spingerebbe i prezzi ancora in ribasso.
In questa ipotetica cornice si inserisce il poco entusiasmo del settore petrolifero nei confronti di Joe Biden.
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