Petrolio: la discesa appare inarrestabile

C. G.

2 Gennaio 2019 - 15:48

Il prezzo del petrolio scende ancora mentre JP Morgan avverte: se l’OPEC non estenderà i tagli, le quotazioni continueranno a soffrire

Petrolio: la discesa appare inarrestabile

Il prezzo del petrolio ha inaugurato il 2019 all’insegna della debolezza, esattamente come accaduto al mercato azionario globale.

A pesare ancora una volta è stato lo spettro del rallentamento economico mondiale, tornato a spaventare in occasione delle ultime rilevazioni macroecomiche cinesi che hanno mostrato una nuova e inaspettata frenata del settore manifatturiero.

Anche i nuovi ritmi di produzione registrati hanno finito per influenzare negativamente il prezzo del petrolio che negli ultimi mesi ha cancellato gran parte dei guadagni messi a segno dopo lo storico accordo OPEC di Vienna firmato nel novembre del 2016.

Il prezzo del petrolio teme l’eccesso di offerta

Secondo Stephen Brennock di PVM, i segnali non sono affatto incoraggianti. Per dirla con le sue stesse parole, l’attuale trend ribassista evidenziato dal prezzo del petrolio continuerà nel breve termine nonostante gli sforzi dell’OPEC e dei produttori esterni che a dicembre hanno nuovamente tagliato il proprio output di greggio.

Soltanto per fare alcuni esempi, la produzione russa del 2018 è schizzata sui massimi dell’era post sovietica, l’output statunitense ha lasciato a bocca aperta e l’Iraq ha accelerato le esportazioni nel mese di dicembre.

Secondo JP Morgan, se l’OPEC non aderirà all’accordo del mese scorso e non ridurrà la produzione allora il Brent farà fatica a rialzare la testa e continuerà a scambiare in preda alla debolezza nei mesi a venire.

Negli ultimi tempi le previsioni sul futuro andamento del prezzo del petrolio si sono mostrate decisamente poco ottimiste. Secondo alcuni esperti, tra cui Nitesh Shah di WisdomTree, nei prossimi mesi il mercato si renderà protagonista di una correzione rialzista.

“L’OPEC ed i suoi partner ridurranno la produzione portandola a 1,2 milioni di barili al giorno, tagliando così l’estrazione in eccesso. Solo l’Arabia Saudita taglierà la produzione di quasi un milione di barili al giorno rispetto ai livelli di novembre 2018.”

Nelle sue stime sui prossimi mesi l’esperto ha calcato sulla necessità di reintrodurre i limiti produttivi per ogni singolo Paese, affermando:

“Il ripristino di tali quote dovrebbe portare ad un aumento del rispetto di quanto deciso collettivamente. I tre paesi che saranno esentati dai tagli - Iran, Venezuela e Libia - vedranno probabilmente la loro produzione diminuire comunque e quindi l’OPEC nel suo complesso potrebbe registrare un calo della produzione di oltre 1,2 milioni di barili,”

e concludendo:

“La debolezza recente nei prezzi dovrebbe rallentare la crescita della produzione di shale statunitense - almeno fino a quando gli Stati Uniti non avranno costruito le infrastrutture adeguate per l’esportazione della produzione eccedente.”

Eppure, al momento in cui si scrive, né il prezzo del petrolio Brent né quello del Wti sembrano propensi ad invertire la rotta. Entrambi, infatti, stanno scambiando con rossi superiori al punto percentuale, rispettivamente su quota $53,14 e $44,59.

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