Guadagni senza precedenti per le «Big Oil», a discapito dell’ambiente e delle tasche dei ceti medi e più poveri. Com’è possibile che facciano tanti soldi con l’economia globale in frenata?
Ennesimo cortocircuito per l’economia globale: mentre scienziati e attivisti per l’ambiente continuano a ribadire l’importanza di investire nella transizione ecologica, nel 2022 le multinazionali dell’oro nero hanno registrato profitti annuali da capogiro grazie all’aumento dei prezzi degli idrocarburi.
In base ai calcoli fatti dagli esperti del Financial Times e dell’agenzia di stampa Reuters, il bottino totale incassato dalle cosiddette «Big Oil», ovvere le 5 principali società energetiche del mondo occidentale (Shell, BP, TotalEnergies, Chevron e ExxonMobil) hanno toccato la quota vertiginosa di 190 miliardi di dollari per il 2022. Un record assoluto.
E, per ironia della sorte, il Presidente Biden ha fatto di più per arricchire le Big Oil e i loro azionisti rispetto a Donald Trump o a qualsiasi altro inquilino della Casa Bianca negli ultimi decenni. La crociata della sua amministrazione per limitare la produzione di petrolio e gas negli Stati Uniti sta fruttando profitti record a Big Oil. Le grandi compagnie petrolifere non fanno altro che beneficiare delle carenze di approvvigionamento e dei vincoli di produzione che l’Amministrazione ha contribuito a creare. [...]
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