Ufficiale: lo stato di emergenza per coronavirus viene esteso fino al 15 ottobre 2020. Conte alla Camera difende la proroga: questa permetterà di emanare decreti, ordinanze e DPCM immediatamente efficaci se la curva epidemiologica dovesse salire.
Conte è intervenuto alla Camera per difendere la proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre, approvata ieri in Senato. “La dichiarazione di proroga dello stato di emergenza non lede la nostra immagine all’estero, anzi: l’Italia viene vista come un paese sicuro” così il premier ha risposto alle proteste di alcuni deputati, precisando anche che la proroga non significa un nuovo lockdown.
Il prolungamento dello stato di emergenza fino a metà ottobre ottiene l’ok dalla Camera con 286 voti a favore e servirà a garantire la prontezza di intervento del Governo in caso di una nuova ondata di contagi in autunno, soprattutto in vista della riapertura a settembre delle Scuole.
Tuttavia per Salvini e Meloni dietro la decisione di prorogare lo stato di emergenza si nasconderebbe una “manovra” di Conte per continuare ad emanare decreti e altri provvedimenti governativi scavalcando il Parlamento, cosa che avrebbe dei risvolti devastanti sull’economia del Paese, già duramente colpita.
Cosa cambia per i cittadini con la proroga dell’emergenza? Ecco gli scenari possibili.
Stato di emergenza vuol dire poteri straordinari e in deroga al Governo
Doppia approvazione in Camera e in Senato per la proroga dello stato di emergenza proclamato il 31 gennaio 2020, eppure il dibattito politico è ancora accesso e molti esponenti dell’opposizione ritengono che non ci siano i presupposti dell’emergenza.
Lo stato di emergenza attribuisce al Governo e alla Protezione civile poteri straordinari e in deroga per intervenire in caso di catastrofi naturali, eventi atmosferici eccezionali o epidemie (come il coronavirus) senza dover aspettare i lunghi iter parlamentari: ciò significa che il premier può emanare decreti legge e DPCM immediatamente operativi senza coinvolgere Camera e Senato. I provvedimenti del Governo possono riguardare diversi aspetti della vita pubblica e privata ma devono essere collegati alla tutela della salute e della sicurezza dei cittadini.
Possibile un nuovo lockdown?
Stato di emergenza non significa automaticamente lockdown. Questa convinzione, del tutto errata, si è diffusa a causa di diverse fake news circolate sui Social network ma è da smentire completamente.
Prorogare lo stato di emergenza vuol dire conservare i poteri eccezionali che il Governo ha avuto in questi mesi, cosa che legittima eventuali misure restrittive, zone rosse e limiti alla circolazione in caso di peggioramento della curva epidemiologica.
Un nuovo lockdown sarebbe necessario soltanto se il numero dei contagi salisse in quantità tale da mettere a rischio la salute pubblica e compromettere il funzionamento degli Ospedali.
Scuola: cosa cambia per professori e studenti
La proroga dello stato di emergenza consentirà di acquistare il materiale necessario al ritorno a scuola in presenza a settembre: banchi, gel disinfettante, distanziatori in plexiglass, mascherine per studenti, professori e personale ATA.
Restano da chiarire le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici, sia per il personale docente che per le altre Pubbliche Amministrazioni: probabilmente sarà abolito il cartaceo e la prova in presenza verrà sostituita con prove online.
Ancora smart working?
Sul versante dello smart working molto è stato detto: c’è chi lo ritiene uno strumento indispensabile e utile a limitare i contagi da prorogare fino alla fine dell’anno e chi, invece, pensa che si debba tornare al più presto in ufficio, sia nel settore pubblico che privato.
Dopo la proroga dello stato di emergenza il Governo potrà dare nuove indicazioni circa il lavoro da casa, i settori in cui è obbligatorio e quelli in cui invece è soltanto consigliato.
Libertà di movimento in Italia e all’Estero
Tra i poteri del premier durante lo stato di emergenza c’è anche quello di limitare la libertà di movimento dei cittadini sia a livello regionale che fuori dai confini nazionali tramite DPCM o decreti legge. Ogni limitazione tuttavia deve essere sempre giustificata da nuovi contagi o situazioni di obiettiva pericolosità, da valutare insieme al Comitato tecnico scientifico (come la decisione di un nuovo lockdown).
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