Ogni anno la Svizzera importa oltre la metà dell’oro mondiale. Ma la maggior parte delle raffinerie rimane volutamente poco trasparente.
Le organizzazioni non governative impegnate a chiarire la provenienza dell’oro nelle raffinerie di tutto il mondo hanno fatto luce su un mercato che presenta molti lati oscuri.
Ad oggi, infatti, le raffinerie destinatarie del prezioso metallo giallo, si rifiutano di fornire informazioni utili a chiarire la tracciabilità del metallo giallo, adducendo giustificazioni legate a temi di riservatezza o sicurezza.
A definire meglio i contorni di questo mercato ci ha pensato l’organizzazione svizzera Swissaid, presentando un’ampia ricerca dal titolo «Out of the Shadows», frutto di anni di investigazioni partite dai principali siti estrattivi e proseguite seguendo il fitto elenco dei rapporti collegati a governi e attività doganali.
I numeri dell’inchiesta sull’oro svizzero
Lo studio ha prodotto un volume di informazioni impressionante, ricostruendo le relazioni intercorse tra 116 miniere d’oro africane e 16 raffinerie sparse nel mondo, in un lasso temporale compreso tra il 2015 e il 2023. È stato calcolato che solo nel 2020 i rapporti tra i siti estrattivi e quelli di lavorazione hanno interessato 450 tonnellate di oro, per un valore di oltre 23 miliardi di euro. A spiccare è soprattutto l’assenza di trasparenza in molte relazioni commerciali.
L’oro e le raffinerie in Svizzera
Swissaid ha posto sotto la lente l’attività di cinque realtà svizzere coinvolte nella raffinazione dell’oro, scoprendo come la cultura della segretezza mantenuta da alcune di loro non sia per nulla giustificata.
Il ruolo della Svizzera nel mercato dell’oro è tutt’altro che marginale. Il Paese importa ogni anno più della metà del metallo giallo mondiale e nel 2020 le cinque raffinerie svizzere prese in esame da Swissaid hanno acquistato dai siti estrattivi africani una quantità di oro pari a 177 tonnellate per un valore di oltre 9 miliardi di euro.
Le ombre sulle minire d’oro
A preoccupare gli autori dell’inchiesta sono soprattutto le condizioni di lavoro nelle miniere africane da cui la Svizzera acquista l’oro. Nella gran parte delle 125 miniere d’oro in Africa prese in esame dallo studio di Swissaid sono emerse violazioni dei diritti umani, violenza e corruzione. Inoltre, l’attività estrattiva non lascia alcuna ricchezza alle popolazioni che abitano i luoghi sfruttati dalle compagnie estrattive.
La soluzione? Più trasparenza
Nelle conclusioni dello studio, Swissaid ha avanzato la richiesta al governo elvetico di migliorare le norme che oggi regolano la diffusione delle informazioni legate alla provenienza dell’oro importato in Svizzera. L’organizzazione punta a obbligare le raffinerie a rendere noti i siti estrattivi dai quali viene acquistato l’oro importato nel Paese. Un obiettivo, questo, che potrebbe diventare realtà quando il Parlamento sarà chiamato a valutare quest’anno la nuova proposta di legge.
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