Un’inchiesta svela il piano di Putin per la guerra informatica: attacchi hacker e campagne di disinformazione. Secondo Der Spiegel sono a rischio aeroporti e centrali elettriche.
Aeroporti, centrali elettriche ucraine ed europee potrebbero correre il serio pericolo di subire attacchi hacker.
È questo uno dei piani del prescindete russo Vladimir Putin per poter vincere la guerra russo-ucraina. Spostando il conflitto al livello informatico. Non a caso il Cremlino ha investito risorse ed energie su questo fronte, organizzando una squadra speciale che sia in grado di realizzare attacchi informatici a obiettivi sensibili dell’Ucraina e di tutto l’Occidente.
Senza contare la pressante macchina di disinformazione messa in piedi in questi anni da Mosca che vede l’invadente e diffusa attività dei troll russi. Eppure, a preoccupare gli esperti sono le attività di hackeraggio gestite da una società con sede a Mosca chiamata Vulkan.
A rivelare i piani del Cremlino è stata un’inchiesta realizzata dal gruppo di giornalismo investigativo internazionale Paper Trail Media, in collaborazione con il giornale tedesco Der Spiegel e altri media di tutto il mondo, grazie a una fuga di notizie e la pubblicazione dei Vulkan Files ad opera di un unico dipendente. Ecco cosa sappiamo sulla società di hackeraggio e quali sono gli obiettivi della guerra informatica di Vladimir Putin.
Inchiesta, cosa sappiamo sui crimini informatici russi?
La campagna di disinformazione e i temibili cyber attacchi realizzati da un gruppo di hacker sono stati organizzati dalla società NTC Vulkan che si trova a Mosca. A tutti gli effetti la Vulkan si presenta come società di consulenza informatica, una “piccola azienda con competenze software. Il suo sito web afferma che la società ha uno stretto rapporto con IBM ed elenca Toyota Bank come cliente” - come spiegato dall’inchiesta sul Der Spiegel. In realtà questa non sarebbe che la facciata di un’organizzazione capace di bloccare le centrali elettriche in Ucraina.
L’inchiesta è stata possibile grazie alla pubblicazione dei Vulkan Files. Una fuga di informazioni messa in atto da un ex dipendente contrario a queste azioni. Sono stati resi pubblici ben 1.000 documenti segreti che includono 5.299 pagine con i piani di progetto, istruzioni ed e-mail interne di Vulkan dal 2016 al 2021. Come si può leggere dall’inchiesta, l’unità 74455 del Gru russo (agenzia di intelligence militare), con il nome in codice «Sandworm», si è resa responsabile almeno degli attacchi in Francia e Corea del Sud ed è considerato “il gruppo di hacker più pericoloso al mondo”.
Stando ai documenti, la Vulkan potrebbe aver fornito alcuni strumenti necessari per i loro attacchi hacker. Se fino ad oggi gli esperti potevano analizzare retroattivamente quanto realizzato dal gruppo responsabile di crimini informatici, ora, i Vulkan Files consentono una comprensione dettagliata di come vengono preparati e organizzati tali attacchi e di quanto Putin, con l’aiuto di società private,“ pianifichi e implementi operazioni di hacking in tutto il mondo”.
Guerra informatica, cosa prevede il piano di Putin: gli obiettivi a rischio
Stando all’inchiesta condotta da Paper Trail Media in collaborazione con Der Spiegel l’obiettivo degli hacker del Cremlino è quello di “seminare il caos”, come riportato anche da Il Messaggero. Nel mirino degli hacker si troverebbero quindi i sistemi informatici degli aeroporti in Ucraina, in modo che la torre di controllo non possa più comunicare con i velivoli, rendendo meno sicuro lo spazio aereo .
Il gruppo potrebbe innescare il deragliamento di un treno utilizzando un programma software che disattivi tutti i controlli di sicurezza, oppure potrebbe interrompere gli alimentatori delle centrali elettriche, provocando preoccupanti blackout.
Tutti questi sono tipici obiettivi della guerra informatica, una specialità delle agenzie dei servizi segreti russi. La società Vulkan lavora per l’agenzia di intelligence militare (Gru), l’agenzia di intelligence interna (Fsb) e per l’agenzia di intelligence estera ed economica (Svr). Ancor più preoccupante è il pensiero che a correre tali rischi non sia solo l’Ucraina, flagellata dalla guerra, ma l’intero Occidente, specialmente l’Europa, come la Francia vittima di attacchi hacker negli anni precedenti.
Come spiegato dalla fonte dell’inchiesta - l’ex dipendente della Vulkan - all’inizio non è stato reso noto ai dipendenti a cosa servisse il lavoro di raccolta dati della società, fino a quando non è stato chiaro che questi venivano utilizzati dai servizi segreti russi. E solo dallo scoppio della guerra in Ucraina il dipendente ha avuto il coraggio di licenziarsi rendendo pubbliche queste informazioni, in modo che l’Ucraina, ma anche l’Occidente, conosca i piani di Mosca e possa prendere le dovute precauzioni.
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