Un settore in particolare potrebbe espandersi nel 2025. Il contesto geopolitico, economico e finanziario sembrano impostati per un recupero.
Un settore in particolare potrebbe rappresentare uno dei protagonisti più interessanti del panorama borsistico nel 2025.
Una serie di fattori politici, economici e geopolitici stanno creando le condizioni per una possibile rivalutazione.
Ma ha davvero senso aspettarsi anche un rialzo in borsa dei titoli legati al comparto?
Analizziamo il settore delle energie tradizionali, come il petrolio e il gas naturale.
Politiche globali e impatti sull’energia tradizionale
Con l’ascesa di Donald Trump come figura centrale del Partito Repubblicano negli Stati Uniti e un’Europa sempre più dominata da governi di destra, il dibattito sull’energia sta subendo un cambiamento radicale. Questi schieramenti politici tendono a essere meno inclini a promuovere l’energia pulita e la sostenibilità, preferendo invece puntare sulle fonti energetiche tradizionali.
Negli Stati Uniti, una possibile amministrazione repubblicana potrebbe favorire il settore del petrolio e del gas naturale attraverso incentivi fiscali e politiche di deregolamentazione. Parallelamente, in Europa, la priorizzazione della sicurezza energetica, in un contesto di crescenti incertezze geopolitiche, potrebbe rallentare la transizione verso le energie rinnovabili.
leggi anche
Azioni, il rally di Natale ci sarà davvero?
Geopolitica e domanda energetica: lo scenario attuale
La domanda energetica globale è fortemente influenzata dagli sviluppi geopolitici, che spesso generano incertezza sui mercati e incidono sui prezzi delle materie prime. Nel 2024, il panorama geopolitico è stato segnato da tensioni significative. Il conflitto in Medio Oriente, in particolare tra Israele e gruppi filo-iraniani, ha sollevato timori sulla sicurezza delle rotte di trasporto del petrolio nel Golfo Persico.
In Ucraina, nonostante una riduzione dell’intensità del conflitto, la situazione rimane delicata, con interruzioni periodiche nelle forniture di gas verso l’Europa. Nella regione dell’Asia-Pacifico, la competizione tra Cina e Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale rappresenta un ulteriore elemento di rischio per le catene di approvvigionamento energetico.
Prospettive economiche globali per il 2025
Secondo le previsioni di Goldman Sachs Research, il PIL globale crescerà del 2.7% nel 2025, e, non a caso, negli Stati Uniti, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato dello 0,3% a dicembre 2024, portando il tasso annuo al 2,7%. Questo dato segnala che l’inflazione non è ancora sotto controllo. Storicamente, i periodi inflazionistici tendono a favorire un aumento dei prezzi energetici, poiché i costi di produzione e trasporto delle materie prime salgono.
Anche in Asia e nei Paesi emergenti sembra essersi creato un contesto particolarmente produttivo: la Cina ha recentemente annunciato un piano di stimoli economici per rilanciare i consumi interni e l’industria manifatturiera. Questo potrebbe avere un impatto positivo sulla domanda globale di petrolio, dato il ruolo centrale del Paese come principale consumatore di energia. Anche i mercati emergenti, tra cui India e Brasile, stanno vivendo una fase di ripresa economica che sembra contribuire positivamente alla dimensione della domanda di risorse energetiche.
Azioni energetiche: performance aziendali e prospettive future
Nonostante un 2024 difficile, caratterizzato da un calo degli utili del 16% per le aziende energetiche secondo i dati di FactSet, le prospettive per il 2025 appaiono più ottimistiche. Le stime indicano una crescita degli utili superiore al 6%, grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime e alla ripresa della domanda industriale. Allo stesso modo, il miglioramento del contesto geopolitico e l’espansione economica nei mercati emergenti potrebbero ulteriormente sostenere il comparto. Ed è in un contesto come questo che fondi passivi come l’ETF Xtrackers MSCI World Energy, trovano sempre maggior interesse da parte degli investitori.
Questo fondo replica l’andamento dell’indice MSCI World Energy, che include alcune delle principali aziende energetiche globali, come ExxonMobil, Chevron e Royal Dutch Shell. La composizione del fondo è dominata dalle società petrolifere, che rappresentano circa il 70% del portafoglio, seguite dalle aziende del gas naturale (20%) e dalle utility energetiche (10%).
L’ETF ha registrato un rendimento negativo del 5% nel 2024, riflettendo le difficoltà del settore in un contesto economico complesso, in cui l’S&P500 è cresciuto quasi del 20% ad oggi. Tuttavia, ha senso aspettarsi una rivalutazione di questo segmento di mercato rimasto indietro?. Dal punto di vista tecnico, l’ETF si trova vicino a un supporto chiave a $45, zona sulla quale si poggi anche la media mobile a 200 periodi. Il mantenimento di questi livelli tecnici darebbe un chiaro segnale di forza da parte della domanda.
Cosa potrebbe andare storto?
Il settore energetico potrebbe essere uno dei protagonisti più interessanti del mercato borsistico nel 2025. Una combinazione di fattori politici, economici e geopolitici sta creando un contesto favorevole per la rivalutazione delle fonti energetiche tradizionali come il petrolio e il gas naturale. La crescita economica globale, l’inflazione persistente e la ripresa dei mercati emergenti potrebbero ulteriormente sostenere il comparto.
Allo stesso tempo, è importante essere consapevoli del fatto che il settore energetico si distingue sensibilmente da settori caratterizzati da tassi di crescita esponenziali, come ad esempio è stato il caso dell’information technology nel 2023 e 2024. Molte delle società attive nel campo energetico, per motivi normativi, devono mantenere i prezzi dei loro beni principali accessibili.
Secondo molti analisti, ETF come Xtrackers MSCI World Energy presentano un grande rischio-opportunità nel lungo termine.
leggi anche
Azioni USA, le previsioni per i prossimi 10 anni
© RIPRODUZIONE RISERVATA