Quali (e dove) sono il milione di posti di lavoro che non si trovano in Italia?

Giorgia Bonamoneta

19/04/2023

Il lavoro c’è, ma non ci sono i lavoratori. Oltre 1 milione di posti di lavori sono al momento vacanti in Italia. Ecco quali e in che settori.

Quali (e dove) sono il milione di posti di lavoro che non si trovano in Italia?

Tutti si lamentano che in Italia non c’è lavoro, ma sembra non essere davvero così. Secondo i dati riportati dalla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, ci sarebbero 1 milione di posti di lavoro disponibili, ma vacanti. L’affermazione di Calderone è forte, ma non nuova. Basta fare una breve ricerca per rendersi conto che da anni c’è disallineamento tra il numero dei posti di lavoro e i lavoratori. In molti casi il disallineamento inizia a scuola, nella fase di formazione poi e infine nella mancanza di aggiornamento dei settori a più alta specializzazione.

Secondo la ministra del Lavoro le opportunità di lavoro nei territori ci sono, ma non ci sono i lavoratori. Ma quali sono e dove sono i milioni di posti di lavoro vacanti?

“Ci sono 1 milione di posti di lavoro vacanti”: cosa ha detto Calderone

La ministra del Lavoro Calderone al Forum Confcommercio ha dichiarato che ci sono 1 milione di posti di lavoro vacanti in Italia. Quella di Calderone è un’affermazione forte, che punta ad accendere l’attenzione sul numero di persone fuori dal mercato del lavoro. Secondo Calderone il lavoro nei territori infatti c’è, “altrimenti non avremmo un’indicazione di un milione e 200 mila posti di lavoro disponibili che non si trovano”.

A dare i numeri sono stati direttamente gli enti predisposti e questo gap appare quasi inspiegabile. Proprio perché di lavoro sembra essercene molto, la ministra ha dichiarato che prima di ragionare sul lavoro precario, bisogna ragionare sul lavoro stabile che c’è, ma che non viene ricercato.

Quali posti di lavoro sono vacanti e perché?

Nella maggior parte dei casi possiamo parlare di mismatch o disallineamento. Si tratta di un vero e proprio gap tra le competenze e i lavori disponibili. Il mercato del lavoro è quasi agli antipodi: da un lato ci sono i lavori altamente specializzati e per i quali il problema principale è non trovare persone adeguate; dall’altra parte ci sono i lavori del settore terziario e turistico, che non richiedono una specializzazione elevata, ma che presentano i tipici problemi di lavori altamente stagionali e dei contratti di lavoro non sempre trasparenti.

Non è un caso infatti se il milione di posti di lavoro vacanti confermato dalla ministra del Lavoro fa riferimento proprio a queste categorie. Secondo il Borsino delle professioni del Sistema Excelsior le figure più ricercate dal mercato del lavoro sono soprattutto i tecnici nel campo della salute, gli ingegneri e gleamiest, ma anche gli operai specializzati, come fabbri e saldatori.

Nello specifico per le professioni tecniche:

  • professioni tecniche e ad elevata specializzazione
  • tecnici della salute (61,3%)
  • tecnici della gestione dei processi produttivi (60,7%)
  • tecnici in campo ingegneristico (59,9%)
  • analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (59,6%)

Mentre per gli operai specializzati si contano:

  • fabbri ferrai costruttori di utensili (76,8%)
  • operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (72,4%
  • fonditori, saldatori, lattonieri e montatori (71,5%)

Settore turistico e dei servizi: l’altra faccia della medaglia

A trainare la domanda di lavoro sono però le posizioni disponibili del settore turistico e dei servizi alla persona, con entrate di oltre 1,5 milioni di lavoratori per la stagione. Già da ora è stato possibile stabilire uno scarto di 230 mila lavoratori della filiera turistica e nel commercio. Perché questo avviene?

Durante il breve intervento a seguito del palco, Calderone ha voluto ricordare che il 70% dei lavoratori del terziario è assunto a tempo indeterminato, ma è la qualità dei contratti a non essere pervenuta. Il settore terziario e in particolare il settore turistico e dei servizi sono quelli maggiormente a rischio sfruttamento, dopo le condizioni di fabbrica e del settore agroalimentare. Per questo, come ha ricordato la ministra, è fondamentale puntare alla dignità del lavoro e dare fiducia a chi si affaccia a questo settore.

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