L’economia globale continua a lanciare segnali contrastanti: chi vince e chi perde in base agli ultimi dati economici? Le maggiori potenze mondiali alternano luci e ombre.
Continuano ad arrivare segnali contrastanti per l’economia globale: chi vince e chi perde tra le grandi potenze valutando gli ultimi dato macro?
Tutti i Paesi del mondo, anche i più sviluppati, stanno affrontando un mix di sfide che li sta mettendo a dura prova. Dai tassi più alti e più a lungo Usa, alla recessione alle porte in Europa, fino alla crisi immobiliare e non solo della Cina, ogni nazione ha i suoi problemi che impediscono una crescita sana e stabile.
Tuttavia, osservando i dati del calendario economico della scorsa settimana, i segnali non sono proprio per tutti uguali: chi vince e chi perde tra le potenze mondiali? Uno sguardo alle rilevazioni macro più recenti.
Cina in bilico: perdente o primi segnali di vittoria?
La Cina ha iniziato la sua pausa festiva più lunga dell’anno con le autorità che prevedono viaggi turistici record, sperando possano risollevare un’economia che fatica a emergere dalla crisi post-pandemia.
Gli economisti guarderanno in particolare se i consumatori cinesi utilizzeranno la pausa di otto giorni, che unisce la Giornata Nazionale del 1° ottobre e le festività di metà autunno, per spendere non solo in ristoranti e gite ma anche in altri settori, come l’immobiliare.
La maggior parte ritiene che una ripresa economica più forte sarà difficile finché il settore immobiliare colpito non si sarà stabilizzato. Questa settimana il magnate Hui Ka Yan del conglomerato Evergrande è stato messo sotto il controllo della polizia, agitando ulteriormente il colosso che rischia la liquidazione.
In termini di nuovi dati, l’attività industriale è aumentata a settembre per la prima volta in sei mesi, secondo l’indice dei responsabili degli acquisti pubblicato sabato dall’ufficio statistico nazionale cinese.
Ad agosto, i prezzi al consumo sono tornati in territorio positivo e i profitti industriali hanno invertito i precedenti cali, aumentando del 17,6% su base annua, il primo dato positivo da luglio 2022 e il più alto da novembre 2021, secondo gli analisti di Citi. Anche il tasso di calo delle esportazioni si è attenuato.
Ancora più importante, le vendite di nuove case nelle 30 principali città cinesi sono aumentate a settembre, anche se gli economisti hanno avvertito che la tendenza era fragile, con le nuove costruzioni ancora in calo.
La scorsa settimana la Banca asiatica di sviluppo ha ridotto le sue previsioni di crescita economica per il 2023 per la Cina al 4,9% da una previsione di luglio del 5,0% a causa della debolezza del settore immobiliare.
Gli analisti affermano che sarà necessario un maggiore sostegno politico per garantire che l’economia cinese possa raggiungere l’obiettivo di crescita del governo di circa il 5% quest’anno.
Stati Uniti verso il baratro?
La misura dell’inflazione sottostante preferita dalla Federal Reserve è aumentata al ritmo mensile più lento dalla fine del 2020, contribuendo a gettare le basi affinché i policy maker rinuncino a un rialzo dei tassi di interesse nella prossima riunione. Una buona notizia per gli Usa.
Tuttavia, l’imminente chiusura del governo statunitense, che minaccia di ritardare la pubblicazione dei principali dati economici, metterà alla prova la fiducia dei politici e degli investitori. Qualsiasi passo falso politico potrebbe essere sufficiente a mandare in recessione la più grande economia mondiale e l’enfasi della Fed sulle decisioni “dipendenti dai dati” diventa più precaria se si verifica lo shutdown e la pubblicazione dei dati economici è bloccata.
Secondo l’ultimo studio della Fed sulle finanze delle famiglie, inoltre, gli americani al di fuori del 20% più ricco del Paese hanno esaurito i propri risparmi extra e ora hanno meno contanti a disposizione rispetto a quando è iniziata la pandemia.
In Europa spicca ancora la perdente Germania
Non sono stati pienamente incoraggianti i dati macro per l’Eurozona.
L’inflazione core annuale nell’Eurozona è scesa al 4,5% a settembre, segnando il ritmo più lento in un anno e supportando le aspettative secondo cui la Banca Centrale Europea manterrà i tassi di interesse invariati per valutare l’impatto della sua campagna di rialzi senza precedenti. Tuttavia, l’inflazione dei prezzi alimentari è rimasta elevata all’8,8%.
Secondo uno studio dell’Istituto Ifo, le aziende tedesche ci pensano due volte prima di assumere personale in un contesto economico sempre più incerto. L’indicatore che misura la disponibilità delle imprese ad assumere dipendenti è sceso al livello più basso da febbraio 2021.
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