Il tradimento può comportare l’addebito della separazione a carico del coniuge infedele e in alcuni casi anche un risarcimento danni in favore del coniuge tradito. Ecco quando se ne ha diritto.
Il tradimento porta spesso alla rottura della coppia che, per chi è sposato, culmina nel divorzio. Questo comportamento è da molti considerato troppo grave per avere diverse risoluzioni, anche perché viola apertamente i doveri giuridici che derivano dal matrimonio, primo fra tutti quello di fedeltà.
Molto spesso, infatti, il tradimento comporta l’addebito alla separazione a carico del coniuge infedele, che così non potrà avanzare alcun diritto di mantenimento e sarà escluso dalla linea successoria dell’altro anche senza divorzio. Non che questo processo sia automatico, dato che non sempre l’infedeltà è la causa del divorzio, ma può essere anche una conseguenza di una crisi coniugale già esistente.
Al di là delle considerazioni sull’addebito della separazione in caso di tradimento, è importante sapere che anche tra coniugi (o per meglio dire, ex coniugi) vige il principio per cui chi subisce un danno ingiusto ha diritto al risarcimento. In altri termini: si può chiedere il risarcimento danni al coniuge fedifrago, ecco quando secondo la legge.
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Il dovere di fedeltà coniugale oltre a essere prima di tutto un obbligo morale è anche un obbligo imposto dal Codice civile ai coniugi, pertanto la sua violazione può comportare l’obbligo di riparare il danno cagionato all’altro coniuge, proprio come avviene per altri tipi di violazioni. Non c’è alcun dubbio sulla stringenza dell’obbligo di fedeltà reciproca, intesa peraltro in senso più ampio di ciò che si pensa comunemente.
L’articolo 143 del Codice civile annovera questo obbligo tra i diritti e i doveri reciproci dei coniugi, facendo riferimento non solo ai rapporti sessuali e affettivi, ma più in generale alla fiducia e alla dedizione reciproca tra gli sposi. Un’ulteriore conferma arriva dall’articolo 160 del Codice civile, che impedisce ai coniugi di derogare ai diritti e ai doveri matrimoniali.
È inoltre ormai consolidato l’orientamento della giurisprudenza, grazie alle numerose sentenze sull’argomento della Corte di Cassazione, che annovera l’infedeltà coniugale tra gli illeciti civili. Di conseguenza, il tradimento riguarda sia il diritto di famiglia per quanto riguarda il divorzio, la separazione e l’eventuale addebito, nonché il diritto civile più tipico.
Questa interpretazione, tuttavia, non è da sola sufficiente per avanzare una richiesta di risarcimento. Quest’ultima deve comunque muoversi sull’esistenza di danni, comprovati e causati dal tradimento. Probabilmente, la maggior parte delle persone che ha subito un tradimento avrà accusato delle conseguenze morali, ma per avere diritto al risarcimento bisogna essere in grado di provare:
- l’avvenuto tradimento o comunque la violazione dell’obbligo di fedeltà commessa dal coniuge;
- il danno subito, presumibilmente psicofisico o morale e i danni patrimoniali correlati (farmaci e cure mediche per i disturbi riportati, ad esempio);
- il nesso causale tra i danni riportati e l’infedeltà, ossia il modo specifico in cui il comportamento ha leso i propri diritti.
La richiesta deve essere presentata al tribunale, avanzando un ricorso a mezzo del proprio avvocato, preparandosi a fornire le prove richieste, magari facendosi aiutare da testimonianze, ammissioni del coniuge citato in giudizio, telefonate e così via. Secondo la giurisprudenza, la richiesta di risarcimento danni è giustificata quando le modalità del tradimento hanno superato la soglia di tollerabilità comune, finendo per ledere la reputazione, l’onore, la dignità personale o la salute del coniuge tradito.
Tutto dipende quindi dalle circostanze specifiche, dall’eventuale conoscenza pubblica del fatto, dai rapporti personali in gioco, dalla frequenza, dalle conseguenze subite. Oltre ai possibili effetti sulla salute psicofisica, quindi, il coniuge tradito può richiedere una riparazione anche per danni differenti, ad esempio che attengono alla sua rispettabilità professionale o in genere alla reputazione. Bisogna infine precisare che la richiesta di risarcimento danni deve essere necessariamente formulata in un giudizio apposito, ulteriore rispetto a quello di separazione o divorzio.
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