Cercare di imporre l’onestà a politici già inclini a essere disonesti li incoraggia semplicemente a giocare con le regole, soprattutto quando mal progettate.
Il Bilancio del Regno Unito, presentato dal cancelliere Jeremy Hunt, ha seguito la consueta coreografia ben collaudata. Il governo invia i suoi piani politici all’Ufficio indipendente per la responsabilità di bilancio, che prevede come le risultanti finanze pubbliche si comporteranno rispetto a una serie di regole fiscali stabilite dal governo stesso.
Il risultato diventa uno strumento politico che indica un margine di manovra ovvero quanto altro debito pubblico si può aumentare senza oltrepassare una linea che è arrivata a definire i limiti della responsabilità fiscale. Sia il governo che l’opposizione devono spiegare come rimanere dalla parte giusta della linea, pur mantenendo la loro offerta politica agli elettori.
Ciò incoraggia bilanci fiscali opachi e irregolari (per “trovare soldi” per le politiche desiderate senza ridefinire le priorità delle risorse reali). Si rischia anche la stasi democratica: aumenta il prezzo politico dell’offerta agli elettori di qualcosa di sostanziale e mina un dibattito serio su ciò di cui l’economia ha bisogno. [...]
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