Quando vanno in pensione gli avvocati?

Claudio Garau

18/10/2022

Le regole previdenziali per le pensione avvocati sono specifiche e il ruolo chiave è esercitato dalla Cassa Forense, un ente privato con autonomia gestionale e contabile. I dettagli.

Quando vanno in pensione gli avvocati?

Oggi gli avvocati nel nostro paese superano di poco le 240mila unità e rappresentano una professione da sempre ricca di fascino e prestigio. Le novità negli ultimi tempi non mancano: pensiamo ad esempio ai nuovi parametri forensi per calcolare compensi e parcelle, in vigore dal prossimo 23 ottobre. Si tratta di fatto di nuove tabelle per i compensi degli avvocati per attività civile, penale o extragiudiziale, con la novità dell’introduzione di un minimo e di un massimo a tempo degli incassi, legato al tempo di lavoro - ma vi è anche un ’taglio’ nell’ipotesi di responsabilità processuale.

Tra le certezze del mondo forense abbiamo il sistema previdenziale e le pensioni avvocati, che seguono - come vedremo - autonome regole. Vero è che si parla con una certa insistenza di un possibile riforma previdenziale ad hoc per questa categoria di lavoratori, ma è altrettanto vero che al momento siamo ancora sul terreno delle ipotesi, non essendovi nulla di concreto. L’ottica sarebbe comunque quella di immettere un meccanismo di calcolo contributivo in grado di dare più equità tra versamenti e prestazione pensionistica, rispetto al sistema odierno.

Restando in attesa di eventuali novità anche su questo fronte, vediamo insieme, nel frattempo, come funziona il sistema previdenziale di coloro che lavorano nei tribunali e difendono i cittadini nelle cause: quando vanno in pensione gli avvocati? Scopriamolo di seguito nel corso di questo articolo.

Quando vanno in pensione gli avvocati? Il contesto di riferimento e il ruolo della Cassa Forense

C’è un punto fondamentale che dobbiamo subito ricordare, e che può interessare anche chi avvocato ancora non è, ma vuole diventarlo. D’altronde conoscere gli aspetti previdenziali è importante anche e soprattutto per chi intende avvicinarsi alla professione, in considerazione delle peculiarità delle pensioni degli avvocati.

Ebbene, proprio come per gli altri professionisti iscritti all’Albo, anche per i legali la pensione è calcolata in maniera differente rispetto a quanto valevole per i trattamenti previdenziali Inps. Infatti l’avvocato versa i contributi previdenziali alla Cassa Forense la quale, entro certi limiti, fissa regole specifiche per il calcolo della pensione avvocati. In sintesi Inps e Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense (CNPAF) utilizzano, in linea generale, regole diverse e prevedono differenti decorrenze.

La Cassa di previdenza e assistenza forense consiste in un ente privato (ente privatizzato nel 1994, originariamente ente di diritto pubblico), che gestisce il sistema previdenziale degli avvocati. Più nel dettaglio, si tratta di una fondazione con autonomia gestionale, organizzativa e contabile, ma - proprio a causa delle sue rilevanti funzioni - soggetta alla vigilanza del Ministero di Giustizia, dell’Economia, del Lavoro e della Corte dei Conti.

Attenzione allora a distinguere tra categorie di lavoratori: se per i lavoratori autonomi non iscritti in appositi Albi, la tutela previdenziale è garantita dal sistema generale dell’istituto di previdenza, per gli iscritti agli Albi come ad es. gli architetti, ma anche i notai e, appunto, gli avvocati, la tutela previdenziale è rappresentata dalle casse di previdenza autonome.

Pensione avvocati: obbligo di iscrizione alla Cassa Forense e le due quote del trattamento previdenziale

Ovviamente anche questa categoria di lavoratori matura il diritto all’importo della pensione avvocati, tramite il versamento periodico di contributi previdenziali. Come è stato precisato in passato da alcune sentenze della Corte Costituzionale, i contributi versati alla Cassa Forense non hanno peraltro natura tributaria, ma sono prestazioni patrimoniali mirate a contribuire meramente agli oneri finanziari del regime previdenziale degli avvocati.

Oggi anche coloro che, pur iscritti all’Albo, non svolgono la professione, sono tenuti ad iscriversi alla Cassa Forense. Infatti, dal 2014, il regime delle iscrizioni a questo sistema previdenziale è stato rinnovato e non è più collegato all’accertamento di condizioni reddituali specifiche o dell’effettività dell’esercizio della professione di avvocato. Semplicemente all’iscrizione all’Albo forense consegue l’obbligo di iscrizione alla Cassa autonoma per la pensione avvocati. Per quanto riguarda i praticanti, l’iscrizione è invece soltanto facoltativa e, quindi, è lasciata alla libera scelta del singolo.

A questo punto ricordiamo che la pensione versata agli avvocati segue un calcolo specifico, essendo detto trattamento previdenziale composto da due quote diverse:

  • la quota di base, che viene calcolata con metodo retributivo. Dal punto di vista tecnico, l’ammontare annuo della pensione avvocati sulla scorta della quota di base è quantificato, applicando al reddito pensionabile individuale un coefficiente pari all’1,40%, per ciascun anno di effettiva iscrizione e contribuzione alla Cassa Forense;
  • la quota modulare è invece quantificata con metodo contributivo. In sintesi è una liquidazione versata all’avvocato nel momento nel quale questi compie l’età fissata per la pensione di vecchiaia.

Non dimentichiamo che i contributi versati dall’iscritto vanno a formare il cosiddetto montante contributivo individuale, che costituisce l’importo complessivo dei contributi versati dall’avvocato nella sua carriera - rivalutato ogni fine anno fino alla data di liquidazione della pensione. Va da sé che si tratta di un parametro di essenziale importanza nel calcolo delle pensioni incluse nel meccanismo contributivo, siccome il montante individuale non è altro che il capitale che il lavoratore ha messo da parte nel corso del tempo a scopo previdenziale.

Quanti contributi pagano gli iscritti alla Cassa Forense?

Come accennato, tutti gli avvocati iscritti agli Albi forensi sono tenuti all’iscrizione alla Cassa autonoma, e questa categoria di lavoratori contribuisce alla previdenza della professione grazie all’obbligo di versamento dei contributi, il quale ha specifiche caratteristiche che qui di seguito sintetizziamo:

  • previsto un contributo minimo soggettivo corrispondente al 15% del reddito professionale dichiarato ai fini Irpef fino al reddito massimo di 105mila euro. Per i redditi maggiori di questo limite il contributo è uguale al 3%. Il contributo minimo è del valore di 2.945 euro, fatte salve le agevolazioni di cui ai primi anni di iscrizione. Infatti i neo iscritti alla Cassa Forense si avvalgono di una riduzione del 50% del contributo soggettivo minimo, valevole per i primi sei anni laddove l’iscrizione decorra da una data anteriore al compimento del 35° anno di età;
  • previsto un contributo integrativo per le pensioni avvocati, uguale al 4% dei corrispettivi assoggettati a Iva e ripetibile nei confronti del cliente. Anche qui un’agevolazione per i giovani avvocati, siccome il contributo integrativo minimo non è dovuto per il lasso di tempo di praticantato e per i primi cinque anni di iscrizione alla Cassa Forense;
  • facoltativo è il cosiddetto contributo soggettivo modulare, che può variare dall’1% al 10% del reddito professionale dichiarato ai fini Irpef.

Ricordiamo che, anche per gli avvocati, i trattamenti pensionistici sono ottenibili in linea generale al compimento di una certa età anagrafica e con il possesso da parte dell’assicurato di determinati requisiti contributivi e assicurativi. Approfondiamo questi aspetti.

Pensioni avvocati: ecco quali sono e quale età si accede

Diverse sono le possibilità di pensionamento di un avvocato, se teniamo conto del fatto che il sistema su cui poggia la Cassa Forense include la facoltà di uscire dal mondo del lavoro con requisiti di età e di contributi diversi tra loro. Ecco di seguito un quadro sintetico che vuole chiarire la situazione attuale:

  • pensione di anzianità, che viene versata su domanda dell’interessato, il quale abbia almeno 62 anni di età e almeno 40 anni di contributi regolarmente versati. Attenzione però perché detto trattamento implica la cancellazione dagli Albi forensi e vieta di fatto la nuova iscrizione;
  • pensione di vecchiaia al compimento di 70 anni di età e con versamento regolare di almeno 35 anni di contributi;
  • pensione di vecchiaia anticipata, che scatta con il requisito dei 35 anni di contributi. Questa categoria di lavoratori può infatti anticipare il pensionamento al raggiungimento di una età inclusa tra 65 e 70 anni, ma applicando un coefficiente di riduzione dell’ammontare di pensione avvocati uguale allo 0,41% per ciascun mese di anticipo rispetto all’età anagrafica prevista. Tale riduzione o penalizzazione non vale però in caso di un’anzianità contributiva di 40 anni, ma in ogni caso occorre comunque compiere il 65esimo anno di età per avvalersi di tale agevolazione previdenziale;
  • pensione di vecchiaia contributiva, versata agli iscritti che abbiano conseguito il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia, ovvero 70 anni, ma senza aver conseguito anche l’anzianità contributiva richiesta pari a 35 anni. Per questo trattamento previdenziale l’avvocato deve tuttavia aver versato almeno 5 anni di contribuzione.

Accenniamo infine anche al fatto che le regole della previdenza degli avvocati prevedono anche la pensione di inabilità e di invalidità, assegnate secondo regole ad hoc di cui al regolamento della previdenza della Cassa Forense.

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