Quando una persona è benestante? E quanto bisogna guadagnare per essere ricchi? Ecco quali sono le considerazioni da fare.
Spesso i termini benestante e ricco vengono utilizzati come sinonimi, ma bisogna subito chiarire che, per quanto simili, configurano due categorie differenti.
In particolare, possiamo utilizzare due metodi distinti di classificazione: uno di tipo qualitativo e l’altro quantitativo. Partiamo dal primo: ci sono esperti di finanza personale che ritengono che la ricchezza sia data dagli elevati guadagni e patrimoni, mentre la persona benestante è quella che ha la libertà di spendere i soldi a sua disposizione per fare ciò che desidera. Solitamente, una persona benestante è allo stesso tempo ricca, mentre non è detto che una persona ricca sia anche benestante. Si pensi ad esempio a chi guadagna molto ma allo stesso tempo ha talmente tanti debiti da dover comunque stare attento alle proprie spese.
Tutto, quindi, dipende dalla libertà finanziaria, aspetto che non è facilmente quantificabile in quanto dipende anche dalle abitudini di spesa di ogni singola persona. Per questo motivo non esiste un numero arbitrario, o comunque una soglia da raggiungere, per essere considerati ricchi o benestanti.
Lato quantitativo, invece, è possibile individuare una soglia reddituale e patrimoniale oltre cui una persona può essere considerata benestante, ma in questo caso si tratta di parametri convenzionali che aiutano solamente a farsi un’idea a riguardo. Non esiste, infatti, un criterio di quantificazione comune, come invece accade per la definizione della classe media di ogni Paese indicata dall’Ocse.
Quanto bisogna guadagnare (e quanti soldi bisogna avere) per essere ricchi o benestanti in Italia
Una persona può essere ricca o benestante perché ad esempio percepisce un reddito elevato dalla propria attività lavorativa (subordinata o autonoma), oppure perché ha un patrimonio tale - ad esempio se ha beneficiato di una ricca eredità, oppure ha fatto degli investimenti redditizi - da permettergli di vivere senza dover prestare particolare attenzione alle proprie spese.
A tal proposito, possiamo convenzionalmente individuare le persone benestanti come quelle che hanno un reddito compreso tra il 250% e il 400% del reddito mediano (la soglia che divide esattamente a metà la popolazione), pari a circa 27 mila euro (riferito al biennio 2021-2022). Quindi, può considerarsi benestante chi guadagna tra 68 e 108 mila euro l’anno.
Sopra il 400% del reddito mediano e sotto il 1.000%, quindi fino a 270 mila euro di guadagno annuo, invece, una persona può essere considerata ricca, mentre il super ricco è chi supera anche questa soglia.
Lato patrimoni, invece, dall’analisi congiunta dei parametri individuati da Credit Suisse con quelli del Rapporto Aipb Censis, possiamo dire che:
- la persona benestante ha un patrimonio compreso tra 500 mila e 1 milione di euro;
- la persona ricca ha un patrimonio tra 1 milione e 50 milioni di euro;
- la persona super ricca ha un patrimonio superiore a 50 milioni di euro.
Essere benestanti, una valutazione più soggettiva che oggettiva
La valutazione di tipo quantitativo, tuttavia, non tiene conto della libertà finanziaria, elemento che come visto sopra è utilizzato da molti analisti per distinguere chi è solo ricco da chi è anche benestante.
Se ci limitiamo a un’analisi quantitativa di redditi e patrimoni, infatti, la persona ricca ha più soldi di quella benestante, per quanto comunque anche quest’ultima disponga di un reddito molto superiore rispetto a quello previsto per far parte della classe media (tra i 20.234 e i 53.958 euro stando ai valori attuali).
Quindi, per quanto alcuni criteri possano essere d’aiuto per identificare quando una persona è benestante, molto dipende anche dalle proprie sensazioni. Se ad esempio si ritiene di essere nella condizione per cui nessuno degli acquisti desiderati è precluso, allora potete comunque considerarvi benestanti nonostante un reddito o un patrimonio inferiori alle suddette soglie.
A tal proposito, secondo l’ultimo rapporto Censis appena il 5,7% degli italiani ritiene di appartenere a questa categoria, mentre il 60,5% si considera nella classe media. Il restante 33,8%, invece, ritiene di far parte del ceto popolare.
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