La vertenza sindacale può rivelarsi un utile strumento per il lavoratore che ha subito una violazione dei propri diritti da parte dell’azienda. Ma quali sono i costi da sostenere?
Tutti i lavoratori che temono o che hanno la certezza di aver subito una violazione dei propri diritti da parte dell’azienda o del datore di lavoro, debbono sapere che a loro tutela sussiste la cd. vertenza sindacale. Il dipendente - a cui non sono riconosciuti i diritti previsti dal contratto individuale di lavoro, dal Ccnl di riferimento e dalla normativa nazionale e regionale - può dunque scegliere di fare vertenza per riportare la situazione alla normalità.
Di seguito vedremo in sintesi che cos’è una vertenza sindacale, e soprattutto ci soffermeremo sugli aspetti economici della stessa. Ciò in quanto si tratta di un meccanismo di tutela, ma pur sempre azionabile sostenendone i relativi costi (non elevati). Anticipiamo altresì che fare vertenza è sempre un’operazione assai meno onerosa della causa contro il datore, in particolare nei casi in cui il lavoratore intenda recuperare un credito di ridotto ammontare oppure far valere il diritto alle ferie.
Ecco i dettagli.
Quanto costa fare vertenza sindacale?
- Quanto costa fare una vertenza sindacale: il contesto di riferimento e la finalità della vertenza
- Quanto costa fare vertenza sindacale: 3 buoni motivi per servirsi di questo strumento di tutela
- L’iter della vertenza sindacale in breve: la fasi chiave
- Quanto costa fare vertenza sindacale? I casi concreti
Quanto costa fare una vertenza sindacale: il contesto di riferimento e la finalità della vertenza
Come vedremo più avanti, fare una vertenza sindacale significa intraprendere un’iniziativa non esente da spese. Ma cosa significa in concreto, fare vertenza al datore di lavoro? Ebbene, siamo innanzi ad uno specifico strumento di garanzia, previsto dalle norme del diritto del lavoro, che il lavoratore può utilizzare al fine di veder riconosciuti e tutelati i propri diritti.
Pensiamo ai casi non infrequenti del mancato pagamento dello stipendio o dei contributi, o ancora al mobbing e alle tante situazioni in cui l’azienda non riconosce al lavoratore subordinato le ore di ferie e di straordinario. In queste circostanze, ed in tante altre nelle quali i diritti del prestatore di lavoro sono lesi o messi a rischio, è certamente possibile optare per la vertenza sindacale.
Grazie ad essa, detta anche vertenza di lavoro, il dipendente vuole provare a trovare una composizione della lite, in modo che questa non finisca per condurre le parti in tribunale.
Proprio il sindacato, considerata in precedenza l’effettiva fondatezza della denuncia, avrà poi il compito di convocare il datore di lavoro - al fine di tentare una composizione bonaria della controversia. Come accennato, scopo della vertenza sindacale è evitare lo sconfinamento della lite in una causa di lavoro, dagli esiti incerti e dai costi decisamente più alti rispetto a quelli legati al mero iter della vertenza sindacale. In questi casi si è soliti parlare di conciliazione in sede sindacale, tenuto conto del fatto che l’accordo è sottoscritto con l’assistenza del sindacato - tenuto conto delle norme rilevanti al contratto collettivo applicato.
Quanto costa fare vertenza sindacale: 3 buoni motivi per servirsi di questo strumento di tutela
Al di là delle considerazioni di natura economica, che tra poco faremo, sussistono almeno tre valide ragioni per cui tentare la strada della vertenza sindacale e cercare così una composizione bonaria della lite, prima che questa sfoci nelle aule di tribunale.
Poco sopra abbiamo accennato ai tanti casi pratici di mancato rispetto dei diritti del lavoratore, che costituiscono il presupposto di una vertenza sindacale. Ebbene, se è vero che in tutte queste circostanze è sicuramente possibile fare causa in tribunale, è altrettanto vero che aprire una vertenza sindacale conviene. Vediamo perché:
- la vertenza sindacale o di lavoro costa molto meno rispetto alla scelta di incaricare un avvocato di cominciare una causa e portarla avanti nell’interesse del cliente;
- in caso di esito positivo del percorso della vertenza, i tempi rispetto ad una causa di lavoro sono molto più brevi, e ciò ovviamente va nell’interesse del lavoratore (e della stessa azienda);
- laddove invece la vertenza in oggetto non si concludesse con un accordo - persistendo gli elementi di contrasto tra le parti - tutto il relativo materiale andrebbe a costituire documentazione già pronta per la successiva causa in tribunale.
Come si può ben notare, sono più d’una le ragioni che potrebbero spingere il lavoratore a fare vertenza.
L’iter della vertenza sindacale in breve: la fasi chiave
I costi della vertenza rappresentano uno dei vari aspetti che caratterizzano la procedura in esame. Di seguito intendiamo ricordare i passaggi più significativi della vertenza, ovvero gli step di cui ogni lavoratore deve essere al corrente prima di attivarsi in tal senso.
Anzitutto assume rilievo l’invio della cd. lettera di diffida al datore di lavoro - tramite il sindacato - con la quale segnalare il mancato riconoscimento dei propri diritti. Nell’ambito delle loro funzioni e attraverso i propri uffici legali, i sindacati potranno effettuare controlli sulle doglianze del lavoratore, ad es. raccogliendo testimonianze di quanto dichiarato dal dipendente.
Non meno importante è poi la fase della convocazione del datore di lavoro da parte del sindacato. Essa serve a trovare una soluzione bonaria e conciliativa, che tenga conto delle ragioni di ambo le parti (questa fase potrà svolgersi presso la stessa sede del sindacato o presso l’Ispettorato del Lavoro).
Non è detto però che la vertenza sindacale sortisca l’effetto sperato, e ciò nonostante i costi economici sostenuti per attivarla. In caso di mancata conciliazione e dunque in ipotesi di mancato raggiungimento di un accordo bonario, la fase successiva sarà quella giudiziale - giacché la lite potrà essere risolta in tribunale. Di fatto il sindacato trasmetterà la pratica ad un proprio legale di fiducia, che avrà il compito di seguire il lavoratore durante tutta la fase successiva.
Ricordiamo altresì che nella prassi si usa parlare di vertenza di lavoro in senso ampio, ovvero anche in caso di passaggio alla causa vera e propria.
Quanto costa fare vertenza sindacale? I casi concreti
Veniamo a questo punto alla domanda iniziale con cui abbiamo aperto l’articolo. Quali sono le spese in gioco per la vertenza al datore di lavoro? Il quadro è sostanzialmente il seguente:
- la vertenza sindacale è quasi a costo zero per il dipendente già iscritto al sindacato. Egli dovrà far fronte alle spese per la quota associativa iniziale per il rilascio della tessera e per la quota sindacale periodica, trattenuta direttamente in busta paga. Tuttavia l’interessato dovrà comunque versare le spese vive e i rimborsi per le spese sostenute per l’istruzione della pratica.
- per coloro che non hanno versato la quota associativa periodica, la vertenza sindacale presenta costi diversi in rapporto al sindacato prescelto. Chiaro che quest’ultimo potrà imporre l’iscrizione al lavoratore, al fine di tutelarlo con la vertenza. Egli dovrà dunque ottenere la tessera, sostenere i relativi costi di iscrizione e di seguito i costi vivi per la pratica.
In ogni caso, se è vero che i costi del sindacato sono sicuramente inferiori a quelli che potrebbe comportare l’intervento di un avvocato nell’ambito di una causa civile, è altrettanto vero che il sindacalista non potrà mai difendere il dipendente in tribunale. In caso di esito negativo della trattativa per la conciliazione, il lavoratore sarebbe costretto a rivolgersi ad un legale, sostenendone gli ulteriori costi. Ecco perché in relazione alle questioni più complesse e spinose, è preferibile ottenere direttamente l’assistenza di un avvocato, eventualmente suggerito dallo stesso sindacato.
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