Le amministrazioni locali del Dragone hanno accumulato enormi passività nel corso di una decennale corsa all’edilizia alimentata dal debito.
Nei giorni scorsi, in Cina, è andato in scena un confronto tra i funzionari di alcune delle province (e delle città) più indebitate del Paese e i principali banchieri statali. L’obiettivo del meeting: rinegoziare i pagamenti dei debiti miliardari che minacciano di limitare ulteriormente la crescita della seconda economia mondiale.
Le amministrazioni locali del Dragone hanno accumulato enormi passività nel corso di una decennale corsa all’edilizia alimentata dal debito. Questa spinta infrastrutturale ha contribuito ad alimentare la crescita del Paese, ma molte province devono adesso fare i conti con miliardi di dollari di debiti fuori bilancio. Stiamo parlando di cifre enormi, difficili da quantificare, che soffocano la capacità dei governi provinciali di effettuare nuovi investimenti e che si vanno ad aggiungere alla pressione sull’economia, già alle prese con una complessa ripresa post pandemica.
E così, a margine di un incontro politico che si svolge ogni anno a Pechino, noto come Due Sessioni, i funzionari di alcune province si sarebbero fatti avanti per capire il da farsi. Quelli del Liaoning, una provincia settentrionale coincidente con la «cintura di ruggine cinese», hanno incontrato i rappresentanti di 18 istituzioni finanziarie statali, compresi gli esponenti della Industrial and Commercial Bank of China, il più grande finanziatore del Paese. Gli alti funzionari della provincia di Hebei e della città costiera di Tianjin, invece, hanno tenuto incontri di alto livello con gli istituti di credito statali, Bank of China compresa. Lo stress del debito fuori bilancio, in sostanza, avrebbe spinto le province più deboli a negoziare attivamente queste passività. [...]
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