Quasi tutti gli analisti sono concordi sul fatto che i tassi saliranno ancora. Ma concretamente, fin dove possono arrivare?
Se c’è una cosa su cui attualmente operatori, analisti e investitori sono concordi è che i tassi saliranno ancora, in Usa come in Europa, e il resto del mondo non potrà seguire una strada troppo diversa.
Fed e Bce sono state molto chiare nella loro intenzione di combattere l’inflazione a suon di rialzi dei tassi, quindi su questo fronte la strada sembra sostanzialmente segnata.
Il punto fondamentale, però, è fin dove i rendimenti potranno arrivare. Ad esempio, il decennale italiano attualmente rende il 4,66%. Ora, un conto è che salga ancora un po’ arrivando al 5-6%, un conto è arrivare alla doppia cifra.
Quindi, fin dove si potrà arrivare? Le previsioni non sono mai precise o sicure al 100%, ma si può comunque provare a fare qualche considerazione sulla base dei fondamentali economici.
Tassi e inflazione
Tassi di interesse e inflazione sono senza dubbio legati. Gli investitori obbligazionari vogliono un rendimento che copra dalla perdita del potere d’acquisto (inflazione) e, in più, offra un più o meno grande «extra» (rendimento reale).
Se si prende come riferimento la situazione Usa, che è quella più dinamica e da cui sicuramente deriveranno poi tutte le altre, in linea generale si può ipotizzare che prima o poi i tassi della Fed, attualmente al 3,25%, incontrino il tasso di inflazione, che nell’ultima rilevazione è stata pari all’8,26%.
Attualmente, le due grandezze sono fortemente lontane. Gli analisti, comunque, si aspettano che la Fed aumenti i tassi anche fino al 4,50% entro la fine dell’anno.
L’inflazione è ora molto alta, ma in rallentamento. Nella rilevazione di giugno eravamo poco sopra il 9%, quindi oltre tre quarti di punto in più rispetto a settembre.
Il punto, però, è vedere come si muove l’inflazione mensile.
Perché ora è importante l’inflazione mensile
L’inflazione mensile consiste nel movimento dell’aumento dei prezzi da un mese all’altro. L’andamento cumulato delle inflazioni mensili ci da poi l’aumento annuale.
Ad esempio, ad agosto l’aumento mensile è stato solo dello 0,1%. È per questo che su base annua l’inflazione, pur restando molto alta, è comunque in calo. Man mano che passeranno i mesi, le rilevazioni mensili del passato che erano molto alte verranno sostituite da rilevazioni più recenti auspicabilmente più basse.
È il concetto della «media mobile», con le rilevazioni più vecchie sostituite progressivamente da quelle più aggiornate. Osservando l’inflazione mensile, possiamo proiettare vari scenari.
Ad esempio, in uno scenario in cui i prezzi salgono dello 0,1% su base mensile, già nella rilevazione di marzo 2023 ci troveremmo un’inflazione annua del 3,75% circa, quindi già più bassa del tasso Fed previsto per fine anno. In tale scenario, probabilmente il picco dei rendimenti sarà raggiunto alla fine del 2022 intorno al 4-4,5%.
Uno scenario meno ottimista, ma comunque plausibile, di aumento dello 0,5% annuo, ci porterebbe nell’estate 2023 ad un’inflazione intorno al 5,5%-6%. Quindi è probabile un aumento ulteriore dei tassi Fed nella prima parte del 2023.
Una stima più ordinaria e normale potrebbe essere quella di un aumento mensile tra lo 0,2% e lo 0,3%. In questo caso, l’inflazione calerebbe progressivamente e in primavera 2023 saremmo intorno al 4,5%. La Fed, quindi, potrebbe aumentare i tassi fino al range 4,5%-5%.
Quando si vedrà il picco dei tassi Fed e a quanto ammonteranno
Premesso che fare previsioni è molto complesso, in assenza di altri shock rilevanti, tra la fine del 2022 e il primo trimestre 2023 dovremmo vedere il picco per i tassi Fed, che potrebbero oscillare tra il 4% e il 5%.
Per i titoli decennali Usa attualmente siamo al 3,90% circa e si potrebbe salire, appunto, fino al 4,5%-5%. Poiché il mercato tende sempre ad anticipare, questo picco potrebbe già arrivare per la fine dell’anno.
Ma in generale, la cosa importante da monitorare sarà l’inflazione mensile. Più il tasso di crescita mensile sarà basso e più vicino sarà il picco dei tassi.
In generale, le ultime tendenze in arrivo dagli Usa fanno propendere per un’inflazione in fase di «rientro» su livelli normali, senza il rischio che vada fuori controllo.
In Europa le cose potrebbero essere un po’ diverse, ma in linea generale non dovrebbero discostarsi troppo come livelli e tempistiche. Se i decennali Usa dovessero fare un massimo tra il 4 e il 5%, in Italia, salvo derive strane del bilancio pubblico, non dovremmo andare oltre il 5-6% al picco massimo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA