Nella speciale classifica del valore delle nazioni valutate come brand, l’Italia fa un passo in avanti e aumenta il suo valore a quasi $2.000 miliardi. Il Belpaese balza di circa il 12%.
Il Brand Italia aumenta il suo valore e diventa più prezioso.
Nella speciale classifica della consultancy inglese Brand Finance ogni anno viene proposta la lista dei Paesi del mondo in base al loro prestigio economico e finanziario.
Valutati come fossero dei marchi da pubblicizzare e vendere, i singoli Stati assumono un valore numerico in base alle loro prestazioni in termini di crescita, credibilità, potenzialità, reputazione.
L’Italia ha visto accrescere il suo peso nella classifica aggiornata al 2021 e il brand nazionale si è rafforzato, fino a valere circa 2.000 miliardi di dollari. I dettagli della ricerca: quanto vale il nostro Paese e qual è lo Stato più forte di tutti?
Brand Italia cresce e vale $2.000 miliardi
Sfiora i 2.000 miliardi il valore dell’Italia vista come un marchio nella speciale classifica Brand Finance.
Ancorata saldamente alla nova posizione dell’elenco a livello mondiale, la nostra nazione ha registrato un aumento dell’11,8% della sua preziosità, calcolata a 1.985 miliardi di dollari rispetto ai precedenti 1.766 (riferiti alla classifica 2020).
Un balzo in avanti netto e importante, quindi, per la reputazione e la credibilità del Belpaese. Nonostante non abbia scalato la classifica, aggiungendo posizioni, l’aumento di valore è senza dubbio un segnale positivo.
Secondo il direttore Italia Brand Finance, Massimo Pizzo intervenuto sul Corriere, il risultato dell’Italia è degno di nota poiché l’immagine nazionale nel mondo è migliorata “molto più velocemente della media dei Paesi del G20 fermi al +6%. Il gruppo dei 100 Paesi monitorati è cresciuto del +7%.”
Il responso della classifica sembra il coronamento di un anno davvero incredibile per l’Italia, vincente su diversi fronti: dalla vittoria agli Europei di calcio alle medaglie d’oro olimpiche nell’atletica, fino al dominio musicale all’Eurovision, oltre che alla risonanza del premio Nobel per la Fisica assegnato a Parisi.
Tanti sono stati i motivi di orgoglio per una nazione ultimamente sotto i riflettori soprattutto per debito pubblico a livelli record, incapacità di crescita, instabilità politica.
La figura del presidente del Consiglio Draghi, inoltre, ha innegabilmente alzato il livello di affidabilità del Paese, mentre le proiezioni economiche indicano l’Italia come una delle nazioni più in crescita per il 2021 e per gli anni futuri.
Chi vince e chi perde nella classifica Brand nazionali?
Stati Uniti e Cina sono rimaste ai primi due posti della classifica per valore del loro marchio nazionale. In generale, nell’elenco non si sono registrati cambiamenti degni di nota per quanto riguarda i posizionamenti.
Interessanti, invece, alcuni risultati. Per esempio, l’Estonia è emerso come il marchio nazionale in più rapida crescita al mondo del 2021, con un balzo del valore del marchio del 38%. Il risultato è stato possibile in gran parte grazie alla sua infrastruttura digitale in forte avanzamento a livello mondiale.
Myanmar ed Etiopia sono tra i marchi nazionali in caduta più rapida nella classifica. I disordini nei due Paesi hanno causato danni significativi ai valori del loro brand, che sono diminuiti rispettivamente del 26% e del 22%.
Anche il Brasile ha subito un forte calo del valore del marchio poiché la pandemia sta devastando società ed economia.
Nella sofisticata classifica che elenca le nazioni più forti (la metodologia sulla forza del marchio nazionale include i risultati del Global Soft Power Index, lo studio di ricerca più completo al mondo sulle percezioni del marchio nazionale, che rileva le opinioni di oltre 75.000 persone con sede in più di 100 Paesi) a vincere è stata la Svizzera, con punteggio di 83,3 su 100.
In calo, invece, la Germania, che è scivolata in quinta posizione dopo aver conquistato il gradino più alto del podio l’anno scorso. Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Francia sono tutti usciti dalla classifica dei primi 10 marchi nazionali più forti a causa della percezione negativa sulla gestione del Covid.
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