L’auto aziendale fa parte dei benefit assegnati al dipendente, ha un valore economico e per questo va sottoposta a tassazione. Attenzione però a distinguere come fare. I dettagli.
Oltre al normale stipendio esistono i cosiddetti fringe benefit, ovvero forme di retribuzione in beni e servizi versate dall’azienda e che compaiono ogni mese in busta paga del dipendente - in quanto compensi in natura.
Tra i fringe benefit abbiamo ad es. le polizze assicurative, i buoni acquisto, gli alloggi in affitto al dipendente o il pc aziendale. Le distinte tipologie di fringe benefit sono regolate all’interno del contratto individuale stipulato tra azienda e lavoratore.
Tra questi ci può essere anche l’auto aziendale, il cui utilizzo il datore di lavoro può assegnare al dipendente anche per scopi personali e non soltanto per le necessità lavorative. Ebbene proprio l’auto aziendale, che può essere inclusa nel contratto di lavoro, comporta il versamento delle tasse sul valore economico del benefit cui corrisponde. Non a caso va indicato in busta paga.
In quest’ultima il fringe benefit dell’auto aziendale è tassato poiché concorre alla formazione del reddito nel lavoro dipendente. Ecco perché di seguito cercheremo proprio di capire quanto vale l’auto aziendale dal lato fiscale.
Quanto vale l’auto aziendale come benefit in busta paga?
Auto aziendale come fringe benefit
Succede spesso che il lavoratore, per compiere la prestazione di lavoro di cui alla lettera di assunzione, debba viaggiare molto con un mezzo a motore. Pensiamo infatti a chi lavora nel settore commerciale ad esempio, e deve recarsi di persona presso i clienti, ma pensiamo anche agli informatori delle aziende farmaceutiche o agli ingegneri di cantiere. Sono tutte figure per cui l’auto aziendale costituisce un indubbio vantaggio sia pratico che economico.
Il mezzo in oggetto consiste in una vettura di proprietà dell’azienda oppure conseguita con la firma di un contratto di leasing o noleggio.
Può così trattarsi di un mero fringe benefit - siccome la disponibilità di un’autovettura “spesata” dai costi d’esercizio e di manutenzione ha un non esiguo valore economico - ma anche di una necessità di muoversi sul territorio per sole esigenze lavorative. L’auto aziendale sostituisce comunque l’utilizzo del proprio mezzo e le spese legate al rimborso chilometrico.
Uso promiscuo
Nella lettera di assunzione e nel contratto di lavoro tipicamente si trovano indicato il modello e la marca della macchina. Se non viene indicato niente, il lavoratore potrà usare il mezzo solo per necessità lavorative e non per quelle legate alla vita privata, altrimenti l’auto sarebbe concessa con il cd. uso promiscuo (ad es. per per accompagnare i figli a scuola, per fare spesa, andare in villeggiatura ecc.), e dunque anche al di fuori degli impegni lavorativi. Quest’uso va tassato e perciò il dato del valore dell’auto aziendale deve comparire in busta paga.
In questa ipotesi, il dipendente ottiene un vero e proprio fringe benefit che ha un proprio valore economico e che dunque va sottoposto a tassazione. D’altronde chi riceve una macchina aziendale per l’uso personale ha un vantaggio - perché di fatto riceva una retribuzione indiretta. Basti pensare a tutti i soldi che ciascuna famiglia spende ogni anno per il mezzo a motore di sua proprietà (tra cui quelli per bollo o assicurazione, ad esempio).
In estrema sintesi, l’uso gratuito dell’auto ha un suo valore economico legato alle caratteristiche dell’auto.
Tassazione dell’auto aziendale
Il benefit che ottiene il dipendente grazie all’uso promiscuo dell’auto aziendale deve essere sottoposto a tassazione Irpef perché - come accennato - costituisce una forma di retribuzione indiretta (o in natura) di cui si trova traccia in busta paga.
Non dimentichiamo che sono imponibili, sul piano fiscale, non soltanto le somme di denaro versate come stipendio ma anche ogni altra forma di retribuzione indiretta o in natura - tra cui appunto anche l’auto aziendale. Ribadiamo allora che il valore dell’uso personale rappresenta una forma di retribuzione, sulla quale vanno calcolate e pagate le tasse.
Se ci si chiede quanto vale l’auto aziendale come benefit in busta paga, è da notare anzitutto che la tassazione di questo mezzo in capo al dipendente è regolata dal Testo Unico per le imposte sui redditi. Ma nel 2020 furono introdotte importanti novità normative, circa la tassazione delle auto aziendali: essa infatti oggi è legata direttamente al livello di emissioni inquinanti del veicolo.
La domanda che azienda e lavoratore possono farsi è certamente quante tasse si pagano sull’auto aziendale. Ebbene il valore da sottoporre a tassazione è strettamente legato alle caratteristiche tecniche della vettura. Il modello, la cilindrata, i cavalli influiscono, infatti, sul maggiore o minore valore economico del vantaggio ottenuto dal fringe benefit. Ecco perché ha senso chiedersi quanto vale l’auto aziendale come benefit in busta paga.
Le regole aggiornate
Annualmente sono pubblicate in Gazzetta Ufficiale le tabelle ACI che includono, per ogni tipologia di auto, il valore del fringe benefit da immettere nella busta paga e su cui quantificare tasse e contributi previdenziali.
Ebbene, oggi sono premiati, e perciò ’agevolati’ dal lato fiscale, gli autoveicoli ecologici o green, come gli elettrici e gli ibridi, e penalizzati - invece - quelli che possono maggiormente nuocere all’ambiente - ci riferiamo essenzialmente ai motori rientranti nelle categorie Euro 4 o più basse. Le regole introdotte alcuni anni fa hanno dunque l’obiettivo di sollecitare il rinnovamento delle dotazioni aziendali di mezzi a motore.
In particolare, è solo per i veicoli immatricolati a partire dal primo gennaio 2020 e per contratti di fringe benefit firmati a partire dal primo luglio 2020, che la legge ha previsto un differente calcolo della base imponibile da sottoporre a tassazione, a seconda delle emissioni prodotte dal veicolo.
Le nuove percentuali per il calcolo delle tasse
Ma come funziona attualmente il nuovo meccanismo di tassazione delle autovetture aziendali? Ebbene, la percentuale generale di imponibilità fiscale è pari al 30%, pur con alcune variazioni in aumento o in diminuzione, che tengono conto degli effettivi rischi per l’ambiente:
- è abbassata al 25% se le emissioni di anidride carbonica sono al di sotto di 60 g/km;
- è inalterata se il mezzo emette un valore maggiore di 60 g/km ma al di sotto di 160 g/km;
- è aumentata al 50% per i mezzi con emissioni incluse tra 160 e 190 g/km;
- è innalzata al 60% se le emissioni di anidride carbonica del veicolo sono maggiori di 190 g/km.
In estrema sintesi le tasse sul benefit si calcolano sottoponendo a tassazione il 30% del costo di percorrenza di 15.000 km all’anno con la specifica tipologia di auto assegnata ma, con il sistema attuale, la percentuale di imponibile fiscale sale o scende in base a quanto il veicolo è ecologico.
Detta percentuale incide sulle buste paga dei lavoratori e ci aiuta a capire quanto vale effettivamente l’auto aziendale come fringe benefit assegnato dall’azienda o datore di lavoro.
Tabelle Aci rimborso chilometrico: chiarimenti
Al fine di ottenere il valore stimato dell’auto aziendale, utile a stabilirne la tassazione in busta paga, hanno rilievo essenziale - dicevamo sopra - le cd. tabelle Aci di rimborso chilometrico per l’utilizzo delle autovetture aziendali - aggiornate al 2023. Il reddito imponibile determinato dall’uso personale dell’auto aziendale è infatti fissato utilizzando queste tabelle.
Esse hanno come parametri di riferimento il costo chilometrico (collegato ad una base annua di 15mila chilometri) e la quantità di emissioni di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera da parte del mezzo a motore, sulla scorta del tipo di alimentazione (benzina, metano, gasolio, ibrido, elettrico, Gpl).
Dalla tabella si desume la cifra unitaria chilometrica per la propria macchina (marca e tipologia), si moltiplica per 15.000 km (la percorrenza media) e poi si calcola il 30% (o la percentuale dell’elenco sopra indicato a seconda delle emissioni di CO2) dell’importo risultante. Il valore in busta paga del benefit auto aziendale corrisponde proprio al risultato di detto conteggio, sulla presunzione che il dipendente utilizzi l’auto per il 70% a scopo lavorativo e per il restante 30% per motivi personali.
In pratica, onde scoprire il valore stimato dell’auto aziendale nel corso dell’anno, occorre moltiplicare il valore chilometrico di cui alle citate tabelle, e dividendolo infine per 12 si scopre il valore mensile del fringe benefit versato al dipendente, che ha l’autovettura aziendale assegnata in uso promiscuo.
Può sembrare un calcolo abbastanza complicato ma le tabelle Aci, pubblicate entro il 31 dicembre di ogni anno in GU, contengono già il valore da assoggettare a tassazione per tipologia di auto e cilindrata - senza bisogno di fare le operazioni da soli. Basta appunto dividerlo per 12, ovvero i mesi dell’anno, e si otterrà il valore del fringe benefit da indicare in busta paga mensile.
Deducibilità per l’azienda
Abbiamo visto che il valore dell’auto aziendale in busta paga ha rilievo sul piano fiscale. Dal lato delle imposte sui redditi l’Agenzia delle Entrate ritiene ammissibile la deduzione in tutti i casi in cui l’autovettura sia necessaria ai fini dello svolgimento dell’attività.
In particolare l’Amministrazione finanziaria ha spiegato che i costi delle autovetture sono del tutto deducibili per l’azienda, soltanto quando esse sono rivolte ad un utilizzo strumentale esclusivo e non promiscuo o parziale. Pertanto deve trattarsi di mezzi usati soltanto per finalità legate al lavoro e non anche per motivi personali.
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