L’immunologo Giacomo Gorini spiega in un’intervista a Money.it cosa potrebbe succedere in autunno con la quarta dose per tutti e si sofferma sulla malattia Y, la prossima pandemia, di cui parla nel suo libro.
Dalla malattia X alla malattia Y: dal Covid a una nuova, e ancora sconosciuta, pandemia. Il mondo intero si deve preparare ad affrontare una nuova crisi sanitaria, che però ancora nessuno può sapere quando e sotto che forma arriverà.
Giacomo Gorini, immunologo ed ex ricercatore dell’università di Oxford che ha collaborato al vaccino anti-Covid poi distribuito da AstraZeneca, racconta nel suo libro ’Malattia Y - dal vaccino alle nuove frontiere della medicina’, edito da Piemme, non solo la sua esperienza nei laboratori nei quali è stato predisposto il vaccino, ma anche cosa ci aspetta per il futuro.
Intervistato da Money.it Gorini parla del vaccino di AstraZeneca, della malattia Y che prima o poi arriverà e di ciò che succederà nell’immediato, a partire dalla quarta dose e dalle piattaforme vaccinali che ancora utilizzeremo contro il Covid e contro le nuove varianti come Omicron.
La malattia X, il Covid, era attesa ed è arrivata. Ma cos’è invece la malattia Y?
È la prossima grande pandemia che paralizzerà il mondo. Ovviamente non sappiamo che tipo di virus la causerà, che tipo di malattia, ma possiamo trarre insegnamenti dalla malattia X per trovarci preparati, soprattutto come Italia, che avrebbe potuto fare molto di più.
Siamo davvero sicuri che la malattia Y arriverà e quando potrebbe succedere?
Siamo sicuri che arriverà? Sì, perché i virus cercano di fare il salto dall’animale all’uomo continuamente. Ripensiamo a quello che abbiamo visto da inizio secolo: epidemia suina, avaria, prima Sars, Zika, sono tutti virus che hanno cercato di diventare pandemici facendo il salto. Poi è arrivato quello che ce l’ha fatta. Quindi è possibile succeda anche nei prossimi decenni, intanto vedremo epidemie di nuovi virus con il salto da animale a uomo, e forse uno di loro ce la farà a infettare il mondo. Teniamo comunque presente che sono eventi rari.
Perché il vaccino AstraZeneca è stato penalizzato: c’è stato solo un problema mediatico, di comunicazione?
Atteniamoci ai fatti: lo stesso vaccino prodotto dalla stessa compagnia che è rimasta in silenzio totale in tutto il mondo nonostante la tempesta che si è verificata, ha visto una risposta totalmente diversa fra Regno Unito ed Europa. Com’è possibile che lo stesso vaccino sia stato così tanto discusso in Europa e non nel Regno Unito? Secondo me è successo qualcosa che ha avuto a che fare sicuramente con un elemento di orgoglio nazionale: gli inglesi ci tenevano a usare un vaccino da loro prodotto. Ma è anche diverso il modo in cui la scienza e la geopolitica vengono comunicate pubblicamente in Italia. Prima riguardava solo il Covid, ma vediamo che molte teorie professate dalla minoranza della popolazione vengono portate al pubblico tramite tv, giornali e stampa proprio con l’intento di creare dibattito e il cittadino si trova confuso. E c’è stato un espandersi della diffidenza verso questo vaccino a macchia d’olio, nonostante l’Ema dicesse di usarlo esattamente come l’ente regolatore britannico, erano i singoli stati europei a fare il buono e il cattivo tempo con questo vaccino e gli enti non comunicavano con il pubblico, quindi non biasimo i cittadini diffidenti.
Nel libro si parla di pragmatismo del Regno Unito su questo vaccino, che è mancato in Italia: è stato quello il problema principale? All’Italia è mancato il coraggio del pragmatismo?
Sì, decisamente. In Italia dovevamo prendere delle decisioni rapidamente, invece si sono utilizzati i canoni dei tempi normali. E questo non è possibile, comporta una perdita anche di vita umane.
Il vaccino di AstraZeneca doveva essere somministrato a tutti in Italia?
Il vaccino di AstraZeneca era un ottimo vaccino dal punto di vista pratico come prima risposta, con le varianti che circolavano in quel momento aveva una protezione quasi totale nel difendere dalla malattia grave, che è il grosso problema del Covid. Con la variante Alfa che iniziava a salire nel nostro Paese che noi riservassimo ai giovani un vaccino fortemente efficace nella popolazione anziana è stato uno spreco e ha portato a una significativa perdita di vite. Ha avuto invece senso evitare la somministrazione a persone più giovani per il rischio di trombosi.
Qua è il futuro del vaccino di AstraZeneca?
AstraZeneca era un vaccino che aveva efficacia più o meno paragonabile ai vaccini a mRna quando a circolare era lo stesso virus che c’era nel vaccino, con una spike simile. Poi i vaccini a mRna si sono dimostrati più abili a tollerare la variazione delle varianti. Io non penso che questa piattaforma sia finita, anzi resta estremamente strategica, soprattutto nel resto del mondo, perché i vaccini a mRna sono più un lusso, non solo per i costi ma anche per la difficoltà di distribuzione.
Intanto siamo ancora alle prese con la malattia X, il Covid: servirà la quarta dose e quando?
La quarta dose è al momento raccomandata per le persone più vulnerabili, quindi è importante che i più anziani ne discutano con il proprio medico. C’è chi sostiene vada fatta una quarta dose generalizzata e chi no, l’importante è che arriviamo alle stagioni fredde con un buon livello di immunità della popolazione, quindi freschi di richiamo. Se noi facessimo un richiamo adesso poi sarebbe saggio fare la quinta prima dell’inverno, ma diventa una questione politica.
Quindi per la quarta dose aspetteremo l’autunno?
Forse per il pubblico generale sì, mentre per i fragili è importante che si facciano avanti ora. Non sarei sorpreso se la facessimo tutti in autunno e io sono pronto a farla.
Quale può essere la soluzione per la quarta dose: vaccino a mRna aggiornato su Omicron, vaccino attenuato, vaccino pancoronavirus? E quando potrebbero arrivare queste nuove piattaforme?
Per l’autunno penso che dovremo andare ancora coi vaccini a mRna, perché danno un buon grado di protezione, sono sicurissimi e gli effetti collaterali sono facilmente tollerabili: sono stati utilizzati su miliardi di persone. Forse ci vorrà più tempo prima che spunti fuori un vaccino di nuova generazione, la cui promessa a lungo termine sia sufficiente per rimpiazzare quelli utilizzati e potrebbe essere un vaccino pancoronavirale.
Verrà elaborato un vaccino contro le nuove varianti per la quarta dose?
È possibile, ma non è detto. C’è uno studio sulle scimmie sull’efficacia di questo vaccino che dice che un richiamo specifico per Omicron non offre una protezione superiore rispetto all’attuale. Quindi il vaccino attuale resta altamente efficace.
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Serviranno richiami annuali come quelli antinfluenzali?
Può essere. Dipende molto anche dal virus, perché se il virus continua a spuntare con una nuova variante magari si accorcia l’immunità garantita da ciascuna dose. Quindi è un gioco strategico, quello che dobbiamo fare noi è essere puntuali e fidarci dei nostri esperti.
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