Il settore energetico in Europa può ancora subire scosse: almeno 3 rischi incombono sui prezzi di gas e petrolio nel vecchio continente. A cosa fare attenzione secondo un massimo esperto.
Quanto è davvero al sicuro l’Europa - e l’Italia - da un’altra crisi energetica? Ci sono, attualmente, almeno 3 minacce che allarmano ancora il settore e che potrebbero nuovamente sconvolgere i prezzi di gas e petrolio nel vecchio continente.
Non abbassare la guardia sembra il motto degli esperti, come il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie): L’Europa potrebbe aver fatto un buon lavoro nel ridurre la sua dipendenza dal petrolio e dal gas russi e nel mitigare una crisi energetica causata dalla guerra in Ucraina, ma non è ancora fuori pericolo, questo il messaggio della massima carica Aie.
I paesi europei hanno fatto un buon lavoro... lo scorso inverno, ha detto Birol, sottolineando che la regione è riuscita a mantenere le luci accese con successo e a tenere a bada una crisi invernale, grazie in parte a un inverno più mite del previsto.
Tuttavia, ha avvertito che il mercato energetico della regione ha ancora 3 ostacoli principali da superare quest’anno. A cosa devono fare attenzione i Governi Ue? E perché il prezzo del gas, tornato a viaggiar sui 30 euro per megawattora, e quelli del petrolio in calo potrebbero rimbalzare? I rischi di un nuovo terremoto energetico sono almeno 3.
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1. Crescente domanda dalla Cina
L’approvvigionamento energetico mondiale è stato abbondante lo scorso anno, quando la Cina era ancora bloccata e ha acquistato meno petrolio e gas a causa di un rallentamento dell’attività economica. Tuttavia, non si può dire lo stesso ora e quest’anno l’Europa potrebbe affrontare un inverno più impegnativo.
La domanda di Gnl (Gas naturale liquefatto) dalla Cina dovrebbe aumentare nella seconda metà dell’anno, ha affermato Birol, aggiungendo che le importazioni di gas nel paese sono un fattore chiave della domanda per i mercati del gas naturale.
Per Birol, può anche esserci un lato positivo: i prezzi potrebbero essere più moderati del previsto e non si aspetta un “grande boom” delle importazioni dalla Cina.
Tuttavia, l’uscita del dragone dalla sua politica zero-Covid a dicembre ha causato un aumento della domanda di energia, con l’AIE che prevede che il consumo globale di petrolio aumenterà di oltre 2 milioni di barili al giorno quest’anno. Questo significa che l’offerta può restringersi e i prezzi crescere, anche per l’Europa, con una domanda più forte.
Non sorprende che la Cina, il secondo più grande importatore di petrolio al mondo dopo gli Stati Uniti, rappresenterà quasi il 60% dell’aumento della domanda, ha osservato Birol.
2. Default del debito Usa
I partecipanti al mercato globale dell’energia stanno anche tenendo d’occhio i negoziati tra la Casa Bianca e i repubblicani sul tetto del debito degli Stati Uniti. Senza un accordo, gli Usa potrebbero trovarsi di fronte al default all’inizio di giugno, sebbene ciò sia considerato improbabile.
Birol ha affermato che un’inadempienza del debito degli Stati Uniti causerebbe un calo della domanda e dei prezzi del petrolio, ma ha convenuto che un tale scenario è improbabile.
“Eviterei di darvi un numero preciso, ma potremmo aspettarci un calo significativo del prezzo del petrolio se dovessimo assistere a un tale default...Questo problema negli Stati Uniti verrà affrontato e prevarrà il buon senso. E non vedo un rischio importante per i mercati petroliferi globali. Ma, naturalmente, i mercati petroliferi sono sempre soggetti a rischi”, ha detto Birol.
I prezzi del petrolio sono rimbalzati venerdì dalle perdite di oltre l′1% del giorno precedente, poiché gli investitori sono diventati cautamente ottimisti sul fatto che i rischi di un’inadempienza del debito statunitense si stavano attenuando mentre i colloqui continuavano. Ora, però, sono in calo mentre torna la paura dello stallo.
L’altalena dei prezzi del petrolio può quindi aggravarsi in base alle vicende Usa.
3. Dipendenza dalla Russia
Un’altra sfida chiave per i mercati energetici europei è che la loro dipendenza dal gas russo non è stata completamente sradicata e le prospettive di approvvigionamento sono incerte.
Molti paesi della regione sono stati costretti a una crisi energetica lo scorso anno quando le importazioni di gas russo sono state drasticamente ridotte.
Le esportazioni di gas dal gigante energetico statale russo Gazprom verso la Svizzera e l’UE sono diminuite del 55% nel 2022, ha dichiarato la società a gennaio. Birol ha osservato che se ci fossero ulteriori riduzioni delle importazioni di gas “per motivi politici”, l’Europa potrebbe nuovamente affrontare “alcune sfide” nel prossimo inverno.
Birol crede, però, che il G7 e i paesi europei non torneranno a fare accordi con la Russia, aggiungendo che la storia del gas russo è “finita”. Con quale impatto su forniture e prezzi? Il 2024 sarà l’anno di prova.
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