Queste applicazioni per smartphone sono illegali, ecco cosa rischi se le utilizzi e a che cosa fare attenzione per evitare spiacevoli conseguenze.
Le applicazioni per gli smartphone hanno sostituito numerosi strumenti d’uso quotidiano e creato comodità fino a qualche anno fa inimmaginabili. C’è un’app quasi per tutto, anzi, di solito più d’una con varie peculiarità e costi. Nulla di sbagliato, da sempre il progresso tecnologico aiuta a gestire le proprie necessità in modo sempre più pratico e vantaggioso.
Allo stesso tempo, l’abitudine e la leggerezza spesso impediscono di realizzare che ciò che facciamo con lo smartphone appartiene comunque al “mondo reale”, fatto di norme giuridiche e conseguenze per chi non le rispetta. Ci sono strumenti nati con propositi di per sé contrari alla legge e altri che portano chi li utilizza impropriamente a violarla. Ecco quali applicazioni per smartphone sono illegali e cosa rischia chi le usa.
Streaming
Visti i fatti recenti, non si può che cominciare un discorso sulle applicazioni illegali con quelle dedicate allo streaming di contenuti. Partite di calcio, eventi sportivi, film, serie tv e musica sono di solito protetti dal copyright. Soltanto chi ne ha acquistato la licenza può diffonderli, gratuitamente o - come più spesso avviene - a pagamento.
Quindi non c’è alcun problema per chi impiega applicazioni come Netflix, Infinity, Disney Plus, Prime Video, Spotify e similari, poiché riproducono i contenuti di cui dispongono la licenza di sfruttamento economico, dietro pagamento di un abbonamento. Lo stesso vale per le applicazioni che aiutano a vedere la diretta Tv da smartphone, per canali non a pagamento e senza richiedere compenso.
Al contrario, sono illegali tutte quelle applicazioni che permettono di aggirare il copyright, permettendo agli utenti di guardare e ascoltare i contenuti a un prezzo ridotto o nullo, a danno del titolare del copyright. Anche chi si limita a fruire dei contenuti viola la legge, rischiando sanzioni da 150 a 1.032 euro per ogni contenuto guardato e multe da 1.032 a 5.000 euro per ogni download illegale.
Generatori di immagini con IA
L’intelligenza artificiale è uno degli argomenti più dibattuti nell’ultimo periodo, anche perché il suo utilizzo è cresciuto esponenzialmente per qualità dei contenuti e quantità di utilizzatori. Usare applicazioni che impiegano l’IA per generare immagini non è necessariamente contrario alla legge, anzi rappresenta uno strumento molto utile anche per coadiuvare il lavoro dei professionisti.
Come spesso accade, tutto cambia in base all’uso che se ne fa. In particolare, bisogna fare attenzione alle immagini che ritraggono persone esistenti senza la loro autorizzazione. Su questo punto, sono due gli aspetti più rilevanti: le immagini deepfake e la diffusione di materiale pedopornografico.
Le cosiddette immagini deepfake si contraddistinguono per l’alto realismo e la difficoltà di comprendere che si tratta di falsi. A seconda dell’uso fatto, dal contesto e dalla rappresentazione del soggetto, realizzare e condividere queste immagini può integrare il reato di diffamazione, quello di violazione della privacy, di istigazione all’odio, revenge porn e furto d’identità digitale. Niente male per una semplice immagine ottenibile in pochi minuti.
Quando si usa l’immagine di un minore, oltre alle ipotesi già citate (per cui è bene ricordare la legge usa maggiore severità), si può incorrere anche nel reato di diffusione di materiale pedopornografico (se viene coinvolta la sfera sessuale), anche qualora la rappresentazione non sia realistica.
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Gioco d’azzardo e scommesse
Il gioco d’azzardo è vietato in Italia, a meno che sia approvato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Quest’ultima riconosce la licenza AAMS ai gestori che rispettano i requisiti imposti dalla legge a tutela dei cittadini e gestisce personalmente i giochi statali, tra cui Lotto, Superenalotto e Lotteria degli scontrini.
Affidarsi a un’applicazione per il gioco d’azzardo e le scommesse non riconosciuta è quindi molto rischioso, perché non si hanno tutele (nemmeno sulla riscossione dell’eventuale vincita) e si rischia l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a 516 euro per il reato di esercizio del gioco d’azzardo.
App “craccate”
Utilizzare app “craccate” è illegale. Si fa riferimento ad applicazioni e programmi che permettono di usarne altri in modo gratuito (o a basso costo, comunque non corrisposto verso il legittimo titolare dei diritti). Chi utilizza software pirata rischia una sanzione amministrativa da 154 euro per ogni violazione, che può aumentare sino a 1.032 euro per violazione in caso di grosse quantità di materiale.
Segnalatori di autovelox
Ci sono moltissime applicazioni che aiutano alla guida, a patto di utilizzarle nel rispetto del Codice della strada. Oltre ai navigatori e alle mappe, ci sono app che segnalano autovelox e posti di blocco, non tutte legali. In particolare, non c’è nessun problema nelle applicazioni che indicano i tratti in cui possono essere presenti i controlli, che di fatto devono essere pubblici, in virtù del principio di trasparenza dell’amministrazione.
Diverso è segnalare dove effettivamente c’è un posto di blocco o un autovelox attivo, chi usa queste app commette un illecito che può costargli una multa da 802 a 3.212 euro, come gli automobilisti che lampeggiano per lo stesso motivo.
Vendita di prodotti online
Chiunque può facilmente affidarsi a un e-commerce per vendere prodotti o acquistare un sito per questo scopo, ma attenzione alla normativa fiscale. Se si tratta di un’attività abituale diventa necessaria l’apertura della Partita Iva.
E-mail e spam
Ci sono molte applicazioni dedicate all’invio multiplo di e-mail, usate principalmente a scopo promozionale. L’invio non autorizzato o la pubblicità non segnalata, tuttavia, non sono ammessi. I destinatari possono quindi diffidare il mittente e, se hanno subito danni, pretendere un risarcimento.
Hackerare password
Le applicazioni che promettono l’accesso a reti wi-fi private non sono di solito funzionali, ma c’è chi riesce a trovare strumenti idonei ad hackerare password di altri soggetti, per la connessione WiFi o altro. Nel primo caso, si commette il reato di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico (che si applica anche in caso di accesso a un blog o sito web), punito con la reclusione fino a 3 anni.
A seconda dei casi, si commette anche la violazione della privacy, oltre a eventuali reati commessi grazie alle password altrui. La vittima può comunque chiedere anche un risarcimento per i danni patiti.
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