I mercati oggi ripartono da 2 temi cruciali: i prezzi del petrolio in calo e le cupe prospettive cinesi. In un contesto così incerto, gli investitori attendono dati chiave per l’economia mondiale.
In attesa del Pil definitivo dell’Eurozona relativo al terzo trimestre, i mercati hanno iniziato la giornata sottotono.
Le azioni asiatiche stanno archiviando la sessione in rosso, in seguito al calo di Wall Street e sotto la pressione dei deboli prezzi del petrolio e delle preoccupazioni sulla crisi economica della Cina. Sono questi i 2 fattori che oggi minacciano la stabilità delle negoziazioni.
Le perdite dei produttori di energia dopo che il petrolio è sceso ai minimi da giugno per le crescenti preoccupazioni su un’eccesso di offerta si sono aggiunte ai timori per l’insostenibilità dell’onere del debito del dragone. Moody’s ha infatti abbassato la sua valutazione su un certo numero di società locali, dopo aver precedentemente tagliato le sue prospettive per i titoli sovrani della nazione.
Il sentiment degli investitori è peggiorato anche a causa di una inaspettata contrazione delle importazioni cinesi a novembre, che ha deluso le speranze su una ripresa della domanda interna che potesse stimolare la crescita in un’economia in evidente rallentamento.
I mercati ora attendono altri segnali macroeconomici dal Pil dell’Eurozona per il terzo trimestre e da nuovi dati sul mondo del lavoro Usa. Questi risultati possono infatti influenzare le prossime decisioni delle banche centrali e la direzione dei listini a livello globale.
Prezzo del petrolio e Cina: i mercati oggi partono da queste 2 incertezze
I prezzi del petrolio continuano a oscillare, pressati dalle preoccupazioni sulla guerra in Medio Oriente e dai tagli alla produzione dell’OPEC+, con una diminuzione ai minimi di cinque mesi. Le quotazioni sono dirette verso il calo annuale più profondo dal 2020.
I futures del greggio Brent sono scesi di oltre il 20% dai massimi di fine settembre e sono stati venduti ai minimi da fine giugno, dopo che un aumento maggiore del previsto nelle scorte di benzina statunitensi ha indicato una domanda debole durante le festività del Ringraziamento.
Nel corso dell’anno, il Brent è sceso di oltre il 13% e, a 74,64 dollari al barile, si sta stabilizzando in questo range. Il WTI viaggia sui 69 dollari al barile, con un evidente calo dai circa 90 dollari al barile di settembre. La diminuzione dei prezzi è comunque una buona notizia per l’inflazione e per le possibilità di tagli dei tassi di interesse nel 2024.
Il secondo motivo di incertezza per gli investitori è ancora la Cina. Le azioni cinesi sono scese a nuovi minimi, con il declassamento delle prospettive del debito sovrano cinese da parte di Moody’s all’inizio di questa settimana che ha esercitato ulteriore pressione sugli asset. L’agenzia di rating ha peggiorato la sua valutazione anche sui debiti delle società del dragone.
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“L’ampio taglio delle prospettive delle aziende cinesi da parte di Moody’s è davvero sorprendente”, ha affermato Hao Hong, capo economista del Grow Investment Group. “Moody’s abbasserà il rating delle società entro un anno e mezzo dopo il downgrade delle prospettive, il che aumenterà il loro costo di finanziamento.”
I prezzi del petrolio e le prospettive cinesi sono soltanto due dei temi cruciali per i mercati in questo finale di anno. I prossimi dati sul lavoro Usa e le riunioni Fed e Bce del 13 e del 14 dicembre offriranno nuovi spunti per le previsioni su cosa accadrà nel 2024.
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