Un altro marchio dell’abbigliamento fast fashion verso il fallimento: si tratta di un noto brand USA pronto a chiudere i negozi dopo essere stato apprezzato da molti giovani.
Istanza di fallimento per Forever 1, brand del “fast fashion” Made in USA che ha perso la sfida della concorrenza sempre più agguerrita nel settore e resa ancora più complessa a causa di inflazione e incertezze economiche.
La società ha presentato procedura fallimentare per la seconda volta in sei anni, in un tribunale del Delaware, citando la forte concorrenza dei rivenditori stranieri come motivo scatenante la drastica decisione. La mossa segna la fine di un’era per un marchio di abbigliamento molto popolare tra gli adolescenti USA.
Fondata a Los Angeles nel 1984 da immigrati sudcoreani, Forever 21 era popolare tra i giovani acquirenti alla ricerca di vestiti alla moda ma a prezzi accessibili. Secondo i documenti del tribunale, al suo apice impiegava 43.000 persone, gestiva 800 negozi in tutto il mondo e registrava vendite annuali per oltre 4 miliardi di dollari.
L’ascesa dei rivenditori e-commerce e la lenta scomparsa dei centri commerciali americani hanno però danneggiato aziende di abbigliamento come Forever 21 ed Express, la società madre di Bonobos, che ha dichiarato bancarotta l’anno scorso.
Fallimento per Forever 21, chiudono i negozi. Cosa succede?
La società ha affermato in una dichiarazione che i suoi negozi e il sito web negli Stati Uniti rimarranno aperti e continueranno a servire i clienti per ora, ma sta implementando una “chiusura ordinata” della sua attività nel Paese. Ha aggiunto che avrebbe condotto vendite di liquidazione nei suoi negozi e che stava cercando un acquirente per alcuni o tutti i suoi asset.
Brad Sell, direttore finanziario dell’azienda, ha sottolineato: “Non siamo stati in grado di trovare un percorso sostenibile per il futuro, data la concorrenza delle aziende straniere di fast fashion... nonché l’aumento dei costi, le sfide economiche che hanno un impatto sui nostri clienti principali e l’evoluzione delle tendenze dei consumatori.”
La diregenza ha messo sotto accusa anche il sistema “de minimis”, termine giuridico che si riferisce nel caso specifico all’esenzione degli Stati Uniti dalle procedure doganali standard e dalle tariffe sugli articoli importati di valore inferiore a 800 dollari spediti a privati. Si tratta di una delle esenzioni più generose al mondo: la soglia de minimis dell’UE, ad esempio, è di 150 euro (156 dollari).
Tra i grandi beneficiari del de minimis ci sono proprio i rivenditori online che spediscono beni principalmente dalla Cina, come Shein e Temu. In una prima mossa, Trump ha abolito il regime di esenzione doganale per i prodotti cinesi con l’obiettivo dichiarato di interrompere il flusso di fentanil e dei precursori chimici negli Stati Uniti. Tuttavia, ha poi dovuto sospendere questa abolizione dopo che il rapido cambiamento ha creato disagi per gli ispettori doganali, i servizi postali e di consegna e i rivenditori online.
In questo contesto, Forever 21 ha dichiarato bancarotta con un debito di 1,58 miliardi di dollari, dopo aver perso più di 400 milioni di dollari negli ultimi tre anni. Secondo i documenti depositati presso il tribunale fallimentare di Wilmington, nel Delaware, la società ha bruciato 150 milioni di dollari solo nel 2024 e si prevede che ne perderà circa 180 milioni nel 2025.
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“I rivenditori tradizionali come Forever 21 operano in un ambiente altamente competitivo in cui i costi di gestione sono elevati e aumentano con i tassi di inflazione”, ha affermato Sarah Foss, responsabile legale e di ristrutturazione presso Debtwire, che fornisce analisi sui prestiti con leva finanziaria. Secondo i dati di Debtwire, nel settore della vendita al dettaglio sono state presentate 20 istanze di fallimento dall’inizio del 2024, mentre 25 catene di vendita al dettaglio hanno presentato almeno due istanze di fallimento dal 2016.
La storia del brand sembra dunque essere arrivata al capolinea. Forever 21 aveva già presentato istanza di protezione fallimentare nel 2019 ed è stata portata fuori da Sparc Group, una joint venture tra il proprietario del marchio Authentic Brands Group e gli operatori dei centri commerciali Simon Property e Brookfield Asset Management.
Ha vissuto una breve ripresa post-bancarotta, registrando un fatturato di 2 miliardi di dollari nel 2021, prima che le perdite ricominciassero ad accumularsi l’anno successivo. Nel 2023, Shein ha acquisito una quota del gruppo Sparc, in un accordo inquadrato come una partnership che avrebbe consentito a Forever 21 di vendere determinati articoli sul sito web di Shein. Ma non è riuscito ad arginare le perdite dell’azienda.
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