Verità o fake news? In rete circolano notizie in merito a nuovi, recenti buoni fruttiferi dai rendimenti stratosferici. Cerchiamo di capirne di più al riguardo
La diffusione di una notizia sui social corre veloce, tanto nel bene come nel male e in ogni ambito dell’agire umano. Una notizia di sport o di attualità, di politica come di gossip o curiosità, trovano rapida diffusione nell’etere. Idem per quelle di economia o che riguardino gli affari o la gestione dei soldi in generale.
Tra gli strumenti di investimento oggi a disposizione, i buoni postali (BFP) sono da sempre tra i più seguiti dai piccoli risparmiatori. Cerchiamo di capirne il perché, con uno sguardo particolare ai rendimenti.
In particolare, attenzione al nuovo buono fruttifero postale che rende tra il 6% e il 7%: è vero o è fake news?
I punti di forza dei buoni fruttiferi postali
Si tratta di prodotti emessi da Cassa Depositi e Prestiti, una controllata del MEF, e collocati tra i risparmiatori tramite Poste Italiane. Insieme ai libretti formano il c.d. risparmio postale, tanto sottoscritto da parte dei piccoli risparmiatori.
Le ragioni sono presto dette. In primis c’è che essi godono della garanzia dello Stato Italiano sul capitale ivi confluito. Sul più comune c/c, per esempio, la garanzia FITD si estende fino a 100mila € a depositante. Poi non hanno costi di gestione, dalla sottoscrizione fino al rimborso o chiusura, tranne gli oneri sociali. Sui BFP la ritenuta fiscale è agevolata al 12,50%, mentre l’imposta di bollo si applica se ne ricorrono i presupposti di Legge. Infine non sono soggetti all’imposta di successione e non possono essere dati in pegno.
Ancora, l’emittente ne ammette sia la cointestazione, ma fino a un massimo di 4 persone tutte maggiorenni, sia l’estinzione anticipata a discrezione del risparmiatore. Fino a naturale scadenza, infatti, il titolare del buono può esercitare la call e rientrare in possesso del capitale nominale inizialmente versato.
I punti di debolezza di questi strumenti del reddito fisso
Tra i contro c’è che la loro struttura dei rendimenti è solitamente del tipo step-up se sono di media-lunga durata (unico step per quelli corti). È lo stesso meccanismo che troviamo nei BTP Futura o Valore, per esempio.
Pertanto questi titoli danno il meglio in termini di rendimento solo nella parte finale della loro vita utile, mentre nei primi step i tassi sono bassi. Non proprio il massimo per chi non è sicuro di portare a termine l’investimento o è costretto a disinvestire prima del termine per cause di forza maggiore.
Poi c’è che non distribuiscono flussi cedolari costanti (a 3, 6 o 12 mesi a seconda dei casi) come avviene per i titoli di Stato o, ormai in molti casi, sui depositi bancari. Ancora, gli interessi maturano sin da subito ma sono riconosciuti solo al completamento degli step in cui è suddiviso il periodo di maturazione.
Infine c’è che per vedersi accreditati gli interessi bisogna, in tutti i casi, chiedere il riscatto del buono. L’emittente, infatti, accredita gli interessi solo dietro presentazione del titolo.
Tuttavia, se il titolo è del tipo dematerializzato si può procedere con il riscatto parziale (sempre per multipli di € 50) e mantenere fruttifero il resto dl capitale. Per i titoli del tipo cartaceo va chiesto invece il riscatto integrale.
Attenzione al nuovo buono fruttifero postale che rende tra il 6% e il 7%: è vero o è fake news?
Infine c’è che i ritorni lordi a scadenza generalmente non sono il massimo tra tutti quelli disponibili sul mercato a parità di tempo e rischio. Tuttavia, spesso capita di leggere in rete di “nuovi” buoni disponibili in sottoscrizione dal rendimento ora al 6 ora al 7%.
Mossi da una curiosità ne abbiamo letti diversi e scoperto che hanno tutti una cosa in comune: manca il nome del prodotto che a scadenza eroga questi ritorni. Peccato, anche perché per ogni titolo proposto ai risparmiatori l’emittente gli associa sempre una denominazione, un nome e, soprattutto, un numero di serie.
Quindi abbiamo consultato sia il portale dell’emittente che dell’intermediario e scoperto che oggi c’è un solo prodotto che rende fino al 5% annuo lordo a scadenza. Si tratta del titolo dedicato ai minori e dopo un periodo di possesso un po’ inferiore alla sua durata complessiva.
Invece tutti gli attuali prodotti dedicati agli over 18 (e di lunga durata) arrivano al 3% annuo lordo a scadenza. Oltre non si va, al netto del buono indicizzato all’inflazione dove un conto è l’adeguamento del capitale al costo della vita e un altro è il ritorno annuo lordo a scadenza.
L’ultimo, recente rendimento del 6% è stato quello del buono dedicato ai minori dal 25/10/’23 al 18/09/’24, per cui parlare di “nuovo” è quanto meno inappropriato. In quel periodo ci sono state 3 serie, la TF118A231025, la TF118A240220 e la TF118A240802 che a scadenza rendevano fino al 6% annuo lordo. Poi per incontrare altri buoni con ritorni al 6-7% bisogna andare molto, molto indietro nel tempo.
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