Rating Italia sul debito: oggi scopriamo la verità. Occhio ai BTP

Laura Naka Antonelli

18 Ottobre 2024 - 07:39

Momento verità per il debito pubblico italiano, per i BTP e per il governo Meloni. L’Italia passerà il doppio test? Le previsioni.

Rating Italia sul debito: oggi scopriamo la verità. Occhio ai BTP

Il momento della verità è ormai arrivato anche per il rating del debito pubblico italiano: dunque, per i BTP e, di riflesso, anche per il governo Meloni, che sbandiera da parecchio con orgoglio il trend al ribasso dello spread tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli dei Bund tedeschi. È lo spread BTP-Bund a 10 anni, che oscilla ai valori minimi dell’anno, e che ha continuato a scendere nelle ultime settimane, prezzando il terzo taglio dei tassi da parte della BCE, arrivato ieri.

Non è però solo la Banca centrale europea il fattore che stabilisce la direzione di BTP e spread.

Cruciale, se non essenziale, è il giudizio delle agenzie di rating sul debito dell’Italia: e i mercati attendono al varco proprio questo giudizio che oggi, venerdì 18 ottobre, arriverà dalle agenzie Fitch e S&P Global.

Nei giorni successivi, e fino a venerdì 29 novembre, a emettere nuove sentenze sui BTP e sul debito italiano saranno anche DBRS, Moody’s e Scope Ratings che si esprimeranno rispettivamente i prossimi 25 ottobre, 22 novembre e 29 novembre.

Premio rating per i BTP italiani? L’outlook firmato da Citi chiama in causa S&P Global

Esiste per caso per l’Italia la possibilità di essere addirittura premiata dalle agenzie di rating con l’arrivo di eventuali upgrade?

Stando a quanto fanno notare alcuni analisti, la risposta è affermativa: questa volta, le agenzie di rating potrebbero davvero fare un bel regalo ai BTP, anche se è più probabile con un upgrade dell’outlook, piuttosto che con un miglioramento delle valutazioni.

Da un lato, infatti, costretta dal nuovo Patto di Stabilità e crescita UE, l’Italia farà i compiti assegnati da Bruxelles fino a portare il deficit-PIL, secondo quanto annunciato dal governo Meloni, a scendere al di sotto della soglia del 3% nel 2026. Dall’altro lato, come promuovere il rating di un Paese alle prese con un rapporto debito-PIL non molto distante dal 140%, che scenderà solo a partire dal 2027?

Gli analisti di Citi sono tuttavia cautamente fiduciosi, non escludendo la possibilità di una “traiettoria in lieve rialzo del rating andando avanti. Un cambiamento dell’outlook a positivo è più probabile, come primo step, e S&P Global potrebbe essere la prima”.

Va ricordato che, il 19 aprile di quest’anno, S&P Global ha confermato il rating sul debito italiano a “BBB”, reiterando l’outlook a stabile.

S&P Global e gli scenari di un downgrade e upgrade del rating

In realtà, rispetto all’annuncio precedente dell’ottobre del 2023, S&P Global ha annunciato ad aprile di questo anno un cambiamento da non sottovalutare, prevedendo un aumento del debito-PIL tra il 2024 e il 2025 e il 2026 del 2,5%.

Detto questo, in un altro report che è stato pubblicato lo scorso luglio, l’agenzia di rating ha dato ulteriori motivazioni sulla ragione per cui ha assegnato un outlook stabile al rating dell’Italia, elencando anche il punto di forza del Paese: ovviamente, l’attuazione del PNRR (che, tuttavia, gli ultimi dati mettono pericolosamente in dubbio).

Da un lato, ha spiegato S&P, c’è il nodo di “un debito pubblico destinato a salire rispetto al PIL, rispetto a livelli già elevati”; dall’altro lato, c’è anche la prospettiva di una “crescita economica più forte che dovrebbe essere generata dagli stimoli economici arrivati con i fondi UE”: dunque, con la realizzazione degli obiettivi e degli investimenti previsti dal PNRR.

Sulla base di questi presupposti, gli analisti di S&P hanno presentato due scenari: uno al ribasso e uno al rialzo, dunque uno che prevede un downgrade del rating e un altro un upgrade: “Potremmo abbassare i rating se il fabbisogno finanziario deviasse in modo significativo dall’attuale traiettoria”. Inoltre, “la crescita economica e i conti pubblici potrebbero essere messi sotto pressione se le riforme economiche strutturali e di bilancio venissero realizzate solo parzialmente, specialmente quelle legate all’esborso di fondi UE”.

Il rating sul debito italiano potrebbe essere però rivisto anche al rialzo da S&P Global, nel caso in cui si avverassero alcune condizioni, così riportate: “Se i conti pubblici riportassero un miglioramento, grazie per esempio al lancio di politiche volte a ridurre il deficit, o se la crescita dell’economia fosse più solida delle attese, visto che in questo ultimo caso si verificherebbe un calo del debito rispetto al PIL ”.

Dunque, è stata la stessa S&P Global a non escludere a priori l’arrivo di un premio per il rating dell’Italia. Gli analisti di Citi preferiscono tuttavia essere prudenti, stimando per ora, al massimo, un upgrade dell’outlook.

La view sul debito dell’Italia di Fitch

Domani è atteso anche il giudizio di Fitch, che si è espressa sui BTP, l’ultima volta, il 3 maggio di quest’anno, confermando il rating “BBB” con “outlook stabile”.

La conferma della valutazione è stata motivata quel giorno con alcune caratteristiche dell’Italia: una “economia grande e diversificata”, che beneficia dell’appartenenza all’Eurozona e che conta su istituzioni solide rispetto alla media. Elementi, secondo Fitch, che si presentano a fronte di “fondamentali macroeconomici e fiscali deboli, in particolare di un debito governativo molto elevato, alti deficit fiscali dalla pandemia, un potenziale di crescita economica debole, tutti fattori resi più sfidanti di recente dal contesto di tassi più elevati”. (tassi, a tal proposito, che tuttavia ora sono in calo, sulla scia dei tagli annunciati dalla BCE).

L’attenti di Fitch sul debito dell’Italia, che in rapporto al PIL si conferma tra i più alti al mondo, non è mancato: nell’elencare i fattori che potrebbero portare il Paese a soffrire un downgrade, dunque una bocciatura del rating, l’agenzia ha menzionato il nodo eterno dei conti pubblici, in particolare la fiducia più debole nella capacità del Paese di ridurre il “ peso elevato del debito ”, così come il timore che l’Italia non riesca a sfruttare a pieno, con il suo PNRR, la grande occasione rappresentata dai fondi UE che le sono stati concessi-prestati con il piano Next Generation EU (NGEU).

Fitch ha già segnalato da un po’ il rischio che l’Italia non realizzi le “riforme strutturali necessarie” alla sua crescita o che faccia ritardo “in modo significativo nel realizzare gli investimenti finanziati” dalle risorse europee.

Lanciato anche un avvertimento sulla minaccia che un “deterioramento persistente delle condizioni di accesso ai finanziamenti da parte del governo” finisca con “l’esacerbare i rischi per la sostenibilità del debito ”..

Detto questo, neanche Fitch ha escluso la possibilità di un miglioramento del rating sul debito italiano: una prospettiva che potrebbe avverarsi, a suo avviso, nel caso in cui, con un consolidamento fiscale di medio termine, il governo di turno riuscisse ad assicurare un “calo significativo del rapporto debito-PIL dell’Italia”, oppure se il potenziale di espansione del PIL di medio termine aumentasse, “per esempio grazie all’attuazione di riforme strutturali a favore della crescita”. La parola chiave è dunque sempre quella: PNRR.

Cosa dirà stavolta l’agenzia di rating, insieme a S&P Global, anche e soprattutto sulla scia della legge di bilancio per il 2025 appena presentata, e da quel Piano Strutturale di bilancio (PSB) varato dal governo Meloni per ottemperare alle indicazioni del nuovo Patto di Stabilità e di crescita dell’Unione europea?

Nel suo precedente report dedicato all’Italia, Fitch aveva scritto di stimare un calo del rapporto deficit-Pil al 4,7% per il 2024, rispetto al 7,4% del 2023, non esimendosi dal citare la spina del Superbonus. L’agenzia di rating aveva paventato una “elevata incertezza del percorso fiscale al di là del 2024”, proprio a causa delle nuove regole sul debito e sul deficit imposte dall’Unione europea a tutti i Paesi membri. L’outlook di Fitch prevedeva poi un deficit-Pil al 3,9% e al 3,2% rispettivamente nel 2025 e nel 2026.

Nel PSB il governo Meloni ha invece rivisto al ribasso la stima di quest’anno del deficit in termini di PIL dal 4,3 per cento - previsione indicata in precedenza nel Documento di Economia e Finanza (DEF) di aprile - al 3,8%, confermando l’obiettivo di ridurre l’indebitamento a meno del 3 per cento del PIL nel 2026.

Proprio questo impegno potrebbe magari smorzare i timori di Fitch?

D’altronde, come ha fatto notare Franziska Palmas, economista senior per l’Europa di Capital Economics, l’Italia stavolta sta facendo molto meglio, per esempio, della Francia: “il deficit della Francia tornerà al di sotto della soglia UE del 3% solo nel 2029, molto più tardi dei tempi fissati dall’Italia, per il 2026”.

Nuovi buy sui BTP con verdetti agenzie di rating?

Se nel brevissimo termine, stasera, ci saranno i verdetti di Fitch e di S&P Global, nelle prossime settimane toccherà anche all’ultima sorella del rating, ovvero a Moody’s.

Alla fine di maggio di questo anno, l’agenzia ha annunciato che la revisione periodica del suo giudizio sul debito pubblico del Paese si è conclusa con l’assenza di “alcuna azione sul rating”, reiterando quanto aveva annunciato nel novembre del 2023, quando il suo verdetto si era confermato tra i più attesi dai mercati e dalla politica italiana, a causa del rischio che la valutazione sui BTP venisse bocciata al livello addirittura “junk (spazzatura)”.

Nel novembre del 2023, oltre a confermare il rating a Baa3, Moody’s aveva alzato invece l’outlook a stabile, pur rimarcando l’ansia per la zavorra del debito italiana, definita ancora “molto alta” e attesa attorno al 140% del PIl nei prossimi anni.

L’agenzia aveva inoltre spiegato che il rating assegnato all’Italia include il sostegno della BCE, in particolare l’impegno dell’Eurotower a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per rispondere a eventuali scosse dei rendimenti dei BTP che non trovassero “giustificazione nei fondamentali del Paese”.

Il rating di Moody’s, praticamente, presuppone la volontà della BCE di correre in soccorso delle casse dello Stato italiano, fornendo una rete di protezione credibile che potrebbe essere rappresentata, anche secondo altri esperti, da quello che è stato spesso ribattezzato scudo anti-spread o anche salva BTP: lo strumento TPI annunciato da Christine Lagarde nel luglio del 2022 che, tuttavia, finora non è stato mai utilizzato e che, per questo motivo, porta qualcuno a interrogarsi se il suo primo utilizzo da parte della Banca centrale europea non rischierebbe di rappresentare, per il Paese interessato, in questo caso l’Italia, uno stigma. Allontanando gli investitori dai titoli di stato italiani, dunque dai BTP.

Ma per ora, come mettono in evidenza gli analisti di Citi, la preoccupazione per le sorti del rating italiano sembrano appartenere quasi al passato, visto che la prospettiva, in questo autunno 2024, e contrariamente all’autunno del 2023, è più di una promozione che di una bocciatura.

In questa direzione scommette sicuramente lo spread BTP-Bund che, grazie alla retromarcia innestata dai rendimenti dei BTP, viaggia da un po’ ai valori minimi dell’anno.

Ora manca solo la ciliegina sulla torta, che potrebbe magari arrivare da quelle stesse agenzie di rating che l’Italia ha tanto temuto fino a oggi.

Interpellato dalla Reuters Fabio Balboni, senior economist di HSBC, ha infatti affermato che notizie eventualmente positive dalle agenzie di rating “potrebbero far salire l’appetito per i bond italiani, specialmente tra gli investitori asiatici, alimentando un ulteriore restringimento dello spread BTP-Bund”. Nuovi buy in arrivo per i BTP?

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