È arrivato il giudizio rating (e l’outlook) di S&P sull’Italia, che sarà seguito nel prossimo mese dalle altre agenzie. La previsione non è peggiorata come si temeva, ma resta poco incoraggiante.
È arrivato il giudizio rating di S&P sull’Italia, la prima previsione sulle prospettive del Paese dopo la Manovra che sarà seguita a breve dal responso delle altre maggiori agenzie internazionali. In particolare, Fitch e Moody’s, che forniranno il giudizio rispettivamente il 10 e il 17 novembre.
Per ora, comunque, le parole del ministro Giorgetti sembrano confermate, difatti S&P ha confermato il giudizio sull’Italia: BBB. Le stime non sono peggiorate, come invece si temeva con lo scostamento di bilancio, ma restano poco incoraggianti. S&P ha infatti ribadito anche l’outlook, senza passare le stime future da stabili a negative.
S&P ha confermato il giudizio rating (e l’outlook) sull’Italia
Il giudizio riportato da S&P questa sera non contiene il peggioramento che si temeva in seguito all’approvazione della legge di Bilancio, ma non prospetta comunque un futuro roseo. Il debito pubblico conferma la difficoltà di discesa in rapporto al Pil, il disavanzo si prospetta maggiore rispetto a quello anticipato dalle previsioni economiche di primavera e le prospettive di crescita, anche alla luce del panorama internazionale, sono terribilmente incerte.
Ecco perché si teme che la riconferma di S&P non sia altro che un temporeggiamento, probabilmente destinato a fallire quando arriveranno i prossimi giudizi. Venerdì 27 ottobre toccherà a Dbrs, il 10 novembre a Fitch e infine il 17 novembre a Moody’s.
È proprio quest’ultima a preoccupare maggiormente, dato che l’agenzia avrebbe dovuto aggiornare le previsioni il 19 maggio scorso, ma ha rimandato il giudizio di svariati mesi. Considerando che l’outlook è già in negativo e la valutazione del debito sovrano dista di un solo punto dal livello junk – spazzatura – non si può essere molto ottimisti.
A incidere c’è sicuramente il complessivo rallentamento dell’economia globale, che sembra colpire l’Italia più di tutti i Paesi occidentali. Il fattore principale resta però lo scostamento di bilancio per l’anno corrente. Il deficit al 4,3% previsto dalla Nadef per il prossimo anno supera già le previsioni, ma potrebbe perfino salire.
Non preoccupati, “ma attenti”, le previsioni sull’Italia
Come sottolineato dalle banche d’affari, il 2024 sarà un anno molto incerto per l’economia finanziaria italiana, a causa di vari elementi concomitanti:
- L’inflazione persistente;
- il conflitto in Israele che potrebbe ripercuotersi sul costo dell’energia;
- le conseguenze del Superbonus.
Un’analisi condivisa dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che aveva anticipato i punti salienti della discussione durante il Congresso nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili. Secondo il ministro non serve preoccuparsi, quanto più “stare attenti”, soprattutto ai tassi che pesano sul bilancio statale dell’Italia, su cui grava un debito storico di 3.000 miliardi di euro, peggiorati dalla mancanza di supporto dalla Bce.
Il ministro ha evidenziato che “in questo momento gli spread viaggiano su 200 punti” (nei confronti della Germania) come un anno fa, anche se le boutique finanziarie estere prevedono un differenziale di 250 punti base già entro il primo trimestre 2024.
Resta poi il problema del collocamento dei titoli di Stato, con un tasso di emissione intorno al 5% che, anche se non è terminato il trasferimento della Bce, non lascia ben sperare. Restano ancora i rischi per l’economia reale, con il probabile ribasso degli incrementi dei tassi su prestiti, mutui e finanziamenti.
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