Il Recovery Fund sarà definito dalla Commissione UE. Intanto, però, la sua struttura è un rebus, dopo la proposta franco-tedesca e l’opposizione dei Paesi del Nord. Il fondo ci sarà, ma occorre un buon compromesso per superare un’Europa divisa
Torna sotto i riflettori europei il Recovery Fund, strumento economico osservato con interesse soprattutto dall’Italia.
Dopo l’annuncio della proposta sul fondo targata Fancia e Germania, l’Europa si è già divisa su come dovrà funzionare questa attesa misura per risollevare le economie in gravi difficoltà a causa del coronavirus.
Il lavoro condiviso - e in parte sorprendere soprattutto per l’apertura tedesca - di Parigi e Berlino ha suscitato forti critiche dei Paesi del Nord, capitanati dall’ostinata posizione dell’Austria.
La settimana prossima, quando la Commissione UE dovrà decidere sul funzionamento del Recovery Fund, occorrerà uno spiccato senso diplomatico. Un compromesso tra le diverse posizioni, infatti, è necessario. Lo ha ribadito anche il vicepresidente dell’organo esecutivo europeo, Valdis Dombrovskis.
Recovery Fund: ci sarà il compromesso?
Si dovrà trovare un equilibro tra la proposta franco-tedesca e le pretese di Austria, Svezia, Olanda e Danimarca: finora, infatti, i Paesi sono in forte disaccordo.
Il compito della Commissione chiamata a riunirsi la prossima settimana e a definire proprio il fondo nel suo funzionamento non sarà facile. A riportare ottimismo, però, è stato Dombrovskis che al termine dell’Ecofin del 19 maggio ha dichiarato:
“Non posso parlare per conto dei paesi membri, ma penso che l’iniziativa congiunta franco-tedesca sia un segnale positivo che ci aiuta a costruire un consenso....dobbiamo reagire in spirito di coordinamento e di solidarietà europea. Sono ottimista sul fatto che si raggiungerà un compromesso accettabile”
Un cammino non privo di ostacoli, quindi, considerando che tutti e 27 gli Stati dovranno approvare il Recovery Fund, all’unanimità.
Per questo, il vicepresidente della Commissione si è lanciato in una proposta all’insegna dell’equilibrio: “Rinforzeremo sia la parte sovvenzioni che la parte prestiti dello strumento per la ripresa dell’economia”.
In questo modo, la portata dello strumento sarà ben più ampia di quanto ipotizzato da Francia e Germania, aumentando il finanziamento “non in termine di centinaia miliardi ma di oltre un migliaio di miliardi”.
Una cifra vicina a quella auspicata dall’Italia, quindi. Lo stesso Gentiloni ha sottolineato che: “siccome il fondo sarà un mix tra sovvenzioni, crediti agevolati e prestiti di lunga durata, alla fine non saremo molto lontani da quelle cifre di cui abbiamo parlato in queste settimane, attorno al migliaio di miliardi”.
I nodi da sciogliere sul fondo
Il disaccordo sul fondo per la ripresa si concentra essenzialmente sull’erogazione dei finanziamenti.
I Paesi del Nord non vogliono le sovvenzioni, ma prestiti non a fondo perduto. E sono contrari ad aumentare il bilancio comunitario per favorire tali strumenti, piuttosto sono disposti a concedere più risorse solo per settori cruciali come digitale e ambiente.
Inoltre, come Dombrovskis ha sottolineato, oltre a ricevere i finanziamenti i Paesi beneficiari del Recovery Fund dovranno impegnarsi in riforme strutturali.
La sfida per la Commissione UE è aperta: i 27 Stati dovranno trovare un compromesso sul fondo che sarà molto importante per i suoi effetti, soprattutto per l’Italia.
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