Nei primi due mesi del 2023 le domande per il Reddito di cittadinanza sono state il 65,23% in meno rispetto allo stesso periodo del 2022,: è l’effetto del taglio voluto da Giorgia Meloni?
Le domande per il Reddito di cittadinanza sono letteralmente crollate nel 2023. Nei primi due mesi dell’anno sono state 90.287 a fronte delle 261.378 dello stesso periodo del 2022, con un calo del 65,23%. A gennaio le domande erano state 88.184 e quindi a febbraio si sono registrate poco più di 2mila domande.
Questi dati arrivano a pochi mesi di distanza dall’entrata in vigore del taglio voluto del governo Meloni: ad agosto i cosiddetti “occupabili” perderanno il sussidio: si tratta di 846mila persone coinvolte, secondo lo stesso esecutivo. Evidentemente, quindi, prevale l’effetto paura o disillusione: chiedere il Reddito ora per rischiare di non averlo più in estate non ha molto senso. Ma ci potrebbero anche essere altre motivazioni dietro a questo fenomeno.
Reddito di cittadinanza, il calo delle domande nel 2023
Secondo l’Inps le famiglie che hanno ricevuto l’assegno a febbraio diminuiscono a quota un milione e toccano così il livello minimo da ottobre 2020. La spesa nel mese è stata di 576,3 milioni, in calo dai 657,8 di gennaio.
Il dato risente della mancata presentazione di una quota di Dsu necessarie entro gennaio per mantenere il beneficio, ma anche della ripresa economica che ha consentito probabilmente a una parte dei beneficiari di trovare lavoro. Non è escluso che nella mancata presentazione dei documenti necessari ci sia anche la convinzione di non rientrare nelle maglie del nuovo sussidio al quale sta lavorando il governo.
E questa convinzione potrebbe essere anche responsabile, insieme alla vivacità del mercato del lavoro, di una buona parte del crollo delle domande presentate. In ogni caso secondo le tabelle Inps sono diminuiti soprattutto i nuclei composti da una sola persona, quelli per i quali l’esecutivo Meloni sta studiando la stretta, a meno che non siano di disabili o anziani, passati dai 537.238 di gennaio ai 460.775 di febbraio con un calo del 14,33% a fronte di una diminuzione del 13,7% complessiva.
Cos’è Mia, la misura che sostituirà il Reddito di cittadinanza
La riforma del Reddito di cittadinanza verrà attuata prima del previsto: non a gennaio 2024, come lasciava intendere l’ultima legge di Bilancio, bensì a settembre 2023 quando dovrebbe diventare Misura d’inclusione attiva (il cui acronimo dovrebbe essere Mia).
I testi che disciplinano la nuova Misura sono già stati abbozzati dal ministero del Lavoro e in questi giorni - come rivelato da il Corriere della Sera - sono al vaglio del ministero dell’Economia per la valutazione definitiva.
I possibili importi del nuovo Reddito di cittadinanza
La platea dei beneficiari potrebbe essere suddivisa in due parti:
- nella prima figurano le famiglie a cui il Reddito nel 2023 è stato garantito - nel rispetto delle condizioni previste dalla normativa - per tutti i 12 mesi, ossia quelle in cui è presente almeno un componente disabile, minorenne oppure over 60;
- della seconda categoria fanno parte invece le altre, ossia quelle famiglie a cui il Reddito quest’anno verrà tolto ad agosto.
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Per gli importi si partirà da una base di 500 euro al mese, con maggiorazioni in base alla presenza di altri componenti. Laddove ci fossero occupabili, però, l’assegno sarebbe più basso: la base di partenza, infatti, dovrebbe di 375 euro. Il governo poi sta valutando se mantenere o meno il rimborso della quota affitto (oggi fino a 280 euro al mese).
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