Quante famiglie perderanno il Reddito di cittadinanza e saranno escluse dall’Assegno di inclusione? I numeri forniti dal governo svelano la verità sulla riforma.
Nelle ultime settimane ci siamo soffermati più volte sul perché la stretta al Reddito di cittadinanza, che da gennaio 2024 verrà sostituito dall’Assegno di inclusione, sia stata meno severa rispetto a quella che era stata annunciata da Giorgia Meloni.
Mentre in campagna elettorale la leader di Fratelli d’Italia aveva promesso la cancellazione del Reddito di cittadinanza, in quanto “disincentiva l’occupazione”, con il Decreto lavoro la presidente del Consiglio, pur confermandone l’abrogazione a partire dal prossimo anno, ha spinto per introdurre una misura che nei requisiti e negli importi richiama molto quella attuale. Si chiamerà Assegno di inclusione e non più Reddito di cittadinanza e molte famiglie ne verranno tagliate fuori: ma basta questo per poter dire che Giorgia Meloni abbia davvero mantenuto gli impegni presi in campagna elettorale?
A tal proposito nella relazione del Governo allegata al testo del Decreto lavoro approvato lo scorso lunedì 1 maggio dal Consiglio dei ministri, viene fatta chiarezza sui numeri della riforma, rispondendo alla domanda su quanti saranno i nuclei familiari che dopo aver perso il Reddito di cittadinanza non potranno più accedere alle nuove forme di sostegno.
Analizzando i numeri, quindi, possiamo capire se effettivamente la stretta annunciata c’è stata oppure se si tratta di un’operazione che coinvolgerà una platea ristretta di persone.
Quante persone prendono il Reddito di cittadinanza oggi?
Secondo i dati Inps riferiti al primo trimestre del 2023, le famiglie che hanno percepito almeno una mensilità di Reddito o Pensione di cittadinanza sono circa 1 milione e 238 mila, di cui appena il 10% hanno beneficiato della seconda misura (riservata ai nuclei familiari composti esclusivamente da over 67, oppure da un over 67 e altre persone con disabilità).
In totale, sono 2.643.516 le persone coinvolte a fronte di un assegno medio di 569,55 euro.
Quante famiglie lo perdono nel 2023
Nel 2023 ci sarà la prima stretta al Reddito di cittadinanza che coinvolgerà le famiglie in cui non ci sono soggetti fragili: si tratta di quei nuclei in cui non sono presenti minorenni, disabili, oppure over 60, i quali perderanno il diritto al Rdc dopo il pagamento della settima ricarica.
Per questi non ci saranno altri sostegni al reddito - eccetto il Supporto per la formazione e il lavoro, bonus da 350 euro riservato a chi partecipa a un corso di formazione - in quanto saranno anche esclusi dalla possibilità di richiedere l’Assegno di inclusione nel 2024.
Nel dettaglio, secondo le relazione del governo, si tratta di 433 mila famiglie, quindi circa il 34% degli attuali beneficiari. La percentuale però si riduce se si guarda alle persone, e non alle famiglie, effettivamente coinvolte: secondo le stime dell’esecutivo, infatti, 615 mila persone verranno tagliate fuori da Reddito di cittadinanza e Assegno di inclusione, il 23% del totale. Meno di 1 persona su 4, quindi, non avrà accesso ai nuovi sostegni, mentre per gli altri - oltre alla possibilità di godere del Rdc per tutto il 2023 - ci sarà l’opportunità di richiedere l’Assegno di inclusione a inizio 2024.
Quanti prenderanno l’Assegno di inclusione nel 2024
Circa 800 mila famiglie avranno la possibilità di richiedere l’Assegno di inclusione, misura che richiama il Reddito di cittadinanza per molti aspetti: dal limite Isee (9.360 euro) all’importo di partenza (500 euro mensili, più 280 euro per il rimborso dell’affitto), fino all’obbligo di prendere parte a una politica attiva con l’obiettivo di trovare un nuovo impiego nel minor tempo possibile.
La differenza più importante sta nel calcolo, visto che nell’Assegno di inclusione non si tiene più conto dei componenti maggiorenni considerati occupabili.
Ciò potrebbe impedire ad alcune famiglie di accedere all’Assegno di inclusione: ciò vale per tutti coloro che hanno un reddito superiore a 6.000 euro, le quali rischiano di essere tagliate fuori laddove nel nucleo familiare non siano presenti componenti che, essendo inclusi nel parametro di scala di equivalenza, possono aumentare tale limite.
Tuttavia, nei dati del governo non sono indicati i numeri di quante famiglie rischiano di perdere il Reddito di cittadinanza e di non accedere all’Assegno di inclusione per il superamento della soglia reddituale: dovrebbe trattarsi comunque di una percentuale ridotta, intorno al 10-15%.
Ma va detto che d’altra parte alla platea dei potenziali beneficiari si aggiungeranno altre 75 mila famiglie straniere, visto che l’accesso all’Assegno di inclusione viene consentito anche a coloro che sono residenti in Italia da almeno 5 anni (mentre per il Rdc il minimo era di 10 anni). Una modifica necessaria visto che l’Unione europea, ritenendo tale requisito troppo penalizzante, ha già avviato una procedura di infrazione ai danni del nostro Paese.
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Quanti possono accedere al Supporto per la formazione e il lavoro
A tutto ciò bisogna aggiungere che per gli occupabili, sia per quelli che non potranno accedere all’Assegno d’inclusione sia per coloro che sono tagliati fuori dalla relativa scala di equivalenza, ci sarà l’opportunità di accedere al Supporto per la formazione e il lavoro, un assegno individuale di 350 euro mensili (a patto di avere un Isee inferiore a 6.000 euro).
A poterne accedere, però, saranno solamente coloro che prenderanno parte a un corso di formazione: stando alle cifre stanziate, 1.351 miliardi di euro, e all’importo massimo, 350 euro al mese per 12 mesi, ne risultano circa 322 mila persone coperte per tutto il 2024.
Ricapitolando: il Reddito di cittadinanza è stato “cancellato”?
Una stretta effettivamente c’è stata in quanto ci sono famiglie che saranno tagliate fuori da qualsiasi sostegno mensile. In particolare quelle prive di componenti fragili al loro interno, come pure le famiglie che pur essendo in uno stato di povertà hanno un reddito che supera i 6.000 euro.
Ma la misura di fondo resta: un sostegno mensile che come per il Reddito di cittadinanza potrà essere fruito nel rispetto di determinati obblighi. Anche l’Assegno di inclusione, infatti, sarà una misura di accompagnamento al lavoro, il cui funzionamento dipenderà dall’impegno di centri per l’impiego e agenzie private per il lavoro. D’altronde è inutile fissare l’obbligo di accettare anche la prima offerta di lavoro se poi non ci sono offerte che vengono presentate.
Una misura a cui potranno accedere più di 800 mila famiglie, numero lontano dal picco dei beneficiari del Rdc (raggiunto nel periodo della pandemia) ma comunque rilevante. Ed è per questo che riteniamo non sia questa la riforma che cancella il Reddito di cittadinanza, in quanto l’Italia continuerà a fornire un supporto economico alle famiglie che si trovano in una condizione di difficoltà, seppure si tratti di una platea appena più ristretta.
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