I furbetti del Reddito di cittadinanza potranno accedere al nuovo Assegno di inclusione: la dimenticanza fatale del governo Meloni.
All’Assegno di inclusione, misura che dal 1° gennaio sostituirà il Reddito di cittadinanza, potranno accedere anche i “furbetti”, ossia tutti coloro che in questi mesi hanno percepito del sostegno di Stato senza rispettarne gli obblighi.
Famiglie a cui oggi il Reddito di cittadinanza è stato tolto e che per regola dovrebbero aspettare fino a 18 mesi (6 mesi nel caso del nucleo familiare con minorenni e disabili) prima di poterne fare nuovamente domanda. Tuttavia, l’addio al Reddito di cittadinanza e il passaggio a una nuova forma di sostegno andrà in loro soccorso in quanto non ci sono norme che impediscono loro di presentare una richiesta per il nuovo Assegno di inclusione.
Nel decreto legge n. 48 del 4 maggio 2023, recante le istruzioni in merito al nuovo Assegno di inclusione, non vi è infatti alcun riferimento a quei nuclei familiari che stanno scontando la sanzione in oggetto. Quindi, paradossalmente, questi possono persino esultare per l’addio al Reddito di cittadinanza in quanto per loro si aprono inaspettatamente le porte di un altro sostegno statale, con largo anticipo rispetto ai 18 mesi che avrebbero dovuto aspettare in caso di conferma del Reddito di cittadinanza.
Cosa prevede la legge per i furbetti del Reddito di cittadinanza
Nell’articolo 7 del decreto n. 4 del 2019 vengono indicate tutte le situazioni in cui il Reddito di cittadinanza si perde, nonché quando scatta il dovere di restituirne l’importo indebitamente percepito all’Inps.
La decadenza può avvenire a seguito di una frode - ad esempio a chi ha percepito il Reddito di cittadinanza sulla base di informazioni mendaci indicate in Dsu o nella domanda di Rdc - oppure per il mancato rispetto degli obblighi previsti, ad esempio per chi rifiuta la prima offerta di lavoro congrua.
Nel dettaglio, il Reddito di cittadinanza si perde quando non vengono fornite informazioni sbagliate, oppure ne vengono omesse altre, per avere diritto al Rdc (o anche solo a un importo più alto). Un comportamento che può portare anche al carcere, oltre al dover restituire quanto indebitamente percepito e a bloccare qualsiasi nuova domanda di Rdc nei successivi 10 anni.
Ma il Reddito di cittadinanza decade anche per violazioni minori, come quando:
- non viene effettuata la dichiarazione d’immediata disponibilità al lavoro;
- ci si rifiuta di sottoscrivere il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale;
- non si partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva;
- non si aderisce ai Puc, progetti di utilità collettiva;
- non viene accettata un’offerta di lavoro congrua;
- non si presenta la Dsu aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
- non vengono comunicate all’Inps le variazioni dell’Inps che determinano la perdita o la riduzione dell’assegno;
- si viene scoperti a lavorare in nero.
In tutti questi casi la legge stabilisce anche che dopo la decadenza del Rdc non si può fare una nuova domanda se prima non sono decorsi 18 mesi dalla data del provvedimento di revoca o di decadenza. Esclusivamente nel caso dei nuclei familiari con componenti minorenni o con disabilità, la nuova domanda può essere presentata dopo 6 mesi.
Questa sanzione è stata necessaria per evitare che i furbetti del Reddito potessero presentare domanda immediatamente dopo, limitando di fatto gli effetti della sanzione. Tuttavia, se fino a oggi un tale vincolo ha prodotto gli effetti sperati, con il passaggio all’Assegno di inclusione - e in mancanza di un’apposita previsione di legge - per i furbetti diventerà di nuovo possibile richiedere un sostegno di Stato.
Assegno di inclusione anche ai furbetti del Reddito?
Come visto sopra, la suddetta limitazione si applica solamente nei confronti del Reddito di cittadinanza. Per estenderla al nuovo Assegno di inclusione - impedendo quindi che dal prossimo gennaio anche i furbetti del Rdc possano fare richiesta per l’aiuto di Stato - servirebbe una norma apposita che tuttavia per il momento non c’è.
Nel testo del decreto legge n. 48 del 4 maggio 2023, convertito con modificazioni dalla legge n. 85 del 3 luglio, non ci sono riferimenti a eventuali esclusioni per i nuclei che ancora stanno “scontando” la suddetta pena, per i quali quindi non è scaduto il termine dei 18 mesi (o 6 mesi) dalla data di decadenza.
Pensiamo ad esempio alla famiglia di Tizio - composta da tre maggiorenni di cui un ultrasessantenne - che a luglio 2023 rifiuta un’offerta di lavoro congrua, perdendo così il Reddito di cittadinanza con l’obbligo di aspettare 18 mesi per presentare una nuova domanda (quindi almeno fino a gennaio 2025). Con il passaggio all’Assegno di inclusione, però, questo termine sarà ininfluente in quanto non si eredita per la nuova misura: per questo motivo già a gennaio 2024 potrà farne richiesta, persino con un anno di anticipo. .
Salvo un nuovo intervento legislativo - d’altronde il governo è ancora in tempo visto che l’Assegno di inclusione debutterà dal prossimo gennaio - per i furbetti del Reddito di cittadinanza ci sarebbe una sanzione molto meno severa rispetto a quella inizialmente prospettata.
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