Reddito di cittadinanza, nel 2023 cambia tutto: obblighi più severi, durata massima di 7 mesi e meno soldi sulla carta per chi vive in affitto. Ecco una guida alle ultime novità.
Dura stretta al Reddito di cittadinanza per il 2023: la legge di Bilancio modifica diversi aspetti dalla normativa, riducendo ad esempio la durata di percezione per il prossimo anno e individuando dei nuovi obblighi per i percettori.
Ma non è tutto: nel testo della manovra viene ufficialmente abrogato il Reddito di cittadinanza per il 2024, il quale dovrebbe essere sostituito da una nuova misura di cui al momento non sono stati discussi i dettagli.
Regole più severe, quindi, nel 2023, anche perché alle novità introdotte dal testo della legge di Bilancio come approvata nelle scorse settimane dal consiglio dei Ministri vanno aggiunte quelle previste dai vari emendamenti presentati alla manovra. Come ad esempio quello che stabilisce che nel 2023 se ne potrà godere per un massimo di 7 mensilità (anziché 8), o anche quello che obbliga i maggiorenni che non hanno concluso la scuola dell’obbligo a tornare in classe per conseguire perlomeno una qualifica triennale.
E ancora, tra gli emendamenti alla legge di Bilancio 2023 va segnalato quello che riduce l’importo accreditato sulla carta, in quanto viene previsto che il contributo per l’affitto, fino a 280 euro al mese, non verrà più pagato alla famiglia bensì al locatore.
Facciamo dunque chiarezza su come il Reddito di cittadinanza viene cambiato dalla legge di Bilancio 2023, ossia su quali sono le novità introdotte e quali saranno le famiglie che dovranno fare i conti con lo stop improvviso dei pagamenti dopo 8 mensilità.
Reddito di cittadinanza, a chi viene tolto davvero nel 2023
Nel 2023 il Reddito di cittadinanza potrà essere percepito per un massimo di 7 mensilità (e non 12). Quindi, da gennaio a luglio per chi lo percepisce in maniera continuativa; dopodiché il diritto alla misura decade e non se ne potrà più fare domanda.
Inizialmente la durata massima era stata portata da 12 a 8, ma con un apposito emendamento alla manovra, che ha ottenuto il via libera della commissione Bilancio, tale limite viene ridotto ulteriormente di un mese.
Ma per chi si applica una tale novità? È bene chiarirlo, perché a riguardo è stata fatta molta confusione. Molto probabilmente le dichiarazioni di Giorgia Meloni, come pure di altri esponenti del governo, non hanno aiutato, visto che è stato ripetuto più volte che il Reddito di cittadinanza nel 2023 verrà tolto solamente agli occupabili, ossia a chi è nella condizione di poter andare a lavorare.
Ebbene, non è così e non siamo noi a dirlo bensì il testo della legge di Bilancio. Così come scritta la manovra toglie il Reddito di cittadinanza a tutti nel 2023 salvo alcune eccezioni, ossia per quei nuclei familiari in cui figura almeno un:
- minore;
- disabile;
- over 60.
Non viene però fatta alcuna distinzione tra occupabili o no: basterebbe controllare l’articolo 59 della manovra, recante “disposizioni per il riordino delle misure di sostegno alla povertà e dell’inclusione lavorativa” per rendersi conto che di occupabili se ne parla solamente nella parte in cui viene stabilito che coloro che sono soggetti agli obblighi imposti dalla normativa, di cui all’articolo 4 del decreto n. 4/2019 poi convertito il legge 26/2019, hanno il dovere di prendere parte a un corso di formazione o riqualificazione professionale della durata di 6 mesi, pena la decadenza immediata del Reddito di cittadinanza.
Non si parla di occupabili, e non viene fatta alcuna distinzione rispetto a chi non lo è, nella prima parte del suddetto articolo, dove per intenderci la durata del Reddito di cittadinanza percepibile nel 2023 viene ridotta da 12 a 7 mensilità.
Quindi, se un occupabile ha un minore a carico non deve temere per la riduzione del Reddito di cittadinanza; diversamente, un nucleo con un solo componente, dove questo frequenta l’Università e quindi è escluso dal rispetto dell’obbligo lavorativo previsto dalla normativa non essendo ritenuto immediatamente occupabile, subirà lo stop della misura, e l’impossibilità di fare una nuova domanda, dopo l’ottava ricarica ricevuta nel corso del 2023.
Di fatto, se l’intento del governo Meloni era quello di punire i furbetti, la legge di Bilancio doveva essere scritta diversamente.
Obbligatoria la partecipazione a un corso di formazione
Come detto sopra, di occupabili si parla nella parte in cui viene introdotto l’obbligo di prendere parte a un corso di formazione o riqualificazione professionale, della durata di almeno 6 mesi, nel corso del 2023.
Tale obbligo vige solamente nei confronti dei soggetti che devono sottoscrivere il Patto per il lavoro con il centro per l’impiego o il Patto per l’inclusione sociale con il Comune. Per tutti gli occupabili quindi, anche per quelli che non subiranno lo stop del Reddito di cittadinanza dopo 8 mesi in quanto fanno parte di un nucleo con minori, disabili o ultrasessantenni.
Più di 1 milione di persone, una platea molto ampia che di fatto renderà molto complicata l’attuazione di tale novità. Va detto che per chi si rifiuta è prevista una sanzione molto severa: il Reddito di cittadinanza, infatti, verrà tolto immediatamente.
Reddito di cittadinanza tolto a chi non ha completato la scuola dell’obbligo
Tra gli emendamenti alla legge di Bilancio 2023 che hanno ottenuto il via libera dalla commissione Bilancio c’è anche quello che toglie il Reddito di cittadinanza laddove nel nucleo familiare ci siano componenti di età compresa tra i 18 e i 29 anni che non hanno adempiuto all’obbligo formativo.
A questi verrà data la possibilità di recuperare e di tornare tra i banchi di scuola, con l’obiettivo di conseguire una qualifica perlomeno triennale. Per chi si rifiuta stop immediato al Reddito di cittadinanza.
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Reddito di cittadinanza cumulabile con il lavoro stagionale
Altra novità della manovra è quella che consente di cumulare, entro una certa soglia, l’importo del Reddito di cittadinanza con eventuali redditi da lavoro. Tuttavia, ciò vale solamente per i contratti di lavoro stagionale o di tipo intermittente.
Per questi viene prevista una soglia di 3.000 euro entro cui il reddito da lavoro non comporta alcun taglio al Reddito di cittadinanza. Per lo stesso motivo, quando il guadagno percepito dalle suddette attività risulta inferiore alla soglia indicata, viene meno anche l’obbligo di comunicazione all’Inps per l’avvio dell’attività lavorativa.
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Reddito di cittadinanza decade al primo rifiuto di un lavoro
Anche questa regola vale per tutti gli occupabili, quindi anche per i nuclei che non subiranno la riduzione a 7 mensilità. Nel dettaglio, viene stabilito che un’offerta di lavoro non può essere mai rifiutata, pena la decadenza del Reddito di cittadinanza.
Oggi, nei primi 18 mesi di percezione, la prima offerta può essere rifiutata, ma in questo modo si faceva scattare un meccanismo di decàlage che riduce l’importo del Reddito di cittadinanza di 5 euro ogni mese.
Dopo il primo rinnovo, situazione che va detto riguarda la maggior parte degli attuali beneficiari del Reddito di cittadinanza, neppure un’offerta di lavoro può essere rifiutata. Quindi, per chi percepisce della misura da più di 18 mesi, non ci sono cambiamenti.
Ma attenzione, perché la suddetta regola non vale solo per le offerte di lavoro ritenute congrue. Tra gli emendamenti approvati, infatti, ce n’è uno che cancella la parola “congrua”, facendo sì che ogni offerta di lavoro - indipendentemente da dove arriva e da quanto verrà pagata - deve essere accettata da chi prende il Reddito di cittadinanza, pena la decadenza immediata della misura.
Stop al pagamento della quota affitto sulla carta Rdc
Con la legge di Bilancio 2023 si riduce anche l’importo del Reddito di cittadinanza, perlomeno quello accreditato sull’apposita carta acquisti.
Nel dettaglio, viene stabilito che per quei nuclei familiari che vivono in affitto e quindi percepiscono del relativo contributo, fino a un massimo di 280 euro al mese, il rimborso non sarà più accreditato sulla carta Rdc di Poste Italiane; a riceverlo, infatti, sarà direttamente il locatore.
Di fatto si tratta perlopiù di una novità formale, in quanto nella sostanza l’importo complessivo del Reddito di cittadinanza non subisce variazioni.
Reddito di cittadinanza tolto a tutti nel 2024
La legge di Bilancio 2023 poi non lascia spazio a interpretazione su cosa succederà nel 2024: le disposizioni relative al Reddito di cittadinanza, infatti, saranno interamente abrogate.
Il Rdc, quindi, cesserà di esistere e di fatto l’ultima mensilità pagata dovrebbe essere quella di gennaio 2024 (in quanto riferisce a dicembre 2023). Lo stop riguarderà anche la pensione di cittadinanza.
Dopodiché stop alla misura, dopo quasi quattro anni dalla sua introduzione. Ma, assicura il governo Meloni, ci sarà un nuovo sostegno, con l’intento d’intervenire laddove il Reddito di cittadinanza “non ha funzionato”. C’è chi dice potrebbe chiamarsi reddito di sussistenza, e che verrà gestito dai Comuni, ma per il momento non ci sono certezze in merito.
L’unica cosa certa è che la legge di Bilancio 2023 istituisce il Fondo per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva in cui confluiscono i risparmi generati dal taglio del Reddito di cittadinanza; saranno queste risorse a essere destinate all’introduzione di un nuovo sostegno nei confronti delle fasce più deboli.
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