Reddito di Cittadinanza: la firma sul Patto per il Lavoro arriva già al termine del primo colloquio. Per tutti i beneficiari la politica attiva dovrebbe partire entro la fine dell’anno.
Reddito di cittadinanza: dopo una prima fase di politica passiva, durante la quale i beneficiari hanno percepito regolarmente la misura di sostegno per il reddito, adesso è arrivato il momento della firma sul Patto per il Lavoro che porterà all’avvio di un programma di reinserimento lavorativo per alcuni componenti del nucleo familiare.
Da lunedì 9 settembre in molte Regioni d’Italia sono partiti i colloqui dei primi beneficiari del reddito di cittadinanza convocati dai centri per l’impiego: le testimonianze di coloro che sono stati accolti dal CpI ci sono d’aiuto per rispondere ad una domanda molto frequente tra i beneficiari del RdC, i quali si chiedono quanto tempo hanno a disposizione per la firma del Patto per il Lavoro.
Vediamo, in base alle indicazioni provenienti dai centri per l’impiego, qual è la roadmap che gli operatori stanno seguendo per far sì che in tempi brevi tutti i percettori del reddito di cittadinanza - ad eccezione naturalmente di coloro che ne sono esclusi o esonerati - abbiano sottoscritto il Patto per il Lavoro.
Patto per il Lavoro: perché è importante
Con la sottoscrizione del Patto per il Lavoro il beneficiario del reddito di cittadinanza aderisce ad un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo che prevede attività di riqualificazione professionale e - quando necessario - il completamento degli studi.
Sarà l’operatore del CpI, con il supporto del navigator, a compilare il Patto per il Lavoro tenendo conto delle informazioni emerse durante il colloquio, ovvero di esigenze, attitudini e competenze del beneficiario.
Per l’elaborazione del Patto per il Lavoro, però, non c’è molto tempo: sembra infatti, in base alle indicazioni raccolte, che la sottoscrizione dello stesso arrivi già al termine del primo incontro.
I centri per l’impiego, infatti, devono rimediare allo stallo di questi mesi in cui la politica attiva ha tardato a partire: ci sono infatti tantissimi beneficiari che da mesi percepiscono il reddito di cittadinanza attendendo la sottoscrizione del tanto annunciato PdL.
Quando va firmato il Patto per il Lavoro
Il Patto per il Lavoro, quindi, viene firmato contestualmente al primo colloquio: durante lo stesso l’operatore del centro per l’impiego cercherà di porre il maggior numero di domande per tracciare il profilo del beneficiario, così da individuare punti di forza (e di debolezza) utili ai fini della definizione del miglior percorso possibile di reinserimento lavorativo.
L’obiettivo è di far sì che tutti i componenti (se obbligati) dei nuclei familiari che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza negli ultimi mesi vengano presi in carico dai centri per l’impiego entro la fine dell’anno.
Nel 2020, una volta che il reddito di cittadinanza sarà a regime, non sarà così fondamentale che la firma sul Patto per il Lavoro arrivi al termine del primo incontro visto che gli operatori potrebbero prendersi più tempo per tracciare un profilo più approfondito del beneficiario e presentare al meglio tutti gli obblighi derivanti dalla sottoscrizione dello stesso.
Quindi, potrebbero volerci due o anche tre colloqui prima che si arrivi alla sottoscrizione del Patto.
Riassumendo: coloro che già percepiscono il reddito di cittadinanza devono attendere la convocazione del CpI per il primo appuntamento (che dovrebbe essere fissato entro la fine dell’anno), durante il quale verrà fatto firmare loro il Patto per il Lavoro. Chi è già beneficiario della misura, quindi, dovrebbe sottoscrivere il PdL entro i prossimi quattro mesi.
Per coloro che invece faranno domanda d’ora in avanti le convocazioni dovrebbero slittare al 2020: in quel caso, inoltre, i lavori per la sottoscrizione del Patto dovrebbero procedere con maggiore lentezza e tranquillità.
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