Reddito di Cittadinanza: l’Europa ci chiede di rinunciarvi per poter accedere alle risorse del Recovery Fund? Ecco cosa c’è di vero.
Reddito di cittadinanza: l’Italia non dovrà rinunciarvi per accedere alle risorse stanziate con il Recovery Fund.
Eppure in queste ore molte testate giornalistiche hanno messo il Reddito di Cittadinanza sulla stessa posizione di Quota 100, convinti che saranno questi i due sacrificati dall’Italia così da rispettare le indicazioni che arrivano dall’UE riguardo all’utilizzo delle risorse a disposizione per il rilancio.
Andiamo con ordine cominciando a spiegare il motivo per cui l’Italia sarà costretta a rispettare le indicazioni che arrivano dall’Unione Europea per avere accesso alle risorse del Recovery Fund. Ciò dipende da due strumenti previsti dall’accordo raggiunto: da una parte quello che stabilisce che il Piano Nazionale di Riforme a cui è legato l’utilizzo delle risorse debba essere approvato dalla maggioranza qualificata dei ministri europei a Bruxelles. Il secondo strumento, invece, stabilisce che inizialmente solamente una parte delle risorse verrà erogata: per le successive tranche bisognerà dimostrare di aver raggiunto gli obiettivi intermedi previsti dal piano.
È evidente, quindi, che ci sarà una sorta di controllo dell’UE riguardo alle risorse concesse all’Italia. Un controllo che certamente interesserà le pensioni - visto che dall’Unione Europea non sono mancate le indicazioni riguardo alla necessità di un abbassamento della spesa pensionistica - ma non il Reddito di Cittadinanza.
Nonostante quanto si legge su alcuni organi di stampa, infatti, al momento l’Unione Europea non ha messo nel mirino il Reddito di Cittadinanza, una misura che vale la pena ricordare è presente in molti altri Paesi europei, come ad esempio in Germania.
E sono diversi gli elementi che ci portano a pensare che il Reddito di Cittadinanza, così come le politiche attive per il lavoro, avranno un ruolo centrale nella fase di rilancio nel Paese.
Reddito di Cittadinanza: l’UE non ci chiede di abolirlo, anzi
Qualche mese fa all’Italia sono state recapitate le raccomandazioni dell’Unione Europea, una serie di obiettivi necessari da raggiungere nei prossimi anni. Raccomandazioni che - come spiegato a suo tempo dal vicepresidente esecutivo della Commissione UE, Valdis Dombrovskis - potrebbero essere vincolanti ai fini dell’accesso al Recovery Fund.
Nelle raccomandazioni c’è spazio anche per il Reddito di Cittadinanza, ma non in maniera negativa come molti credono: l’Europa, infatti, ritiene che si tratti di uno “strumento utile per mitigare gli effetti della crisi” e per questo motivo bisognerà lavorare per fare in modo che possa essere il più inclusivo possibile.
Semmai, quindi, dall’UE ci chiedono di allargare la platea dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, cercando così di coinvolgere tutte le fasce deboli della popolazione. Un obiettivo che potrà essere raggiunto grazie alle risorse del Recovery Fund, tant’è che nella bozza del Piano Rilancio per l’Italia c’è un ampio spazio dedicato alle politiche per l’inclusione.
Reddito di Cittadinanza: miglioramento della politica attiva
Altro tema di discussione è quello legato alla politica attiva collegata al Reddito di Cittadinanza.
D’altronde i dati pubblicati dalla Corte dei Conti ci dicono che questa ancora non sta funzionando come dovrebbe in quanto obiettivo finale della misura è proprio supportare i beneficiari nella ricollocazione del mercato del lavoro.
Anche le politiche attive, comunque, sono un tema di centrale importanza, tant’è che l’UE ne chiede importanti investimenti.
Il Reddito di Cittadinanza, sia per la parte della politica passiva (sostegno economico) che per quella della politica attiva, quindi, risponde alle esigenze dettate dall’Europa; per questo motivo non è stato chiesto alcun sacrificio a riguardo all’Italia, che anzi potrà beneficiare proprio delle risorse in arrivo per continuare ad investire su questo fronte.
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