Reddito di cittadinanza, timori confermati: caos in tribunale e furbetti salvi (per adesso)

Simone Micocci

20 Marzo 2023 - 12:00

Reddito di cittadinanza, niente rinvio a giudizio per un furbetto ma è scontro tra giudice e pubblico ministero. Cosa può succedere adesso?

Reddito di cittadinanza, timori confermati: caos in tribunale e furbetti salvi (per adesso)

Reddito di cittadinanza, è caos in tribunale tra giudice e accusa, come tra l’altro era stato previsto dal Partito democratico che in un’interpellanza presentata a fine febbraio fece notare che l’abrogazione, a partire da 1° gennaio prossimo, di tutte le norme che disciplinano il Rdc, comprese quelle sulle sanzioni, avrebbe avuto conseguenze anche nell’immediato.

Secondo i deputati del Partito democratico, infatti, abolendo il reato di appropriazione indebita di Reddito di cittadinanza dal 1° gennaio prossimo si configura l’abolitio criminis, ossia quel principio regolato dall’articolo 2 del Codice penale dove si legge che “nessuno può essere punito per un fatto che secondo una legge posteriore, non costituisce reato”.

Come si fa quindi a sanzionare un furbetto del Reddito di cittadinanza per un reato che a oggi già sappiamo che dal prossimo anno non esisterà più, come chiaramente indicato dalla legge di Bilancio 2023? Un dubbio lecito tant’è che c’era curiosità di scoprire quali sarebbero stati gli effetti sul piano pratico di tale disposizione.

Adesso lo sappiamo e vi anticipiamo che la situazione è piuttosto articolata. Come racconta il Messaggero, infatti, un recente caso di un furbetto del Rdc - che fino a qualche tempo fa sarebbe stato di facile risoluzione - è al momento in uno stato d’impasse che potrebbe richiedere persino l’intervento della Cassazione.

Reddito di cittadinanza, il caos in tribunale spiegato

Qualche giorno fa a Roma c’è stato un caso che dimostra quali sono le conseguenze dell’abrogazione dell’articolo 7 del decreto n. 4 del 2019 - dedicato al reato di appropriazione indebita del Rdc - a partire dal 1° gennaio 2024.

Per il momento, infatti, la contestazione di tale reato nei confronti di un “furbetto” del Reddito di cittadinanza - che secondo l’accusa ha ottenuto il sussidio sulla base di dichiarazioni e documentazione falsa - non ha avuto buon esito. Il giudice, infatti, ha annullato la richiesta di rinvio a giudizio, chiedendo al pubblico ministero - il Procuratore Carlo Villani - di ipotizzare una fattispecie di reato meno specifica, in quanto l’appropriazione indebita di Reddito di cittadinanza non può essere sanzionato visto il suddetto principio dell’abolitio criminis. Ad esempio, suggerisce il giudice, gli si potrebbe contestare il delitto di indebita percezione di erogazioni pubbliche.

L’accusa però non è d’accordo e per questo motivo ha annunciato di voler ricorrere alla Corte di Cassazione per annullare la suddetta ordinanza, in quanto il reato contestato ancora sussiste e lo sarà almeno fino al 1° gennaio 2024 (con il governo che nel frattempo studia una soluzione per salvaguardarlo anche dopo questa data).

Secondo il pm, infatti, non può essere nullo un atto in virtù di un’abrogazione solamente “prevista”: anzi, aggiunge, rispettare l’ordinanza del giudice equivarrebbe a una violazione della Costituzione. Secondo Villani, quindi, non sussistono le condizioni per l’abolitio criminis e tale decisione determina “un’ingiustificata stasi del procedimento”, visto che il giudice avrebbe “esercitato un potere non previsto dall’ordinamento”.

Il pm, infatti, nel presentare ricorso alla Cassazione, Villani ha fatto notare che al momento gli si prospettano tre soluzioni:

  • violare l’articolo 15 del Codice penale qualificando il fatto come indebita percezione di erogazioni pubbliche. Secondo il suddetto articolo, infatti, laddove più leggi penali o più disposizioni della medesima legge penale regolino la stessa materia, la legge o la disciplina speciale deroga alla legge o alla disposizione di legge generale;
  • aspettare il 1° gennaio 2024, quando effettivamente la norma che regola il reato di appropriazione indebita del Reddito di cittadinanza verrà abrogata. Tuttavia, in tal caso a essere violato sarebbe il principio costituzionale della ragionevole durata del processo;
  • violare l’ordinanza del Gup e riproporre la richiesta di rinvio a giudizio così come fatto in precedenza, contestando così “l’unico delitto contestabile alla data odierna”.

Caos nei tribunali, quali colpe ha il governo Meloni?

Giudice da una parte, quindi, e accusa dall’altra. Si è verificato quanto si temeva, con la questione che richiederà anche l’intervento della Suprema Corte per definire chi ha ragione.

Fatto sta che le colpe del governo in questo caso sono innegabili, tant’è che secondo indiscrezioni si sta facendo il possibile per ripristinare al più presto il reato di appropriazione indebita del Reddito di cittadinanza così da evitare che situazioni di questo tipo possano verificarsi. Anche perché se fino a oggi potrebbero esserci dubbi sulla contestazione del reato in oggetto, dal 1° gennaio 2024 - quando effettivamente tale fattispecie verrà cancellata - non sarà più così.

Una tale impasse poteva essere evitata semplicemente con una maggior accortezza in sede di abrogazione del Reddito di cittadinanza, evitando così l’effetto boomerang di quella che nei proclami doveva essere una stretta e che invece potrebbe essersi trasformata in un lascia passare per i furbetti.

Adesso bisognerà trovare una soluzione che potrebbe arrivare già con il decreto che introdurrà il sostituto del Reddito di cittadinanza, quella Misura d’inclusione attiva che - seppur in misura ridotta - verrà erogata anche agli occupabili.

Iscriviti a Money.it