Reddito universale indispensabile, con l’AI è “cambiato tutto”

Giorgia Bonamoneta

19 Maggio 2024 - 23:51

L’intelligenza artificiale potrebbe togliere il lavoro a molte persone, per questo la proposta del reddito universale torna ciclicamente a essere discussa.

Reddito universale indispensabile, con l’AI è “cambiato tutto”

L’intelligenza artificiale spaventa in molti modi, ma lo spettro più maligno che aleggia sulla nuova tecnologia è la questione “posti di lavoro”. Da quando sono state incrementate forme di intelligenze artificiali sempre più performanti, dall’altra parte della barricata degli entusiasti c’è stato chi sollevati gli scudi dei posti di lavoro che andranno persi.

Nel corso degli anni si sono susseguite le opinioni e le analisi di esperti, gruppi di lavoro, ma soprattutto è stata la realtà dei fatti a dimostrare come per il momento, e forse ancora per il prossimo futuro, le intelligenze artificiali non saranno in grado di sostituire l’essere umano in alcune pratiche. Un discorso simile è stato fatto in passato quando da artigianato si è passati alla produzione di massa e all’utilizzo dei macchinari al posto dei lavoratori.

C’è stato poi un momento di “svolta” e in futuro sarà così anche per le intelligenze artificiali (sempre meglio parlare al plurale visto i molteplici attori in campo che le stanno sviluppando). Ma allora come guardare al futuro del lavoro? Si finisce nella speculazione vera e propria, perché non si conoscono, ma si possono solo immaginare, quali saranno i futuri sviluppi e le relative normative in merito all’utilizzo dell’intelligenze artificiali in determinati settori. Un’opinione tra le tante è quella di Geoffrey Hinton, uno scienziato informatico definito uno dei “padrini dell’intelligenza artificiale”.

Per Hinton i governi devono iniziare a ragionare sul possibilità di un reddito di base universale che vada a sostituire il reddito mensile di tutti quei dipendenti che stanno perdendo e perderanno in futuro il proprio posto di lavoro per colpa di un’intelligenza artificiale.

Geoffrey Hinton sul futuro del lavoro e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale

Geoffrey Hinton è uno scienziato informatico, conoscitore delle tecnologie di cui ha discusso in un’intervista alla BBC. In questa ha affermato che i governi dovranno stabilire un reddito di base universale per far fronte all’impatto delle intelligenze artificiali sulle disuguaglianze. Secondo il professore sarebbe necessaria una riforma del lavoro che tenga conto di importi fissi mensili per ogni cittadino che occupa quei lavori che in futuro saranno sostituiti da un’intelligenza artificiale.

Secondo l’informatico infatti le intelligenze artificiali aumenteranno la produttività e di fatto anche la ricchezza, ma non delle persone che perderanno il posto di lavoro e che vivranno in maniera più difficoltosa nella società per questo. Le IA porteranno ricchezza ai ricchi e per questo andrebbe regolamentata.

Il professore non è nuovo ad affermazioni di questo genere, tanto che lo scorso anno ha lasciato il proprio posto in Google per poter parlare liberamente dei pericoli derivanti dall’intelligenza artificiale non regolamentata.

Reddito universale: i no degli esperti, le paure di molti

Il reddito universale vede contrapporsi due diversi individui: coloro che si arricchiscono con l’utilizzo delle macchine e chi perde il lavoro per colpa di quelle macchine. Tanti in passato quanto oggi, sono spaventati dalle nuove tecnologie perché cambiano l’equilibrio del mondo del lavoro così come lo conosciamo. Nel lungo periodo questo sistema tende ad autoregolarsi, soprattutto se dall’alto c’è una visione consapevole e che porta le nuove generazioni a investire sulle competenze necessarie per non stare in competizione con l’intelligenza artificiale per i lavori meccanici e più semplici.

Il problema sta però nel breve periodo ed è qui che entra in gioco la possibilità di intervenire con un reddito universale a sostegno di chi ha perso in un momento specifico, e in assenza di opportunità quali corsi di aggiornamento o spostamento di mansione, il proprio lavoro. Dopotutto, come sostengono i critici del modello del reddito universale, i costi per uno Stato potrebbero essere piuttosto alti, ma questo è perché guardiamo al reddito universale come tutto sul peso dello Stato e venduto come un “problema” di chi continua invece a lavorare.

In Italia lo abbiamo già visto a cadere con il Reddito di cittadinanza. Una prospettiva ancora poco discussa per via delle forti critiche che questo incontra è sicuramente l’opportunità di pagare un reddito di sostentamento a chi ha perso il lavoro per colpa di intelligenze artificiali utilizzando gli extra profitti dei proprietari di impresa che utilizzeranno le IA al posto dei dipendenti umani.

Le preoccupazioni militari di Hinton: estinzione

Geoffrey Hinton nell’intervista si è spinto a ribadire la sua preoccupazione non soltanto per i posti di lavoro, ma anche per la possibile “minaccia di estinzione della specie umana”. Secondo una sua ipotesi infatti entro i prossimi 20 anni al massimo ci sarà da fronteggiare il problema dell’intelligenza artificiale che cerca di prendere il sopravvento. Secondo l’informatico questa potrebbe evolvere e sviluppare autonomamente un sotto biettivo per ottenere il controllo.

Il professore parla della propria esperienza e dice che erano già in corso prove di grandi modelli linguistici che scelgono volontariamente di essere ingannevoli. Per esempio quand’è che un’intelligenza artificiale deciderà autonomamente se uccidere (magari in guerra) una persona anziché un’altra? Da qui l’invito ad aggiustare le norme, come la Convenzione di Ginevra che stabilisce lo standard legale per il trattamento umanitario in guerra e che deve regolamentare l’uso militare dell’intelligenza artificiale.

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