Causa il calo del manifatturiero e il rallentamento registrato dai servizi, il Pil britannico nel secondo trimestre ha fatto registrare il primo segno meno degli ultimi sette anni.
Primo calo in sette anni per il Pil d’Oltremanica. Causa le incertezze legate alla Brexit e il rallentamento globale, tra aprile e giugno, come abbiamo riportato qui (Regno Unito: Pil sotto le stime nel secondo trimestre), la ricchezza prodotta Oltremanica ha fatto segnare una contrazione.
L’Office for national statistics (Ons) ha annunciato che nel secondo trimestre il Prodotto interno lordo ha registrato un -0,2% congiunturale. Nella precedente rilevazione era stato registrato un +0,5% e gli analisti avevano stimato una variazione nulla.
Nello stesso arco temporale la Zona Euro ha messo a segno un andamento speculare e pari allo 0,2%.
Regno Unito: Pil in calo, le reazioni
L’ultima volta che il Pil aveva fatto segnare un segno meno era stato nell’ultimo trimestre del 2012. Immediata la reazione della sterlina, il cable perde lo 0,24% a 1,2103 dollari, mentre il Ftse100 arretra dello 0,36% a 7.259,8 punti.
“L’output del manifatturiero è sceso dopo un solido inizio di anno, quando la produzione era stata anticipata in vista della data originaria per l’uscita di Londra dall’Unione Europea”.
Così Rob Kent Smith, funzionario dell’Ons, ha commentato il dato.
Regno Unito: Pil in calo, rallenta l’andamento dei servizi
Nel secondo trimestre la produzione industriale ha segnato un -1,4% a causa della contrazione del 2,3 per cento messa a segno dall’output del settore manifatturiero (Regno Unito: produzione industriale in rosso a giugno).
Se dal fronte del manifatturiero le indicazioni che arrivano segnalano una contrazione, la crescita dei servizi ha segnato un rallentamento sui livelli minori degli ultimi tre anni. Nell’ultimo “inflation report” elaborato dalla Bank of England, l’istituto guidato da Mark Carney aveva stimato nel Q2 una crescita zero (Riunione BoE: costo del denaro confermato, tagliate stime crescita).
Regno Unito: Pil in calo, tendenza destinata a proseguire
“L’incertezza legata alla Brexit e, in misura minore, un indebolimento della domanda globale, hanno ridotto l’appetito delle aziende alla crescita”, ha commentato James Smith, economista di ING.
Allo stesso tempo, la preparazione di piani di emergenza in vista di un no-deal “hanno diminuito le possibilità di aumentare le spese in conto capitale”. “Ci attendiamo –stima l’esperto- che questa tendenza continui per il resto dell’anno”.
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