Dopo settimane di riflessioni Mario Draghi ha scelto di riaprire prima del previsto. Troppo alto il rischio di tensioni sociali.
Alla fine il Governo ha scelto di riaprire prima del 30 aprile (data indicata dall’ultimo Decreto Covid): già dal 26 di aprile torneranno le zone gialle e nei prossimi giorni verrà sottoscritto il programma per le riaperture graduali.
C’è soddisfazione da parte di coloro che da settimane ormai chiedevano al Governo di riaprire, ma c’è anche una fetta di popolazione che invece sperava in una maggiore prudenza da parte del Governo in quanto i numeri della pandemia appaiono ancora elevati.
Quasi 16 mila nuovi contagi nella giornata di ieri, venerdì 16 aprile, 429 i decessi: numeri che spaventano. Basti pensare che lo stesso giorno dello scorso anno - quando eravamo in pieno lockdown - i decessi erano stati 525. Non siamo, quindi, molto lontani: ma secondo il Governo Draghi ci sono le condizioni per pensare alle prime riaperture.
Attenzione: non siamo qui per dare un giudizio. Esiste un pool di esperti che sicuramente saprà meglio di noi se è giusto riaprire oppure no. Semplicemente vogliamo provare a dare una spiegazione riguardo alla decisione, per alcuni versi inaspettata, presa dal premier.
Perché Mario Draghi ha scelto di riaprire
Fino a qualche giorno fa il Ministro della Salute, Roberto Speranza, confermava il ritorno delle zone gialle solamente a maggio. Per questo motivo, l’annuncio dato ieri in conferenza stampa riguardo al ritorno delle prime zone gialle in Italia dal 26 aprile ha sorpreso. D’altronde, con i numeri attuali sarebbero ben 11 le Regioni a passare in zona gialla e ciò significherebbe un ritorno ad una parziale normalità per molti italiani.
Appare logico, quindi, che sia stato Mario Draghi a scegliere di riaprire in quanto gli esperti e il Ministro della Salute professavano una maggiore prudenza. E poco importa se Mario Draghi - per sua stessa ammissione in conferenza stampa - ha una profonda stima per il Ministro Speranza tanto da “volerlo personalmente nel Governo”: questa volta è stato il pragmatismo dell’ex Presidente della BCE a prendere il sopravvento.
Mario Draghi ha parlato di “rischio calcolato”, ma c’è chi non è d’accordo. In serata, infatti, sono arrivate le parole del professor Massimo Galli, secondo il quale riaprendo adesso si esporrà il Paese a delle conseguenze negative.
Non sappiamo cosa succederà, ma fonti interne a Palazzo Chigi ci dicono che è successo. È Repubblica a svelarlo: sono stati dieci giorni di profonda riflessione per il premier, il quale da una parte ha tenuto sotto osservazione i dati sui contagi per capire se ci fosse margine per intervenire e dall’altra guardava alle proteste di piazza, con il malcontento popolare che presto rischiava di generare nuove tensioni.
Qualche giorno fa, infatti, sembra che il Presidente del Consiglio abbia ricevuto una relazione da Franco Gabrielli, al quale ricordiamo è stata affidata la delega ai servizi: un avvertimento chiaro per Draghi, in quanto nel documento c’era scritto che continuando a prolungare le chiusure e non prevedendo ristori adeguati per le varie attività c’era “il rischio di una tensione sociale crescente con la possibilità che questa potesse sfociare in gesti di rivolta”.
Il Presidente del Consiglio sembra sia stato colpito dalla disperazione di tutti coloro che hanno dovuto fare i conti con le conseguenze economiche della pandemia: ed è per questo che, dopo aver ascoltato i diversi pareri espressi durante l’ultimo Consiglio dei Ministri (dove Giorgetti, Lega, ha spinto per riaprire già da questo lunedì, mentre Speranza restava fermo sul 3 maggio), Mario Draghi ha scelto di prendere in mano la situazione provvedendo per una riapertura, con dei paletti, già dal 26 aprile.
Riaprire adesso è sicuro?
Non possiamo dire se aprire adesso è sicuro: certamente la linea rigorista avrebbe garantito un maggior controllo della curva, ma non si può restare sordi al grido di aiuto di tutti quei cittadini logorati da mesi di chiusure.
Mario Draghi ha assicurato che si tratta di “un rischio calcolato”, d’altronde l’ultimo monitoraggio ISS conferma un miglioramento generale della situazione. Dopo il calo dei contagi, accertato ormai da qualche settimana, da qualche giorno stiamo assistendo anche alla riduzione dei pazienti ricoverati in ospedale, terapie intensive comprese.
Dati che confermano la coerenza di quanto deciso dal Premier, il quale nelle scorse settimane aveva già spiegato che nel caso in cui ce ne sarebbe stata la possibilità sarebbero state autorizzate le prime riaperture. Dal 26 aprile, quindi, ci sarà la prima ripartenza, con la curva che verrà tenuta sotto costante osservazione: in conferenza stampa, infatti, Draghi ha assicurato che se ci saranno i segnali di un peggioramento dei contagi il Governo non esiterà a chiudere di nuovo, così come se la campagna vaccinazione non dovesse proseguire come si spera.
Riaprire adesso, quindi, non sarà sicuro come lo sarebbe stato continuare con le chiusure, ma in questo modo potrà esserci un rilancio dell’economia. Draghi scommette sul rimbalzo: a partire da giugno si cominceranno a sentire gli effetti delle riaperture e qualora dovesse esserci la crescita stimata dal Governo non serviranno neppure manovre correttive per i prossimi cinque anni per rientrare dal deficit.
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