I dipendenti di Palazzo Chigi hanno presentato un ricorso contro il premier Conte, accusato di “condotta antisindacale” per non aver concordato le condizioni dello smart working nei mesi scorsi.
Anche i dipendenti di Palazzo Chigi sono stati messi in smart working durante il lockdown; una decisione imposta dal Governo senza il coinvolgimento dei sindacati di rappresentanza.
Per questo motivo i dipendenti alla Presidenza del Consiglio hanno presentato un ricorso al premier Conte, accusato di aver violato il contratto di lavoro e sospeso gli straordinari. In altre parole i dipendenti rivendicano il diritto alla maturazione del massimo delle ore di straordinario.
Un ricorso “infondato” secondo Giuseppe Conte, il quale andrà in giudizio il 7 luglio rappresentato dall’Avvocatura dello Stato.
Dall’altro lato i sindacati dei dipendenti di Palazzo Chigi che accusano la Presidenza del Consiglio di aver calpestato il contratto collettivo della categoria evitando qualsiasi forma di negoziazione delle condizioni del lavoro agile.
Smart working a Palazzo Chigi: i motivi del ricorso
Durante l’emergenza coronavirus la maggior parte dei dipendenti di Piazza Colonna erano in smart working per 4 giorni a settimana, alcuni in totale esenzione dal lavoro pur percependo lo stipendio. Nei giorni in sede era vietato il lavoro straordinario per limitare la permanenza fisica e le occasioni di contagio.
Regole imposte dal Presidente del Consiglio senza sentire le parti interessate o coinvolgere i rappresentanti della categoria. Per questo a fondare il ricorso contro il premier c’è un presunto “comportamento antisindacale”.
I dipendenti di Palazzo Chigi contestano la violazione del contratto collettivo e nello specifico la sospensione degli straordinari ordinata da Ermanno De Francisco (al capo del dipartimento Affari Giuridici e legislativi): quindi nei giorni in sede la presenza era limitata a 7 ore e 36 minuti per il personale di ruolo e 7 ore e 12 minuti per il personale proveniente da altre amministrazioni.
La presenza oltre gli orari riportati non era consentita e quindi i dipendenti sono stati privati della possibilità di maturare il massimo delle ore di straordinario. Invece secondo i sindacati che hanno proposto il ricorso contro Conte, ai dipendenti di Palazzo Chigi non poteva essere limitato il diritto di stare fisicamente in ufficio oltre l’orario previsto dal contratto collettivo.
La reazione del premier Conte
Il giudizio si terrà martedì 7 luglio presso il Tribunale di Roma, Sezione lavoro, e a rappresentare il Presidente del Consiglio sarà l’Avvocatura dello Stato. Alla notizia del ricorso Conte non è sembrato preoccupato, anzi. Pare che lo abbiano definito “completamente infondato” e “temerario” , per questa ragione potrebbe anche non essere accolto.
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